Diversi scenari possibili e uno slittamento certo dei tempi in avanti
Prevedere il futuro del progetto del Ponte sullo Stretto è difficile ma, analizzando i precedenti storici e i vincoli attuali, è possibile ipotizzare alcuni scenari principali. La partita non si gioca più solo sulla tecnica, ma sulla resistenza del governo contro i “tempi” della burocrazia e dei tribunali.
La registrazione con riserva
Se la Corte dei Conti si rifiuta di registrare un atto (come la delibera Cipess) perché lo ritiene illegittimo o senza copertura, il Consiglio dei ministri può deliberare di ordinare la registrazione. In questo caso, la Corte è obbligata a registrare l’atto “con riserva” entro 15 giorni. L’atto diventa efficace a tutti gli effetti e i soldi possono essere spesi, ma la Corte ne dà notizia al Parlamento. È una prova di forza politica: il Governo si assume la responsabilità dell’atto “scavalcando” il parere dei magistrati.
Ma perché è una strada che il Governo vuole evitare? Perché firmando la delibera di “forzatura”, i componenti del Governo si assumono la piena responsabilità politica e amministrativa dell’operazione.
Ma soprattutto, in caso di futuro danno erariale (se ad esempio l’opera fallisce e si scopre che i soldi sono stati spesi male), i firmatari potrebbero essere chiamati a rispondere personalmente davanti alla Corte dei Conti, non potendo più invocare la buona fede o l’ignoranza dei rischi, dato che erano stati formalmente avvisati dai giudici.
La trattativa “politica” con Bruxelles
Il Governo potrebbe allora negoziare con la Commissione Europea un via libera politico. Cioè cercare di dimostrare che il Ponte è un’opera fondamentale e che rifare la gara oggi danneggerebbe i corridoi europei di trasporto (Ten-T), sperando che l’UE faccia prevalere la sostanza dell’opera sulla forma.
Un via libera politico (o anche solo una rassicurazione informale) da parte della Commissione Europea renderebbe la registrazione con riserva molto meno “pericolosa” per il Governo italiano.
Se il Governo dovesse avere in mano un’assicurazione da parte di Bruxelles di non aprire procedure d’infrazione, il rischio di danno erariale crollerebbe. A quel punto, il Governo potrebbe dire alla Corte che il rischio europeo non esiste più e quindi la scelta di proseguire è sicura.
La gerarchia delle norme
Poiché la contestazione sulla gara è basata su direttive europee, se l’Europa (che è la “proprietaria” di quelle regole) accetta una deroga o un’interpretazione favorevole all’Italia, la Corte dei Conti perde il suo argomento principale. Non avrebbe più senso bloccare un atto per violazione delle norme UE se la stessa UE dice che va bene così.
Cioè se il Governo avesse l’appoggio di Bruxelles, la registrazione con riserva diventerebbe un atto di sovranità decisionale per accelerare un’opera che l’Europa stessa ha inserito nei suoi corridoi strategici (i cosiddetti corridoi Ten-T). L’inserimento del Ponte nel regolamento Ten-T (Trans-European Transport Network), infatti, è l’arma diplomatica più forte che il Governo ha in mano. Non è solo un riconoscimento di prestigio, ma un atto legislativo europeo che potrebbe cambiare il peso dei rilievi della Corte dei Conti.
Con l’inserimento nel corridoio Scandinavo-Mediterraneo, il Ponte potrebbe essere un obiettivo dell’intera Unione Europea. Così se la Corte dei Conti blocca l’opera per un vizio di forma sulla gara, il Governo potrebbe rispondere che lo stallo burocratico interno sta impedendo all’Italia di rispettare un regolamento comunitario. In un bilanciamento di interessi, l’obbligo di completare la rete europea “pesa” di più del dubbio sulla procedura di appalto.
L’inserimento nel Ten-T permette all’Italia di chiedere finanziamenti europei diretti. Se l’Europa comincia a erogare i primi fondi per la progettazione o per le opere accessorie, l’atto della Corte dei Conti diventerebbe paradossale: bloccare un’opera definita “illegittima” che però viene parzialmente pagata dalla stessa Unione Europea che ha dettato le regole sulla concorrenza. Il rilievo sulla gara potrebbe essere derubricato a “problema tecnico secondario” di fronte alla necessità superiore di unire un tratto di Europa.
