Con la Metromare i trasporti nello Stretto rischiano la paralisi: pendolari disperati, adesso tra Messina e Reggio c'è un muro

Con la Metromare i trasporti nello Stretto rischiano la paralisi: pendolari disperati, adesso tra Messina e Reggio c’è un muro

Con la Metromare i trasporti nello Stretto rischiano la paralisi: pendolari disperati, adesso tra Messina e Reggio c’è un muro

venerdì 02 Luglio 2010 - 12:34

La prima settimana del nuovo servizio di mobilità nello Stretto è stata un vero e proprio disastro. Studenti in lacrime vogliono abbandonare l'Università. Migliaia di lavoratori rischiano di perdere il posto

-Si stava meglio quando si stava peggio-: non esiste aneddoto più preciso per raccontare, in sintesi, le drammatiche vicissitudini dei trasporti nello Stretto.

Lunedì 28 giugno è saplata la ‘Metropolitana del Mare’, il nuovo servizio istituito per bando ministeriale e atteso 4 lunghi anni. L’inaugurazione è avvenuta tra applausi, titoloni dei principali quotidiani locali, bottiglie di champagne e tanti tanti sorrisi. Ma i pendolari hanno ben poco da ridere, anzi piangono. Piangono disperati perchè su questa ‘Metromare’ s’erano caricati di aspettative adesso completamente deluse. Migliaia di studenti stanno seriamente pensando di abbandonare l’università. Tra Reggio e Messina non si può più studiare con serenità, non si può più lavorare con serenità, non si può più viaggiare con serenità. Scorrendo le pagine delle varie community virtuali, gli spazi internet in cui i cittadini danno sfogo ai loro problemi, alle loro esigenze e hanno modo di esprimere le loro opinioni, troviamo racconti e testimonianze dai tratti tragici e commoventi. Nelle pagine del forum ‘GenteReggina’ o su ‘BiancoScudati’ o ancora nei commenti del blog tematico ‘TrasportisulloStretto’ troviamo un quadro estremamente eloquente e chiaro della situazione.

Dopotutto su TempoStretto lo ribadiamo da anni (vedi articoli correlati in basso): la Metropolitana del Mare è un grande bluff, l’avvio del servizio non poteva che essere un clamoroso flop e addirittura, tra 2007, 2008 e 2009 scrivevamo che la soluzione migliore per i pendolari sarebbe stata che la ‘Metromare’ non fosse mai entrata in vigore, perchè per quanto poteva essere triste e problematica la situazione, adesso è molto ma molto più critica.

I prezzi, innanzitutto: sono praticamente raddoppiati. Per un’andata e ritorno nello stesso giorno tra Reggio e Messina servono 7€ (prima ne bastavano 4,50) e per un abbonamento servono 80€ (prima erano 40). Ma adesso non vale per il sabato e la domenica (prima sì!) e bisogna comunicare, al mattino nella corsa di ‘andata’, l’orario esatto del ‘ritorno’ altrimenti si paga un assurdo supplemento. Inoltre le corse di sabato e domenica sono pochissime, meno di prima!

Gli orari e le corse. Non rispettano assolutamente le esigenze del territorio. L’ultimo aliscafo parte da Messina alle 20:00 e da Reggio alle 19:30. Nelle ore tardo/pomeridiane, serali e notturne le due città continuano ad essere compleamente isolate, come se fossero lontane anni luce, tipo Malta-Pozzallo o Cagliari-Trapani o Messina-Salerno o Genova-Palermo o Bari-Durazzo. Ma qui ci sono solo 3 chilometri di mare. Un mare che unisce, che ha sempre unito civiltà e popolazioni. Popolazioni, quelle che affacciano sulle sponde dello Stretto, accomunate da usi, costumi, tradizioni. Accomunate da storia e cultura. Ma divise da un sistema di trasporti vergognosamente anticostituzionale, che non garantisce la continuità territoriale e costringe migliaia di pendolari a fare i salti mortali.

Molti di questi pendolari sono studenti. Studenti con cui ‘Metromare’ & company dovranno per forza di cose fare i conti a settembre, quando ricomincerà l’attività universitaria e nei moli dei porti di Reggio, Villa e Messina si ritroveranno centinaia e centinaia di giovani impossibilitati a raggiungere l’altra sponda.

