Quel(la) Croce di Capizzi. I lavori e i finanziamenti elettorali sospetti

Quel(la) Croce di Capizzi. I lavori e i finanziamenti elettorali sospetti

Alessandra Serio

Quel(la) Croce di Capizzi. I lavori e i finanziamenti elettorali sospetti

sabato 16 Marzo 2024 - 08:21

Inquirenti in pressing sugli altri indagati per strappare la conferma della versione di Capizzi. I retroscena

MESSINA – E’ una inchiesta come non se ne vedevano da tempo, a Palazzo di Giustizia di Messina, quella che vede al centro il super burocrate prestato alla politica Maurizio Croce. Sia per i risvolti sulla vita cittadina, dove di fatto è servito l’intervento a gamba tesa, ancora una volta, della magistratura e della Prefettura per liberare il consiglio comunale, a lungo ostaggio di logiche affatto politiche e indecorosamente “ripiegato” su se stesso. Anche se, giova ripeterlo, l’indagine è partita molto prima del caso politico.

Odor di tangentopoli

Ma soprattutto perché subito dopo il blitz inquirenti e investigatori sono entrati “in pressing” sugli indagati coinvolti. Sul piano processuale futuro infatti saranno probabilmente le dichiarazioni delle persone coinvolte, tutte di spessore nei loro campi e nella vita sociale cittadina in generale, a fare la differenza. Quindi via agli interrogatori da subito, a cominciare già ieri dagli indagati a piede libero, convocati dalla Guardia di Finanza per spiegare il loro ruolo nel finanziamento della campagna elettorale di Croce. Prima tocca agli imprenditori, poi ai funzionari in odore di infedele servizio della missione pubblica mentre nell’aria risuona un “mors tua vita mea”. Un pò come ai tempi di una Tangentopoli ormai lontanissima insomma, malgrado le recenti riforme della giustizia puntino a scongiurarne il più possibile un ritorno. Perché a volte il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, soprattutto a Messina.

La gola profonda

Intanto una gola profonda già c’è. Si tratta dell’imprenditore brontese e sindaco di Maltetto Giuseppe Capizzi. Capizzi nel 2022 si vede spuntare la Finanza nella sede delle imprese per una perquisizione e decide di raccontare la sua versione. A muovere le Fiamme Gialle è l’input della Prefettura che nel 2021 aveva effettuato un accesso, per sospette infiltrazioni mafiose, al cantiere delle polemiche, quello di Bisconte, dove c’è appunto a lavoro l’impresa di Capizzi. Già sotto processo in Calabria al delicato processo Rinascita-Scott sui legami tra politici e ‘ndrangheta, anche se accusato di solo traffico di influenze, Capizzi intravede lo spettro dell’accusa di mafia? Qualunque sia la spinta, l’imprenditore decide di parlare e raccontare i retroscena dell’appalto a Bisconte.

La versione di Capizzi

Capizzi racconta in particolare del rapporto con il vertice della struttura regionale per il dissesto che finanzia i lavori, Maurizio Croce. Che ad un certo punto, a inizio appalto, spiega Capizzi, sembra mettersi di traverso. E l’imprenditore catanese pensa di “capire l’antifona” e si mette a disposizione. Anzitutto acconsente alla richiesta del Commissario di ritirare le riserve sull’appalto. Poi comincia a elargire regalie di vario tipo. Come nel caso dell’iconico Rolex Daytona da oltre 20 mila euro acquistato e fatturato alla società di Capizzi, ma finito sul polso di Vazzana, il fraterno amico e collaboratore di Croce. Racconta Capizzi che Croce, sapendo che la moglie dell’imprenditore ha una gioielleria, chiede a Capizzi di trovare l’orologio per l’amico. Non gli chiede espressamente di accollarselo, ma quando Capizzi chiede al manager pubblico se deve farglielo pagare, la risposta di Croce è “Vazzana è mio fratello”. E Vazzana l’orologio non lo pagò.

