Rischio tsunami, a Stromboli il workshop sul monitoraggio del Mediterraneo

Rischio tsunami, a Stromboli il workshop sul monitoraggio del Mediterraneo

Giuseppe Spano

Rischio tsunami, a Stromboli il workshop sul monitoraggio del Mediterraneo

venerdì 01 Giugno 2012 - 14:30

Nell’isola eoliana tre giorni dedicati allo sviluppo di attività di prevenzione e formazione, domani l’appuntamento conclusivo

E’ in corso di svolgimento a Stromboli il workshop “Tsunami emergency preparedness in Mediterranean coastal zones“, organizzato dal programma Euro-Mediterraneo Pprd South, in collaborazione con l’Ioc–Intergovernmental Oceanographic Commission dell’Unesco.
Al meeting, che si concluderà domani, sono presenti anche i rappresentanti dell’Ioc dell’Unesco, della Commissione Europea e di alcuni Istituti di ricerca della Regione Euro-Mediterranea, tre Centri di competenza del Dipartimento della Protezione Civile (Ingv, Ispra e Università di Bologna), cinque delle Regioni italiane più esposte al rischio tsunami (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) ed il sindaco di Lipari.
L’analisi del rischio maremoto si pone in correlazione con la costituzione di un sistema di allertamento (Tsunami Warning System) che interessi il bacino del Mediterraneo, il nord-est Atlantico ed i mari collegati coinvolgendo i rappresentanti degli Stati soggetti al rischio tsunami.
Il programma dei lavori è incentrato sull’analisi approfondita del rischio maremoto oltre ad una particolare attenzione alla sensibilizzazione ed informazione sul problema anche in prospettiva della prima esercitazione specifica, denominata Neamwave12, che sarà realizzata verso la fine di quest’anno.
Nel corso delle sessioni del workshop sarà realizzata una visita al “Laboratorio di Protezione Civile” presso il Coa di Stromboli, in cui saranno illustrati i rapporti tra il Dipartimento della Protezione Civile con la comunità scientifica, le autorità locali e la popolazione, oltre ad un breve corso di formazione riservato alle attività connesse al rischio tsunami intraprese nell’ambito del progetto Neamtic.
Neamtic è un programma biennale, finanziato dalla Direzione generale per gli Aiuti umanitari e la Protezione civile (ECHO) dell’Unione Europea, che punta a costituire un centro di informazioni sul rischio tsunami e sul sistema di allertamento nel bacino del Mediterraneo e che vede in prima linea Francia, Italia, Grecia e Portogallo a cui si aggiungono, come sostenitori, anche la Turchia e l’Islamic Educational, Scientific and Cultural Organization-Isesco.
La rilevazione di tutti gli elementi utili come, ad esempio, i dati relativi al livello del mare per individuare l’esistenza e la propagazione delle onde di maremoto e lo scambio d’informazioni con altri centri di ricerca nazionali e internazionali rappresenta il principale strumento per evitare un pesante bilancio di perdite di vite umane.
Tutto questo è possibile realizzarlo tramite un’attività di reti di monitoraggio integrate su scala internazionale con la creazione di nuove infrastrutture e l’adozione di nuove procedure per l’allertamento e la comunicazione.
In questo senso si è mosso il Dipartimento della Protezione civile, grazie all’accordo quadriennale con l’istituto Jrc-Joint Research Centre della Commissione Europea, una collaborazione che punta a sviluppare un sistema di pre-allertamento in caso di tsunami nel Mediterraneo e la condivisione di tutti i dati e di tutte le conoscenze disponibili.
Nel corso del workshop sarà rilanciata l’importanza del dossier sul rischio maremoto, uno studio statistico del fenomeno tsunami nel Mediterraneo ed in Italia che illustra il sistema di monitoraggio e allertamento attivo sul territorio nazionale ed i suoi futuri sviluppi.
Storicamente sono stati 127 i fenomeni registrati nel Mediterraneo e di questi circa 90 si sono verificati nell’area centrale (Italia, Grecia orientale, Albania, Croazia e Algeria) frutto della collisione tra la placca euroasiatica e quella africana e tutti gli eventi hanno presentato una collocazione prossima alla costa con la conseguenza che il tempo di ritardo tra la generazione dello tsunami e l’arrivo dell’onda è stato molto breve.
La maggior parte dei maremoti ha avuto carattere locale causando gravi danni nel breve raggio mentre quelli più distruttivi si sono verificati in Italia e Grecia per lo più provocati da eventi sismici così come avvenuto a Messina nel 1908.
Ma la distruzione del capoluogo peloritano non è l’unico caso registrato in Italia, storicamente azioni distruttive si sono abbattute nella costa jonica calabrese, esattamente nel crotonese, ma anche la costa orientale siciliana è stata colpita più volte così come accaduto nel 1693 in occasione del terremoto nella Val di Noto.
D’altronde la sede del workshop non è casuale, nel dicembre 2002 le coste dell’isola di Stromboli furono colpite dal maremoto causato da una frana sottomarina ed i suoi effetti si propagarono fino alle coste siciliane e calabresi.
Da allora il Dipartimento della Protezione Civile ha sviluppato un nuovo sistema di monitoraggio del vulcano, attivo 24 ore su 24, grazie all’installazione di un interferometro radar ad apertura sintetica (SAR) in grado di controllare il vulcano.
Per prevenire i fenomeni che dieci anni fa interessarono, in particolare, il versante della Sciara del Fuoco è stata, invece, installata una meda elastica strumentata con un sistema di controllo ondametrico ed idroacustico posizionata a 200 metri dalla costa dell’isola di Stromboli. (Giuseppe Spano’)

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