Lo spacchettamento delle “Opere Anticipate”
Per evitare di attendere il via libera dell’intero Ponte, il Governo potrebbe isolare le cosiddette opere propedeutiche o complementari. Si tratta di varianti ferroviarie, bonifiche, spostamenti di sottoservizi (cavi, tubature) o strade di accesso, che possono essere approvate come singoli lotti funzionali. Essendo opere più “tradizionali”, è molto più difficile per la Corte contestarle rispetto al complesso meccanismo finanziario del Ponte intero.
La “Mutazione Finanziaria”
Altra ipotesi: il Governo potrebbe tentare un colpo di coda per riportare i privati. Cioè lo Stato potrebbe creare un sistema di garanzie pubbliche così forte, i cosiddetti “minimi garantiti” sui pedaggi, da convincere i privati a mettere il 30% di capitale necessario. Un piano che diventerebbe inattaccabile perché tornerebbe a essere un project financing.
Le prossime elezioni politiche
La legislatura attuale, iniziata a ottobre 2022, scadrà naturalmente dopo cinque anni. Le prossime elezioni politiche si terranno quindi nel 2027, presumibilmente tra maggio e ottobre.
L’intero 2026 potrebbe passare tra rilievi della Corte e tentativi di mediazione, arrivando al voto con i cantieri ancora fermi. Il Ponte, a quel punto, potrebbe essere per l’ennesima volta un tema centrale della campagna elettorale.
In caso di cambio di governo, l’ipotesi più probabile sarebbe il fermo dell’opera e i fondi sarebbero destinati ad altre opere in tutta Italia. Se il centrodestra dovesse vincere nuovamente, invece, potrebbe essere interpretato come una legittimazione popolare definitiva per il Ponte. Solo a quel punto il Governo avrebbe molta meno paura di usare la registrazione con riserva.

Ancora due anni persi……almeno.
Dirigenti e funzionari possono stare tranquilli…….stipendi garantiti.
Totò diceva…….e io pago.
Questa testata giornalistica ogni 4 articoli 2 interessano il ponte sullo stretto si è capito che l’opera non interessa ma non riuscite a trovare altri argomenti.
Alle recenti elezioni regionali calabresi i candidati più votati nei comuni interessati dai lavori del Ponte erano TUTTI FAVOREVOLI alla sua realizzazione.
E’ già questa una parziale, ma EVIDENTE LEGITTIMAZIONE POPOLARE (e quindi anche un implicito referendum locale, con buona pace dei pochi, ostinati e rumorosi contrari).
Se la UE decidesse, se la UE pensasse…come se della vicenda non fosse investita la Corte di Giustizia Europea. Pontisti: attaccatevi al tram!
Ci sono illegittimità molto evidenti, e la gara va rifatta, oltre allo scetticismo tecnico dei migliori progettisti italiani , a partire da De Miranda. La pretesa di fare passare i treni rende il ponte irrealizzabile, la campata più lunga esistente per ponti misti gomma/treno misura poco più di un chilometro, non tre e mezzo. Non commento sulle pretese di cosiddetta legittimazione popolare, non mi sembra che votare per Salvini serva per tenere in piedi un ponte. Ci sono cose della politica e cose della tecnica. Se Salvini vuole lanciare un sasso sulla luna usando la fionda con l’elastico, non è che se prende tanti voti il sasso arriva sulla luna
Se non si supera le motivazioni della c. dei c va tutto in malora con buona pace dei leghisti, e in caso di penalità dovrebbero pagare chi ha sottoscritto il contratto insieme a ministri, stretto di Messina e gli altri interessati.
Il signor o dottor Tommasini scrive di “parziale ma evidente legittimazione popolare”. Premesso che ho qualche dubbio su tale EVIDENZA, ma perché non ci si conta nei territori interessati. Ascoltando favorevoli e contrari nessuno dovrebbe avere paura di un referendum. Ne abbiamo fatti tanti per argomenti meno divisivi, uno più uno meno….
Caro Silvio anche se non conosco la tua età secondo me non ti rendi conto che questo dove abiti si chiama Italia! Una nazione in declino su tutto, industria azzerata, sanità pressoché inesistente, tessuto sociale da riformare, strade ed impianti vecchi di 80 anni, lavoro diventato una chimera e tu ancora credi che sei nel paese dei balocchi?