Prendendo spunto dalla pubblicazione dei nuovi orari invernali di apertura e chiusura delle ville Comunali, resi noti qualche giorno fa dall’assessore all’arredo urbano Elvira Amata, il consigliere Paolo Saglimbeni ha scritto una breve nota per commentare lo stato di degrado che persiste nella Villa Mazzini.

Il consigliere del Pd ha infatti segnalato la “vergognosa situazione dei servizi igienici- di una delle poche aree comunali custodite, ormai chiusi da anni, frequentata da bambini, donne e anziani che provano in prima persona – ha precisato il consigliere – gli immaginabili disagi legati alla totale mancanza di servizi pubblici.

E sempre a proposito della Villa Mazzini, che Saglimbeni nella nota ha definito come uno dei pochissimi polmoni verdi della città, qualche giorno fa abbiamo pubblicato una serie di foto, inviateci da Fiamma Tricolore, che documentano lo stato di totale abbandono in un cui verte l’area comunale, dove campeggiano monumenti storici imbrattati e busti mancanti, mentre nel laghetto dei pesci regnano melma e pezzi di polistirolo. Ai bordi delle panchine invece, immondizia dentro sacchi neri, che attende invano di essere eliminata.

E sempre questa mattina, un’altra nota, quella presentata dal consigliere Giuseppe Magazzù, sollecita gli organi comunali competenti affinché si attivino al più presto per il ripristino del manto erboso nelle aiuole spartitraffico della linea tranviaria con l’attivazione del relativo impianto di irrigazione, esistente ma ancora mai entrato in funzione.

Il consigliere del gruppo “Rialzati Messina- ha altresì fatto presente la necessità, ormai improrogabile, di installazione di panchine pubbliche, così come già presenti sul lato Nord V.le San Marino, in zona Villa Dante anche sul versante opposto.

-Tutto ciò – ha sottolineato Magazzù – per garantire un maggiore decoro della zona sud della città troppo spessa messa in secondo piano e abbandonata a se stessa e, aggiungiamo, per garantire ai cittadini migliori condizioni di vivibilità, soprattutto per quanti, anziani in primis, sono ormai ‘rassegnati’ non solo a lunghe attese per usufruire dei servizi di pubblico trasporto, ma sono costretti a farlo persino all’inpiedi-.