Gettonopoli, i 3 minuti, l'Aula-Arena e la gogna mediatica

Gettonopoli, i 3 minuti, l’Aula-Arena e la gogna mediatica

Rosaria Brancato

Gettonopoli, i 3 minuti, l’Aula-Arena e la gogna mediatica

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giovedì 06 Luglio 2017 - 07:48

Il problema adesso è tutto di tipo politico. I consiglieri condannati in primo grado dovrebbero dimettersi per non essere più "bersaglio mobile", ma il nodo della questione è molto più ampio.

Da tempo considero l’attuale Consiglio comunale uno dei peggiori, se non il peggiore, da 15 anni ad oggi. Non solo per Gettonopoli, ma sotto il profilo politico e dei contenuti. Dal balletto indecoroso della sfiducia, ai teatrini della finta opposizione, dall’assenteismo cronico in Aula, al cambio di casacche di massa dal Pd a Forza Italia, i 40 consiglieri hanno dato ampia dimostrazione di non essere all’altezza del ruolo, anzi di aver abdicato al ruolo per il quale erano stati votati. Dirò di più: mai una volta in 4 anni si è levato alto un dibattito, un’idea di città alternativa a quella dell’amministrazione che dicono di avversare, mai una visione altra e alta, mai un confronto su strategie di sviluppo, mai proposte di ampio respiro. Persino l’occasione dell’isola pedonale si è tramutata in una guerra di bottega. Lo scorso anno l’ex capogruppo Pd Paolo David è stato arrestato nell’ambito dell’operazione Matassa che ha gettato non poche ombre sui metodi di raccolta del consenso nelle varie tornate elettorali. A mio giudizio quindi l’esperienza di questo Consiglio potrebbe e dovrebbe chiudersi qui.

E’ in questo contesto che s’inserisce la sentenza di primo grado di Gettonopoli e che vedrà l’Aula trasformarsi in un Colosseo, in un’arena, con lo spettacolo dei gladiatori e con il pubblico che batte le mani se scorre più sangue.

Mentre il giustizialismo dei social si nutre delle condanne di primo grado ci sono alcune riflessioni da fare.

L’inchiesta di Gettonopoli è soprattutto un processo mediatico ed in quanto tale la sentenza mediatica è stata emessa non il 3 luglio ma il giorno stesso dei provvedimenti. Il processo mediatico inoltre ha un solo grado, non conosce appello, né Cassazione né il principio di non colpevolezza.

Il pilastro dell’indagine reale, non di quella mediatica, è la soglia dei 3 minuti individuata dai magistrati giacchè nessuna normativa e nemmeno il regolamento di Palazzo Zanca indica il tempo massimo di permanenza in una Commissione. Sempre i magistrati e non la legge hanno individuato il criterio della compensazione, per cui anche se il consigliere x stava in Commissione meno di 3 minuti ma partecipava ad un numero di sedute ritenute congrue non veniva inserito nel calderone dei cattivi. Paradossalmente il principio della compensazione “salva” quei consiglieri che, pur restando alcune volte meno di 3 minuti, grazie alla “corsa al gettone” raggiungevano il numero massimo delle 39 sedute (VEDI QUI).

Il primo punto quindi è che TUTTI E 40 CONSIGLIERI sono stati meno di 3 minuti almeno una volta in Commissione (in base alle acquisizioni investigative). A dividere quindi i 17 condannati dagli altri 23 è una manciata di secondi (una permanenza di 4 minuti) o la partecipazione (anche se meno di 3 minuti) ad un maggior numero di presenze per capitalizzare più gettoni (criterio della compensazione). Oltre ai pochi minuti di differenza tra i buoni e i cattivi l’altra differenza scaturisce dalle decisioni di un altro magistrato, Salvatore Mastroeni, nel filone di Gettonopoli 2 che ha prosciolto dalle ipotesi di reato gli altri 21 consiglieri coinvolti. Il giudice Mastroeni ha severamente bacchettato un malcostume inaccettabile e scaturito dalla prassi ma non ha ravvisato il reato non essendoci la norma violata.