Per raccontare tutto quello che è successo negli ultimi giorni, probabilmente, non basterebbe un libro. Fatto sta che, comunque, adesso non conviene puù neanche viaggiare con i traghetti della ‘Caronte & Tourist’.

Tutti i pendolari avevano pensato di utilizzare i mezzi della ‘Caronte’ visti gli esorbitanti prezzi della ‘Metromare’, che tra Villa e Messina ha deciso di far pagare ben 5€ per l’andata e il ritorno a fronte dei 2€ che richiedevano i traghetti.

Ma da ieri, giovedì 1° luglio, anche la ‘Caronte’ ha deciso di alzare i prezzi adeguandoli a quelli di ‘Metromare’. In un sistema di mercato di concorrenza normale, se c’è un’azienda che offre un servizio a un determinato prezzo (in questo caso la ‘Caronte’ a 2€), l’altra azienda che vuole offrire lo stesso servizio deve provare a praticare un prezzo simile, uguale o meglio ancora se inferiore. Invece la ‘Metromare’ l’ha fatto più alto del 150% e, di conseguenza, anche la ‘Caronte’ ha ovviamente alzato i prezzi: -ca nisciun è fess-. Il biglietto ordinario, che prima era di 1,50 €, adesso costa 2,50; più che raddoppiato il costo del biglietto valido per l’andata ed il ritorno, il cui prezzo è lievitato da 2,00 a 5,00 €. Gli abbonamenti mensili per i pendolari, invece, passano da 30,00 a 60,00 €.

Nei giorni scorsi, il personale della compagnia di navigazione è impegnato nella distribuzione di un ‘Comunicato alla clientela’ con il quale vengono esposte le motivazioni alla base del provvedimento.

E proprio da questo volantino arriva un ulteriore spunto di analisi e approfondimento: il consorzio ‘Metromare’ riceve dal Ministero dei Trasporti ben 10 milioni di € l’anno per tre anni con cui garantire il servizio in modo efficiente. Si tratta, quindi, di oltre 830 mila euro al mese e oltre 27 mila euro al giorno!

Perchè negli anni scorsi nello Stretto era garantito un servizio molto più economico, rapido, funzionale e affidabile senza alcun tipo di sovvenzione e adesso che c’è una pioggia di fondi da Roma invece le cose vanno malissimo e continuano a peggiorare di anno in anno e di mese in mese?

Com’è possibile che Bluvia Rfi si -accontentava- di 4,50€ per l’andata e il ritorno e 42€ per l’abbonamento in tempi di vacche magre, senza soldi da parte dello Stato, e adesso che ‘Metromare’ riceve tutti quei milioni di euro si permette di raddoppiare i prezzi?

Per non parlare delle modalità: con l’abbonamento non si può più salire direttamente sull’aliscafo ma bisogna fare la fila in biglietteria, una fila lunghissima e interminabile, per poi farsi vidimare il blocchetto dei ticket e avere il foglio di ‘via’. Insomma, un pò come se i pendolari dovessero chiedere il ‘Visto’ per entrare il Corea del Nord.

I tempi di percorrenza sono ulteriormente aumentati. Tra Reggio e Messina l’aliscafo, che sia di Bluvia o Ustica Lines poco cambia, ci mette circa 45 minuti a fronte dei 25 previsti dagli orari. 25 minuti impossibili da rispettare visto il nuovo sistema di traffico nello Stretto, la ‘rotatoria’ e il limite di velocità a 7 nodi nel porto di Messina. Il bando prevede salate penali qualora i mezzi non dovessero rispettare gli orari. I 25 minuti, appunto. Ma gli aliscafi ci stanno impiegando il doppio.

La situazione è critica, ed esattamente come scriviamo da anni su queste pagine, l’avvio della ‘Metromare’ non sta facendo altro che tramortire definitivamente il sistema di mobilità dello Stretto, determinando di fatto una paralisi legata all’impossibilità di spostarsi a queste condinzioni.

Quello Stretto che avrebbe dovuto unire due città in un’unica, grande, realtà metropolitana con prospettive di sviluppo Mediterraneo, adesso sta invece diventando un muro invalicabile al punto da compromettere i rapporti sociali, commerciali, lavorativi più basilari, le amicizie e le frequentazioni, le parentele e gli studi, il lavoro e lo shopping, il divertimento e lo svago.

Due città ancora marginalizzate dai loro rispettivi contesti Regionali, anzichè avvicinarsi si ritrovano sempre più lontane …

Peppe Caridi

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