Corsi d’oro, ecco le nuove accuse per Francantonio Genovese

Nessun arricchimento personale attraverso la formazione professionale, tanto è vero che la Procura contesta "soltanto" una cifra di 300 mila euro, una somma irrisoria rispetto al patrimonio personale complessivo. Così Francantonio Genovese, recentemente "fulminato" sulla via di Forza Italia, rispondeva a Danila La Torre qualche giorno fa.

La Procura di Messina non la pensa affatto così, visto che all'udienza di oggi hanno contestato quattro nuovi capi di imputazione al deputato. In particolare la Procura ha aggravato il castello accusatorio contestando una ipotesi di tentata concussione, due ipotesi di riciclaggio e una serie di false fatture per evadere il Fisco. Ecco i nuovi carichi processuali, o i "pacchi dono" di Natale che dir si voglia. Genovese é accusato anche di aver abusato della sua carica istituzionale di deputato per tentare di costringere Ludovico Albert, all'epoca direttore dell'assessorato regionale alla Formazione guidato da Mario Centorrino, a concedere alla Training Service, ente da lui controllato, un finanziamento più cospicuo rispetto a quello previsto. Il tentativo di convincimento andato a male, operato pensando di poter far leva su Salvatore La Macchia, allora capo di Gabinetto di Centorrino, è stato svelato dallo stesso Albert nel corso della sua deposizione come testimone, in una delle udienze scorse.

Difatti la Procura, guidata dall'aggiunto Sebastiano Ardita, ha mosso le nuove imputazioni a norma dell'articolo 517 del codice di procedura penale, ovvero in base alle circostanze emerse durante il dibattimento che portano a ipotizzare nuovi reati, connessi a quelli già in contestazione.

Ancora: a Genovese vengono contestati due episodi di riciclaggio connessi alle truffe compiute dai familiari che gestivano gli enti di formazione professionale. In particolare diversi passaggi di denaro, tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009 – tra il dicembre e il febbraio successivo – dall'Aram e la Lumen alla Centroservizi 2000, e da qui alla Caleservice e la Euredil, società interamente controllate da Genovese. Passaggi che secondo l'accusa avevano il duplice scopo di coprire la tracciabilità dei pagamenti, insabbiando la provenienza originaria del denaro, dall'altra di utilizzare nella contabilità della società le fatture così prodotte.

Un esempio: tra il 29 e il 31 dicembre 2008 Aram versó alla Centro Servizi 90 mila euro, la Lumen altri 60 mila, ascritte a due fatture (numero 6 e 7). Quasi contestualmente la Centro servizi bonificó alla Caleservice, a titolo di pagamento per operazioni inesistenti, 36 mila euro. Altrettanto contestualmente Caleservice pago Genovese come persona fisica per 50 mila euro, che a sua volta staccó alla Euredil – controllata interamente fa Genovese – un assegno per il pagamento della ristrutturazione degli immobili di via San Pancrazio a Taormina e via I Settembre a Messina. Passaggi di denaro dello stesso tenore e altrettanto sospetti per la Procura sono stati evidenziati con riguardo alla Geimm. False fatture ed evasione Iva anche per la Piramide e la Paride, due società edilizie di famiglia, che hanno convinto la Procura a chiedere di riformulare i capi di imputazione contestati a Paola Piraino, Orazio De Gregorio e Franco Rinaldi.

Si tratta in particolare di tre fatture, più un'altra ascritta alla contabilità della Caleservice, di importi tra 120 mila e 290 mila euro circa. I difensori hanno chiesto i termini a difesa e i giudici (presidente Grasso) hanno aggiornato l'udienza. Si torna in aula il prossimo 12 gennaio. Appena il tempo di mangiare il panettone.

Alessandra Serio