Il criterio– si legge nella sentenza di Mastroeni- nasce da una falla volontaria dei regolamenti (unica voce distonica la Fenech) che non prevedono un tempo minimo di partecipazione alle commissioni (…) . Diversificare chi sta tre minuti da chi firma e va via diventa esercizio di forma, privo di reali contenuti sostanziali (…) Il caos sistematico, la pochezza delle commissioni, l’approssimazione generale se non impossibilità delle verifiche, la stessa nullità sostanziale di talune presenze, evidenziano più la inutilità del numero legale e la partecipazione ad una prassi aberrante e comunque massificata, che la volontà di dolo e di un falso. Il reato come sistema, per la fiducia e gli effetti, sulla questione della città è grave, la paura di Giletti, della stampa, di una figura misera è fondata. Ma i casi in oggetto sono un residuo, non si può censurare la goccia perché il mare è inquinato, qualche gettone rispetto a stipendi mensili fissi conquistati con le firme al massimo possibile

Gettonopoli si basa sulla violazione etica non sulla violazione di una norma. Violazione etica commessa da tutti i consiglieri. I magistrati, in conferenza stampa lo hanno chiarito: “abbiamo scelto la soglia dei 3 minuti perché se avessimo aumentato allora tutto il consiglio comunale sarebbe finito sotto inchiesta”. Se tutti sono colpevoli non c’è alcun colpevole, allora si è preferito individuare un numero definito di colpevoli. Quando si spara nel mucchio però capitano morti e feriti.

Nel “mucchio” sono finite persone che in quel Palazzo hanno dato il massimo in Aula e nel loro ruolo, con attività quotidiana sia in Consiglio che nell’interesse della città. Cito per tutti, ma non è il solo, Piero Adamo, che si è visto anche aumentare la pena rispetto a quanto richiesto dal PM. Piero Adamo, avvocato, presidente della Commissione consiliare cultura, è una persona onesta e perbene, impegnato politicamente da 20 anni. In questi 4 anni non c’è stato giorno che non abbia dedicato 10 ore della sua giornata all’attività consiliare. Guida un gruppo di giovani appassionati di politica e puliti, radicati nel territorio. Politicamente è distantissimo da me, viene dalla destra, ma la sua camicia “bianca” ha adesso una macchia che al di là dei 3 gradi di giudizio resterà per sempre. Non è il solo. Ci sono professionisti perbene e che hanno onorato il ruolo. Alcuni di loro con la presenza costante in Aula e con il loro voto hanno garantito l’agibilità dell’Aula e l’approvazione delle delibere della giunta (vedi Adamo, Abbate, Gioveni, Zuccarello, Cucinotta, Carreri). Ci sono poi i casi kafkiani di Libero Gioveni (che manda 370 comunicati l’anno al punto che il question time è stato ribattezzato dai cronisti Gioveni Day) e Nora Scuderi poi per i quali il PM ha chiesto l’assoluzione ma sono stati condannati a 3 anni.

Non entro nel merito delle condanne, dai 5 anni ai 3, dai più definite pesanti (nei giorni scorsi chi ha investito ed ucciso Tania Valguarnera, accusato di omicidio stradale è stato condannato a 4 anni, giusto per fare un esempio). Non entro neanche nel merito del fatto che a Catania per la Gettonopoli che vedeva coinvolte 51 persone tra consiglieri e segretari di commissione il Pm ha chiesto il non luogo a procedere perché per la legge penale i fatti contestati non costituiscono reato.

Il problema che si pone adesso è il futuro. Ritengo che i consiglieri coinvolti debbano dimettersi per difendersi da uomini liberi, lontano dal Palazzo, per non essere più “bersagli mobili” e subire per un anno la gogna mediatica quotidiana. Il secondo motivo è che sarà un’arena non un’Aula.

Mi chiedo se adesso il voto dei cattivi, che pure tante volte in questi anni è stato atteso, sollecitato e risultato utile, lo sarà ancora. Paradossalmente proprio tra questi 17 condannati c’è chi è stato sempre presente in Consiglio garantendo approvazioni e agibilità. Quei voti così “sporchi” sono stati utilissimi in questi anni, anche durante il processo e torneranno ad esserlo. Proprio per questo a mio giudizio, eticamente quest’Aula non è più in grado di essere credibile. E se per evitare la gogna quest’Aula finisse per votare ogni atto dell’amministrazione non sarebbe ugualmente un’ abdicazione al ruolo, una sconfitta?

Ecco perché lo considero un processo soprattutto mediatico. Serviva una condanna collettiva ed etica.

Un problema etico e morale lo si risolve cambiando la classe dirigente e non può essere un tribunale a farlo, ma la politica, quella vera. Non sarà la sete di manette a risolvere il problema né a colmare il vuoto politico e morale.

