“Patri ‘i famigghia”chiuderà alla Laudamo la stagione di Prosa dell’Ente Teatro

“Patri ‘i famigghia”chiuderà alla Laudamo la stagione di Prosa dell’Ente Teatro

“Patri ‘i famigghia”chiuderà alla Laudamo la stagione di Prosa dell’Ente Teatro

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mercoledì 25 Maggio 2011 - 00:00

Lo spettacolo presentato questa mattina, conta sui testi di Dario Tomasello e la regia di Roberto Bonaventura. Interpreti Angelo Campolo, Annibale Pavone e Adele Tirante

Un’importante produzione dell’Ente Teatro tutta messinese chiuderà nella Sala Laudamo, dal 27 al 29 maggio, la stagione di prosa, sezione “La Casa degli Artisti”. “Patri ‘i famigghia” è uno spettacolo che “sfrutta” alcune delle migliori forze teatrali delle città, già ben note in campo nazionale. È un testo scritto da Dario Tomasello (autore di “Ultimo giorno”, coprodotto con lo Stabile Friuli Venezia Giulia), diretto da Roberto Bonaventura (già regista della produzione dell’Ente Teatro “I Microzoi” di Joppolo) e interpretato da Angelo Campolo, Annibale Pavone e Adele Tirante, tutti attori di collaudati successo ed esperienza. Tra l’altro, Campolo e la Tirante sono stati i protagonisti di “Picasso e la ragazza rapata” di Dacia Maraini e Pavone, sempre in questa stagione alla Laudamo, ha recitato in “Perthus”, insieme con Giampiero Cicciò.
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“Valorizzare gli artisti messinesi – ha detto, aprendo la conferenza stampa, la vicepresidente dell’Ente Teatro di Messina, Daniela Faranda – è una delle priorità individuate dal Consiglio di Amministrazione, di concerto con il Sovrintendente. In questa stagione sono stati diversi gli appuntamenti che hanno dimostrato questa nostra attenzione. ‘Patri ‘i famigghia’, posto a chiusura di stagione rappresenta il suggello di quel che abbiamo fatto e, insieme, la promessa di rinnovare l’impegno in questa direzione”.

Anche il sovrintendente Paolo Magaudda ha confermato l’indirizzo dell’Ente: “Portare avanti giovani così interessanti e che già hanno dimostrato il loro valore fuori dall’ambito cittadino è nello stesso tempo un dovere e un piacere. Questo spettacolo, in particolare, credo che sia di notevole interesse, anche perché è scritto e rappresentato in dialetto messinese”. “Patri ‘i famigghia” è un apologo sul senso di desolazione e di sradicamento, vissuto da una generazione che non riesce ad assumersi la responsabilità più delicata: quella della cura paterna dei propri cari, del proprio tempo.

“In un gioco ambiguo di ricognizione memoriale – ha spiegato l’autore Dario Tomasello – tre cugini, Angelica, Rino e Nando, ritrovatisi per necessità alla morte del padre di quest’ultimo, tessono la tela, amara e divertita, dei ricordi di un’infanzia dolcissima, crudele e smarrita. L’esito di quel ritrovarsi inatteso trascina echi di perduti rancori e tessere maliziose di un mosaico impossibile da ricomporre. L’età adulta si è compiuta senza costrutto, senza ipotesi di salvezza. Non resta che rifugiarsi nel passato, le cui ombre fanno meno paura dell’evidenza brutale della realtà odierna”.

“Il nostro lavoro – ha detto il regista Roberto Bonaventura – è partito dall’assenza del padre, del capo della famiglia, di colui che tiene tutto e tutti uniti. Ci siamo scontrati con una forte sensazione di smarrimento, con l’impossibilità di avere una direzione, con la percezione di essere adulti che non riescono a smettere di essere figli. Queste dinamiche hanno dato vita ad un gioco che rende i tre personaggi grottesche caricature di adulti malriusciti, in un girotondo talvolta patetico, talaltra lento e spietato, in cui inesorabile scorre il tempo. I figli sono allora costretti a guardare la loro vita fatta di scelte sbagliate, di atavici conflitti per un pezzo di terra, di esistenze che si trascinano senza coraggio”.

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