Reggio Calabria. Operazione "Faust", dalla droga alla politica, gli interessi dei "Diavoli di Rosarno"

Reggio Calabria. Operazione “Faust”, dalla droga alla politica, gli interessi dei “Diavoli di Rosarno”

Dario Rondinella

Reggio Calabria. Operazione “Faust”, dalla droga alla politica, gli interessi dei “Diavoli di Rosarno”

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martedì 19 Gennaio 2021 - 08:56

Determinante è stato il ruolo della cosca Pisano nell'ultima campagna elettorale al comune di Rosarno

Un vero e proprio terremoto ha provocato l’operazione “Faust”, messa a segno ieri dai carabinieri del Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, su disposizione della DDA che ha consentito di accertare la radicata operatività della cosca Pisano, conosciuti comi i diavoli di Rosarno, mediante una rete collaudata di cointeressenze criminose.Sono stati accertati i rapporti della cosca Pisano con altre storiche cosche della provincia di Reggio Calabria, anche operanti in altre parti del territorio nazionale.

Particolarmente significativi sono stati gli accertamenti sulla operatività dell’articolazione territoriale di ‘ndrangheta denominata società di Polistena (RC), capeggiata storicamente da esponenti della famiglia Longo e della locale di ‘ndrangheta di Anoia (RC), il cui vertice criminale è rappresentato da una famiglia di imprenditori edili.

E’ stata documentata l’esistenza di una fiorente attività di narcotraffico che, partendo dall’hub portuale di Gioia Tauro, ha intersecato gli interessi illeciti anche di appartenenti ad altre realtà criminali organizzate, operanti sui territori della Campania, grazie alle contiguità con appartenenti a storiche consorterie camorristiche, della Puglia, con particolari aderenze a consessi della Sacra Corona Unita, della Basilicata, dove è stata documentata la rete relazionale intessuta con esponenti di un’articolazione mafiosa locale denominata storicamente dei “basilischi” quale promanazione di matrice ‘ndranghetistica.

Nell’ambito delle dinamiche connesse all’assunzione del predominio della gestione del traffico illecito di sostanze stupefacenti, era maturato anche il proposito omicidiario posto in essere in danno di un affiliato ad una delle articolazioni di ‘ndrangheta operative sul territorio con particolare declinazione nello specifico settore illecito.

Delitto che non si è poi realizzato, solo perché la vittima non è caduta nella trama criminale, non presentandosi agli appuntamenti che le sarebbero stati fatali.

Il denaro ricavato dal traffico delle sostanze stupefacente veniva reimpiegato in attività usurarie, pratica che ha palesato la capacità dell’articolazione mafiosa investigata di pervadere l’economia legale quale naturale evoluzione criminale dei capitali illecitamente accumulati: attività che condizionano la libera economia, permettendo agli esponenti della consorteria mafiosa interessata di controllare diverse realtà imprenditoriali operanti sul territorio.

Tra le tante attività criminose della cosca Pisano, sono state raccolte fonti di prova che hanno permesso, inoltre, di documentare la commissione di truffe mediante artifizi e raggiri consistiti nel far figurare delle ritenute d’acconto su redditi non soggetti ad IRPEF, nelle dichiarazioni dei redditi presentate nell’interesse di persone asseritamente non soggette a tassazione, traendo in inganno gli enti previdenziali sul diritto del richiedente al rimborso delle ritenute, in realtà non effettuate, ottenendo così ingiustamente il rimborso di danaro.

E’ emerso inoltre anche il favoreggiamento, da parte di alcuni indagati, della latitanza di un associato, Pepè Domenico, finalizzata ad evitare l’esecuzione dell’ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare in carcere. Latitante che, è stato assicurato alla giustizia nel dicembre 2017.

Di rilevante gravità, infine, la documentazione del condizionamento degli organi di vertice dell’amministrazione locale, mediante il controllo e la guida delle campagne elettorali nell’ultima competizione comunale di Rosarno.

In particolare, le investigazioni hanno consentito di accertare l’appoggio elettorale fornito dalla cosca Pisano al candidato sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà(FI)  e al consigliere comunale, Domenico Scriva,  poi risultati eletti e tuttora in carica, finiti agli arresti domiciliari, in cambio della promessa di incarichi nell’organigramma comunale a uomini di fiducia della consorteria criminale, nonché l’assegnazione di lavori pubblici e di altri favoritismi, disattesi da parte del primo cittadino, una volta eletto, creando una situazione di tensione per le promesse non mantenute

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