Lo ha chiarito molto bene il giudice Mastroeni: «a parere di questo giudice, quelle sedute, pure se avessero il numero legale e pure quando lo hanno, e pure quando si sta tre minuti, sono tumquam non esset, di più, uno spaccato di vuoto politico e di idee e talvolta morale».

Rosaria Brancato

8 commenti

  1. arcangelofranco 6 Luglio 2017 08:11

    Attendiamo con fervida trepidazione un comunicato del consigliere Libero Gioveni che, tramite le sue numerose segnalazioni di disservizi su questo giornale, ha dato ampia ed esaustiva prova del suo illibato e preziosissimo senso civico.

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  2. arcangelofranco 6 Luglio 2017 08:11

    Attendiamo con fervida trepidazione un comunicato del consigliere Libero Gioveni che, tramite le sue numerose segnalazioni di disservizi su questo giornale, ha dato ampia ed esaustiva prova del suo illibato e preziosissimo senso civico.

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  3. D’accordo su tutto.
    E adesso? Tra un paio di giorni sarà tutto come prima….non c’è peggior male dell assuefazione. I cittadini sono assuefatti.
    Ne una manifestazione spontanea..ne una protesta..Niente di niente.
    Praticamente il nulla.
    E cosi i mesi passano…passano gli stipendi…passa tutto..e domani ricominciano..Come ieri..piu di ieri

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  4. D’accordo su tutto.
    E adesso? Tra un paio di giorni sarà tutto come prima….non c’è peggior male dell assuefazione. I cittadini sono assuefatti.
    Ne una manifestazione spontanea..ne una protesta..Niente di niente.
    Praticamente il nulla.
    E cosi i mesi passano…passano gli stipendi…passa tutto..e domani ricominciano..Come ieri..piu di ieri

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  5. Cara Sig. Brancato non sono d’accordo con il suo pezzo….come si dice dalle nostre parti il più pulito ha la rogna, abitiamo a Messina e non su Marte, può’ essere sbagliato il metodo, e’ il primo grado di giudizio (quando arriveremo alla fine del terzo molti di questi nomi non sapremo nemmeno che fine avranno fatto).
    Su una sola cosa le do’ ragione, invece di parlare di dimissioni del sindaco (che ha le sue colpe) dovevano essere i primi a dimettersi per aver bloccato i lavori d’aula con le loro assenze che hanno superato di gran lunga le loro presenze, per i loro cambi di casacca voltando le spalle a chi li ha votati.
    Un dato su tutti che dovrebbe farci riflettere, nell’ultimo anno da Messina sono andati via ben 1500 abitanti!!!

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  6. Cara Sig. Brancato non sono d’accordo con il suo pezzo….come si dice dalle nostre parti il più pulito ha la rogna, abitiamo a Messina e non su Marte, può’ essere sbagliato il metodo, e’ il primo grado di giudizio (quando arriveremo alla fine del terzo molti di questi nomi non sapremo nemmeno che fine avranno fatto).
    Su una sola cosa le do’ ragione, invece di parlare di dimissioni del sindaco (che ha le sue colpe) dovevano essere i primi a dimettersi per aver bloccato i lavori d’aula con le loro assenze che hanno superato di gran lunga le loro presenze, per i loro cambi di casacca voltando le spalle a chi li ha votati.
    Un dato su tutti che dovrebbe farci riflettere, nell’ultimo anno da Messina sono andati via ben 1500 abitanti!!!

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  7. Bravissima Rosaria Brancato.
    Onestamente l’ho sempre pensato, ma questo articolo è la prova della tua preparazione e della tua capacità di andare altre le cose, di non abboccare al “sentito dire” o al “sentimento di massa”, alimentando inevitabilmente, la odiosissima gogna mediatica.
    Per Carità, non voglio difendere a spada tratta i consiglieri (sia chiaro, chi sbaglia deve pagare)… Però certa gente esagera. Aspettiamo il terzo grado e poi ne riparliamo; in fondo qui si parla di un reato che non sussiste!

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  8. Bravissima Rosaria Brancato.
    Onestamente l’ho sempre pensato, ma questo articolo è la prova della tua preparazione e della tua capacità di andare altre le cose, di non abboccare al “sentito dire” o al “sentimento di massa”, alimentando inevitabilmente, la odiosissima gogna mediatica.
    Per Carità, non voglio difendere a spada tratta i consiglieri (sia chiaro, chi sbaglia deve pagare)… Però certa gente esagera. Aspettiamo il terzo grado e poi ne riparliamo; in fondo qui si parla di un reato che non sussiste!

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