Reggio Calabria. Caminiti:"la regione dello Stretto non è un'utopia" INTERVISTA

Reggio Calabria. Caminiti:”la regione dello Stretto non è un’utopia” INTERVISTA

elisabetta marciano

Reggio Calabria. Caminiti:”la regione dello Stretto non è un’utopia” INTERVISTA

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venerdì 11 Dicembre 2020 - 14:00

"L'unica strada percorribile per le due città se vogliono crescere, diventare davvero il centro del Mediterraneo e farlo insieme perché insieme è il loro destino."

Si torna spesso sull’argomento “regione dello Stretto” come unica soluzione di sviluppo vero, importante e decisivo per Reggio Calabria e Messina, le due città metropolitane unite e non divise da una striscia di mare straordinaria che racconta la storia della civiltà, il mito e tutta una serie di elementi naturalistici, economici, ambientali e paesaggistici per cui molte volte si è parlato di una sua candidatura quale patrimonio mondiale dell’umanità.

Oggi abbiamo incontrato un personaggio reggino che per molti anni è stato al centro della politica, Pino Caminiti. Politica che abbandona volontariamente e con grande forza d’animo. Politica che per molti aspetti lo delude tanto da spingerlo ad isolarsi e scegliere di vivere lontano da tutto. E sceglie una casa sul mare con vista sullo Stretto. Si, perché è da sempre “lui” il suo cruccio, il suo progetto personale e politico, è lì che ha sempre visto il futuro della sua Reggio.

Pino, oggi ti occupi di altro hai scelto la via dell’arte, ma non hai del tutto abbandonato l’idea di una realtà unica per le città dello Stretto.

E’ un’intuizione che ebbi molto tempo fa. Più o meno nel 2000 iniziai a pensare seriamente a questa possibilità che è più fattibile di quello che si possa pensare. Complessa, a lungo termine, molto impegnativa ma reale. Non è un’utopia. Però è l’unica strada percorribile per le due città se vogliono crescere, diventare davvero il centro del Mediterraneo e farlo insieme perché insieme è il loro destino. Affinché sia possibile, e mi esprimo naturalmente solo per Reggio, la città dovrebbe uscire dal suo problema più antico quello identitario-esistenziale. Smettere di pensarsi tratto terminale della Calabria. Smettere di pensarsi la più arretrata e screditata del mezzogiorno, guardare davanti e non dietro. Recuperare, inoltre la consapevolezza dalla sua straordinaria collocazione geografica che condivide con la città di Messina.”

E poi? Come bisognerebbe procedere secondo te?

Intanto partire dal basso, dal mondo culturale. Partire dalle coscienze singole che poi diventano collettive. Creare una “forza di forze” di legami nelle due città capaci, poi di muovere le forze politiche, anche le più alte. Un lavoro preparatorio importante, un lavoro che si radichi anche nelle abitudini. Ad esempio un evento organizzato a Reggio si dovrebbe poi ripetere a Messina e viceversa. Considerarci già regione, già identità e di fatto lo siamo. Le città hanno una storia molto simile.”

Ci credi ancora?

Si, non smetterò mai di crederci. Sono nel direttivo di un’associazione culturale “L’imbuto di Nettuno” che già nel suo nome porta la storia dello stretto e la volontà di lavorare per il dialogo e la collaborazione attiva con la città di Messina.”

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