Dalle firme al registro del testamento biologico. Qualcosa si muove anche a Messina

Dalle firme al registro del testamento biologico. Qualcosa si muove anche a Messina

Dalle firme al registro del testamento biologico. Qualcosa si muove anche a Messina

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lunedì 18 Luglio 2011 - 13:40

La città dello Stretto potrebbe avere il registro per il testamento biologico. Il Consiglio comunale ha avviato l’iter che potrebbe portare alla delibera d’istituzione del registro per le Dat, Dichiarazioni anticipate di trattamento

Messina potrebbe essere tra i Comuni dotati di registro per il Testamento biologico. La X Commissione di Palazzo Zanca ha infatti avviato oggi l’iter che potrebbe portare quanto prima alla delibera per l’istituzione del registro comunale delle volontà di fine vita, chiamate in sigla DAT (Dichiarazione anticipata di trattamento). Il presidente della Commissione, Marcello Greco, ha già acquisito la proposta di delibera presentata dal Comitato per la libertà di cura e di ricerca scientifica lo scorso febbraio, in occasione della visita di Beppe Englaro a Messina e della consegna delle firme raccolte per istituire il registro.

Questa mattina a Palazzo Zanca, in sede di Commissione, Saro Visicaro, del Comitato per la libertà di cura, ha ribadito i motivi che hanno spinto il movimento a chiedere un passo che, nei fatti, è più simbolico che effettivo, dal momento che non ha alcun carattere obbligatorio. Nei prossimi mesi la Commissione approfondirà la tematica attraverso nuove audizioni e proposte, prima di passare al dibattito in aula consiliare. Il registro dei Testamenti biologici non è legato al destino della legge in esame al Parlamento,è un modo per consentire a chi lo voglia di depositare ufficialmente le sue volontà per il fine vita, in modo che in un Paese dove ancora non esiste alcun mezzo per far sì che queste decisioni abbiano valore, ci sia almeno un luogo “simbolico” che le custodisca fin quando chi le ha scritte lo ritenga utile. In Italia, stando ai sondaggi, oltre il 74% delle persone è favorevole a poter decidere sui trattamenti di fine vita, se cioè, in caso di stato vegetativo e quindi nell’impossibilità di poter in prima persona dire la sua, rifiutare di essere attaccato ad una macchina.

Dopo il caso Englaro il Parlamento ha iniziato a esaminare una legge che nei giorni scorsi ha avuto il via libera della Camera e che in autunno passerà al Senato, ma è una legge già contestata. Il testo varato dalla Camera infatti non consente la libertà di scelta del singolo ma, anche qualora abbia compilato il Dat spetterà sempre e comunque al medico dire l’ultima parola. C’è da chiedersi, con questa legge, perché mai io debba scrivere una Dichiarazione anticipata di trattamento che varrà poi carta straccia quando non avrò alcun mezzo per difendermi essendo in stato vegetativo. Sia chiaro che non stiamo parlando di eutanasia, ma di trattamenti di fine vita e della possibilità che sia io, persona, ed in quanto tale titolare di diritti inviolabili, a decidere se restare attaccata contro il mio volere ad un sondino inserito nel mio intestino ed in balìa di una vita che è vita solo per la macchina. L’art.32 della Costituzione non solo vieta che una persona possa essere obbligata a trattamenti sanitari, ma aggiunge che, qualora possa essere previsto per legge, questa non debba violare il rispetto della dignità della persona stessa. A prescindere da cosa i deputati intendano per dignità umana c’è un rispetto inviolabile: quello verso la libertà altrui. Io rispetto la volontà di chi vuol restare per sempre attaccato ad un sondino quando sarà in stato vegetativo irreversibile.

Ma proprio perché rispetto la libertà degli altri non posso accettare che altri calpestino la mia e m’impongano il loro concetto di vita e di morte. Paradossalmente meglio non fare alcuna legge che fare un testo che impone a tutti il modo di morire secondo il punto di vista esclusivo e parziale di chi ha emanato la normativa, rubando agli altri la libertà che è una delle cose più belle e più grandi della vita stessa. Chi dice di amare la vita non può uccidere la libertà degli altri. Questa legge, così come è stata formulata, è una gabbia per tutti, anche per chi la pensa diversamente, mentre il Testamento biologico è una finestra solo per quanti vogliano aprirla, non è obbligatoria per nessuno. Questa norma svuota la volontà dell’individuo di accettare o meno trattamenti sanitari quando non sarà più in grado di esprimersi e lo obbliga al nutrimento forzato. Qualsiasi cosa una persona possa avere scritto nel suo testamento biologico alla fine sarà comunque e sempre il medico a decidere quali e quanti trattamenti imporre e per quanto tempo prolungare un’agonia infinita.

Stando al testo approvato dalla Camera le Dat non potranno in alcun caso includere nutrimento e idratazione e sarà sempre il medico a decidere, a prescindere da qualsiasi cosa abbia scritto il paziente. Non si capisce che senso abbia fare una legge che rende non solo inutili ma persino ridicole le volontà della persona, ignorandone la sua visione della vita e della morte. Non voglio vivere una vita che è morte e sapere, sin da ora, che nessuno ascolterà la mia voce né adesso nè quando sarò muta nella gabbia del mio corpo. Inevitabili, di fronte a questo testo, i ricorsi, le eccezioni di costituzionalità e la raccolta delle firme per il referendum abrogativo. Nel frattempo chi avrà i soldi sarà costretto, per rispettare le volontà del proprio caro, in un Paese di ipocriti, a varcare i confini. Io ho paura quando viene varata una legge da stato etico, che fa decidere a pochi cosa è giusto o sbagliato per me. Amo la vita talmente tanto da non lasciare che siano altri a decidere cosa sia la mia vita per me.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. Approvo in pieno quanto scritto da Rosaria Brancato.

    Personalmente vorrei vivere la mia vita fino in fondo.
    La vita è sempre degna di essere vissuta…
    LA VITA…appunto!
    Non ci può essere una legge che permetta a qualcuno di arrogarsi il diritto di scegliere per me le mie cure.

    E poi, diciamolo chiaramente, a nessuno del governo interessa veramente questa legge, l’hanno mandata avanti, invece di fare le leggi sull’economia, per ingraziarsi la gerarchia ecclesiastica che già da tempo critica continuamente l’operato del governo.

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