Dopo la ferma volontà di cambiare l'attuale legge, ora il Governo dialoga con chi vuole che il cittadino scelga il proprio rappresentante a Strasburgo. Intanto il PdCI di Messina invita Rifondazione ad unirsi in una lista unitaria
Si avvicinano le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e si infiamma il dibattito a Montecitorio sul sistema di voto. Dopo il ricorso alle liste bloccate in occasione delle ultime politiche, quando di fretta e furia si è andati alle urne per eleggere un nuovo esecutivo a seguito della caduta del governo Prodi, oggi si cerca di trovare una posizione condivisa tra i due blocchi che si sono venuti a creare. Da una parte infatti c’è la maggioranza, con il Pdl deciso a modificare la legge attualmente in vigore e dall’altra Udc, Pd, Idv ed Mpa (maggioranza) che insistono per l’adottamento del voto di preferenza.
In mezzo c’è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nei giorni scorsi fiutando il clima aveva dichiarato rivolgendosi a Berlusconi e ai suoi ministri che il sistema deve essere condiviso dal Parlamento, figlio di un ampio consenso tra le forze politiche affinché non venga compresso il pluralismo e si lasci ai cittadini la scelta dei loro rappresentanti. Una chiara presa di posizione che fa capire Napolitano da che parte sta. Un appello che ha portato la linea della maggioranza ad essere molto più elastica e disponibile al confronto.
In questo senso è forte l’impegno dell’Udc, che anche sul nostro territorio sta spingendo per le preferenze ed una soglia di sbarramento più bassa del 5%, come invece vorrebbe il Popolo della Libertà. Come in altri consigli provinciali e comunali, anche a palazzo dei Leoni, i rappresentanti centristi, hanno proposto una mozione, approvata dall’aula, in cui s’impegna il presidente o il sindaco locale, in questo caso Nanni Ricevuto, a farsi promotore con un intervento formale ai più alti livelli politico-istituzionali del Paese chiedendo la possibilità per i cittadini di scegliere i parlamentari, anche riducendo ad una sola le preferenze.
Si è espresso con toni soddisfatti il leader dell’Unione di Centro Pierferdinando Casini, dopo il passo indietro di Berlusconi e l’annunciata disponibilità al dialogo: “Il presidente del Consiglio ha ascoltato non solo l’opposizione, ma anche le centinaia di esponenti del suo partito che nei consigli comunali, provinciali e regionali hanno votato i nostri documenti-, ha spiegato.
Ma c’è anche chi, dopo il fallimento delle ultime votazioni, lavora per serrare le fila e rialzare la testa: la sinistra radicale. Il Partito dei Comunisti Italiani chiede a Rifondazione Comunista di confrontarsi sin d’ora per la formazione di una sola lista comunista, con il simbolo della falce e martello su bandiera rossa. “Non c’è alcun motivo per presentare due o più liste – scrivono i rappresentanti della federazione di Messina del PdCI – perché in seno al Parlamento europeo i due partiti fanno già parte dello stesso gruppo parlamentare e a livello nazionale sono entrambi all’opposizione rispetto al governo Berlusconi. Chi non vuole una sola lista comunista si assume la grave responsabilità di impedire una presenza dei comunisti in seno al Parlamento europeo. Forse in Rifondazione Comunista ci sono gruppi consistenti che pensano che il loro partito possa superare da solo la soglia di sbarramento, sperando magari che venga abbassata al 3%, grazie alla mediazione interessata del Partito Democratico. Si tratta di un’illusione, perché il risultato concreto più probabile è che i partiti comunisti, se si presenteranno separatamente, rimarranno tutti fuori dal Parlamento di Strasburgo-.
Il PdCI ripropone la prospettiva unitaria e lancia un appello, -affinché le logiche settarie vengano superate e non si guardi agli interessi di questo o quel dirigente di partito, che vuole tutta per sé la poltrona parlamentare, ma agli interessi dei lavoratori, che hanno bisogno dell’unità del movimento comunista per pesare-.