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Reggio. Gli amici di Vladimir lasciano un foto nel posto che aveva scelto come “casa”

Aveva un nome Vladimir, ma non aveva una casa se non il marciapiede del corso Garibaldi di Reggio Calabria e aveva amici Vladimir; amici che a volte possono diventare una vera casa che non lo dimenticano e hanno deciso di “lasciare” una fotografia al suo posto per non farlo dimenticare nemmeno a chi passava distrattamente quando era lì vivo e sorrideva. Non importa come si arriva a vivere per strada, ognuno di loro ha una storia alcuni semplicemente abbandonano tutto, altri non hanno scelta. Ciò che conta è non giudicare; ciò che conta è il ricordo che lasciano su quella porzione di marciapiede che li ha visti dormire, mangiare, a volte suonare o stringersi ai loro amici fedeli. Clochard, barboni, senza tetto, senza fissa dimora la società civile li ha definiti in tanti modi come se dargli un nome potesse in qualche maniera sollevarli dalla responsabilità di prendersene cura davvero.

Ancora senza soluzione

La città di Reggio Calabria da tempo lavora ad un piano sociale capace di garantire assistenza a queste “anime vagabonde”; ai guardiani della strada soprattutto per proteggerli nei mesi più freddi, per garantire almeno un pasto al giorno, ma di fatto non è ancora successo molto. Si attende lo sviluppo prossimo dei piani di zona che qualche settimana fa con l’approvazione in giunta hanno iniziato il loro percorso verso l’attuazione piena. Ed è ancora in alto mare l’apertura definitiva di una vera e propria struttura, una “casa” comunale già esistente a Pietrastorta, ma ancora da completare.

La fine del viaggio

Nel frattempo i nostri amici della strada continuano a morire nel silenzio e nell’ombra, alcuni nelle strutture del comune in disuso che diventano dimore temporanee. Vladimir è morto molto probabilmente per un attacco cardiaco, è morto sul marciapiede mentre aspettava l’ambulanza, è morto come ci racconta qualcuno che era lì, anche “tra i commenti delle persone che passavano e lo chiamavano ubriacone”. Questo ragazzo, però, aveva anche tanti angeli custodi. Era stato “adottato” come spesso accade dai dipendenti del negozio più vicino. Persone che hanno raccolto i soldi per la tumulazione, che lo hanno accompagnato nell’ultimo “viaggio a piedi sulla strada”.