Il finanziamento alla campagna elettorale

Sono due gli interrogatori chiave di Capizzi i cui verbali sono finiti a piè pari nelle oltre 200 pagine di provvedimento custodiale, costituendone la base delle ipotesi d’accusa. In uno di questi, l’imprenditore spiega compiutamente come ha costruito la “provvista” per finanziare la campagna elettorale di Croce.

La richiesta sarebbe arrivata in un primo momento da Rossella Venuti, collaboratrice di Croce nella struttura commissariale, che avrebbe indicato all’imprenditore un numero di Iban lasciatole da Croce per effettuare dei versamenti: “Te l’ha lasciato Maurizio”. “Ma quanto gli devo dare?”. “Mi ha dato solo questo, non so niente”. Per la Venuti la Procura di Messina ha chiesto la sospensione e la giudice Raffa si è riservata la decisione dopo averla interrogata. Il faccia a faccia è previsto per la prossima settimana.

Gli imprenditori “schermo”

“Tenuto conto delle cifre elevate e delle necessità di evitare di manifestarsi lui stesso titolare della provvista – scrive la giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza – atteso che il rapporto con il Commissariato concernente l’esecuzione dei lavori presso il cantiere Bisconte-Catarratti era ancora pienamente in corso, Capizzi si sarebbe pertanto attivato per incaricare dei pagamenti alcuni intermediari individuati nella Betoncal srl, fornitrice di calcestruzzo per il cantiere Catarratti-Bisconte e riconducibile a Rosario Arcovito, la A.Z.P. di Giovanni Pino e Davide Spitaleri, suo dipendente”.

L’ipotesi della magistratura, sulla scorta del racconto di Capizzi, è che tramite Saro Arcovito sono state consegnate 20, 25 mila euro brevi manu alla segreteria di Croce, che avrebbe dirottato il pagamento a Vazzana. “Non li devi dare a me ma li devi dare a Vezzana… il negozio ‘Il Salotto’ è lungo la strada a cento metri”. La circostanza sarebbe stata confermata anche da una chiamata telefonica con la quale Maurizio Croce avvisa Vazzana che “Saro sta passando al negozio”. “Come sarebbe emerso dalla documentazione agli atti, “la provvista è stata accreditata mediante bonifico dell’importo di 50mila euro disposto in data 2 maggio 2022 dalla Scs Costruzioni edili a favore della Betoncall”, si legge nel provvedimento.

Sotto la lente poi il bonifico da 5 mila euro dalla società A.z.P. di Giovanni Pino su un conto elettorale di Maurizio Croce e quello del giorno successivo dello stesso importo dalla Costruzioni edili srl di Capizzi alla società di Pino. Infine il bonifico effettuato da Davide Tommaso Spitaleri. Capizzi ha poi raccontato che Croce gli avrebbe chiesto ulteriori 10 mila euro che sarebbero stati consegnati a Vazzana in contanti.

Politica quanto (gli) costi

Dall’attività di indagine compiuta, è emerso che il finanziamento elettorale da parte di Capizzi sarebbe proseguito anche in epoca successiva alla campagna elettorale, avendo Croce “maturato medio tempore” debiti con i propri fornitori. Vazzana, secondo l’imprenditore, avrebbe lamentato che, dopo la sconfitta elettorale tutti avessero “abbandonato” Croce determinando l’insorgere di una asserita situazione debitoria di 30mila euro”. In effetti, è stato accertato che sul conto elettorale di Croce sono confluite ulteriori somme di denaro, per un totale di 30 mila euro. “Le accertate triangolazioni e i relativi passaggi tra i conti correnti degli intermediari e delle società facenti capo a Capizzi, riscontrano inoltre le dichiarazione dimostrando la volontà dei partecipi di occultare l’identità del titolare della provvista”.

Gli interrogatori chiave

Gli interrogatori dei tre imprenditori soltanto indagati sono cominciati già ieri, mentre nei prossimi giorni della prossima settimana, forse già martedì 19, sono attesi al confronto col giudice Croce, ai domiciliari a Palermo, Vazzana e lo stesso Capizzi, insieme ai due indagati per i quali è stata chiesta la sospensione.

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