Economia

Reggio Calabria, sciopero dei benzinai “a scartamento ridotto” FOTO

REGGIO CALABRIA – Dalle 19 di ieri, in Italia, per 48 ore è sciopero dei benzinai. Detta così, sembra l’azione potenzialmente risolutiva di una categoria compatta: in realtà, a Reggio Calabria, basta farsi un giro veloce tra i distributori di carburanti nel centro urbano per capire che molti impianti sono regolarmente aperti.

Ma il problema sta nel non riconoscersi nelle istanze propugnate da alcune organizzazioni sindacali (come la Figisc-Confcommercio, fra i “motori” dell’astensione dal lavoro) anziché in quelle riconosciute da altre sigle?

Antonino Laganà, benzinaio

«Io, per la verità – fa presente Antonino Laganà, alla colonnina di benzina giusto di fronte al Consiglio regionale – di questo sciopero non capisco proprio la motivazione. Il Governo ha rimesso le accise tra le componenti del prezzo della benzina, in sostanza tornando ad accusare noi benzinai d’alzare i prezzi quando questo non è assolutamente vero: ormai sono le compagnie ad agire “da remoto”, tutti noi di fatto diventiamo loro ‘impiegati’, senza poter più generare neppure quelle oscillazioni del prezzo consentita in anni passati. Dobbiamo limitarci a pagare le spese e a prelevare quei 3 centesimi per litro erogato di carburante che ci toccano… è inutile prenderci in giro: loro lo sanno benissimo, chi è a decidere. E allora, mi chiedo: se la colpa non è mia, perché mai dovrei fare sciopero?».

La locandina diffusa da Asnali, di fatto
un “invito” a non aderire allo sciopero

Anche perché altre organizzazioni sindacali hanno placidamente “accompagnato in sonno” il tenore belligerante dello sciopero, tanto che poche ore dopo l’inizio del primo giorno di serrata in buona parte avevano già archiviato l’idea d’incrociare le braccia anche per le 24 ore successive.

«Una rete che ha bisogno di essere modernizzata, rinnovata, messa in linea con la transizione ecologica e quindi delle nuove energie, e soprattutto ha la necessità di combattere la grande piaga dell’illegalità contrattuale e del caporalato petrolifero. Questi – ha dichiarato in queste ore il presidente nazionale di Faib-Confesercenti, Giuseppe Sperduto – sono i veri nodi su cui Faib Confesercenti si concentrerà nelle prossime settimane, in attesa anche dell’incontro che ci sarà al ministero il prossimo 8 febbraio».
Altre – come l’Asnali: vedi foto – hanno persino diffuso documenti che, in modo quasi paradossale, invitano a fare esattamente il contrario dell’astensione dal lavoro.

Resta il fatto che molti benzinai che abbiamo visto regolarmente al lavoro non hanno voglia d’affrontare il tema. E così pure parecchi conducenti di mezzi del trasporto pubblico locale, sia dell’Atam sia delle autolinee private.

Domenico Cicciù, autotrasportatore

In una delle numerose “pompe di benzina” che abbiamo girato, si ferma con noi di Tempostretto almeno un autotrasportatore di una rilevante azienda d’autotrasporto della periferia Sud della città. «Come ci siamo organizzati per fare fronte allo sciopero? Non è una vera e propria ‘pianificazione’, diciamo che sulle autostrade facciamo rifornimento tranquillamente – spiega Domenico Cicciù -. Il fatto è che ormai gasolio e benzina hanno prezzi “alle stelle”: non si può più camminare…».
L’antidoto? «Mah, intanto credo che le divisioni tra chi sciopera e chi no siano dannose. Personalmente, penso che ci saremmo dovuti fermare tutti quanti; e non per un giorno o due – ci dice l’autotrasportatore -, ma per un paio di mesi… bloccando trasporti, rifornimento di derrate alimentari, qualsiasi cosa… e allora, forse ci avrebbero ascoltati. Il problema vero sa qual è? Aumenta tutto, ma gli stipendi non aumentano mai!», ironizza – ma neanche tanto – con un largo sorriso.

Nel pomeriggio, la revoca. Niente secondo giorno di sciopero

Nel pomeriggio, un po’ sulla falsariga di quanto abbiamo scritto sopra, le varie organizzazioni rappresentative dei gestori degli impianti di carburanti hanno revocato la seconda giornata di sciopero.
Ma a differenza di chi già inizialmente era stato “tiepidissimo” (vedi sopra), Figica, Anisa e Figisc rinunciano alle successive 24 ore di serrata (che sarebbero scattate dalle 19 di oggi per terminare alle 19 di domani, giovedì 26 gennaio) con una motivazione, se possibile, ancor più dura e ferocemente critica verso l’esecutivo Meloni

«Vano ogni appello alla ragionevolezza»

«Appare ormai chiaro – si legge nella nota diffusa – che ogni tentativo di consigliare al Governo ragionevolezza e concretezza non può o non vuole essere raccolto. Per questa ragione anche insistere nel proseguire nell’azione di sciopero, utilizzata per ottenere ascolto dal Governo, non ha più alcuna ragione di essere. Tanto più che uno degli obiettivi fondamentali, vale a dire ristabilire la verità dopo le accuse false e scomposte verso una categoria di lavoratori, è stato abbondantemente raggiunto. I cittadini italiani hanno perfettamente capito.

È, quindi, a loro, ai cittadini che i benzinai si rivolgono, non certo al Governo, revocando il secondo giorno di sciopero già proclamato, eliminando ogni possibile ulteriore disagio, a questo punto del tutto inutile. I distributori quindi riapriranno già da questa sera. Il confronto – concludono le sigle che rappresentano i benzinai – a questo punto si sposta in Parlamento dove i benzinai hanno già avviato una serie d’incontri con tutti i gruppi parlamentari perché il testo del decreto Trasparenza raccolga in sede di conversione le necessarie modifiche».