All'esame dell'Ars la costituzione della Fondazione Taormina Arte che entrerà in scena subito dopo lo scioglimento del Comitato. Con l'art. 52 sarà la Regione a fare da protagonista nel nuovo sodalizio. Con una premessa: la Fondazione non avrà a carico nè gli oltre 4 milioni di euro di debiti nè i 13 dipendenti. In allegato a questo articolo la lettera aperta di Maria Teresa Papale che con Tao Arte ha collaborato come giornalista.
Cala il sipario sul Comitato Taormina Arte ed entra in scena la Fondazione: il trucco c’è ma non si vede a occhio nudo.
Già, perché nel gioco di prestigio, dalle ceneri del Comitato di Taormina Arte, nascerà, come l’araba fenice, la Fondazione, con una differenza: proprio perché creata dopo lo scioglimento del Comitato non avrà vincoli con il passato, quindi nessun obbligo di tipo economico con i creditori né con i dipendenti,che si apprestano a diventare “ex”.
I passaggi si stanno consumando tutti: mentre all’Ars nelle prossime settimane verrà discusso l’emendamento che riguarda l’istituzione della Fondazione, a Messina il commissario della Provincia Filippo Romano decreta lo scioglimento ufficiale del Comitato di Tao Arte e nomina il commissario liquidatore. Ma c’è di più, perché il commissario della Provincia “batte cassa” nel senso che ricorda tutti i debiti che nel frattempo, in questi anni, Tao Arte ha accumulato nei confronti di quello che si è rivelato il socio “più ricco” rispetto agli altri due, Comune di Messina e Comune di Taormina.
Con il passare del tempo infatti a versare quote, spesso anche per gli altri due Enti, è stato Palazzo dei Leoni, tanto che il Tribunale ha condannato il Comune di Messina a sborsare oltre un milione e 800 mila euro alla Provincia e il Comune di Taormina a pagare 781 mila euro. Nel frattempo i contributi regionali si sono via via assottigliati e il monte debiti,tra retribuzioni, forniture, oneri assistenziali e previdenziali è cresciuto. Il commissario Romano, già alle prese con la fase di passaggio dalla provincia alla futura Città Metropolitana, ha quindi tirato dritto con la liquidazione delle partecipazioni ai vari organismi,compreso il Comitato.
Insomma su Taormina Arte cala il sipario per riaprirsi con uno spettacolo nuovo.
Il copione è stato ultimato a Palermo, dove è all’esame dell’Assemblea la proposta per la Fondazione che vedrà protagonista la Regione. Stando alla norma attualmente in esame infatti la Regione entra in scena e lo fa da prima donna. L’art. 52 del Ddl n°912 quindi la Finanziaria 2015, traccia il percorso che porterà al nuovo scenario nel quale la Regione sarà trainante anche se gli assetti della Fondazione vedranno gli stessi protagonisti. A restare fuori dalla porta saranno i debiti e gli attuali dipendenti. La normativa affonda le radici nell’art. 35 della l.r. n°2 del 26 marzo 2002 e che prevedeva la trasformazione del Comitato in Fondazione. Fino a novembre 2014 però, come è sotto gli occhi di tutti, la trasformazione non è stata avviata, pertanto in assessorato si sono svolte numerose riunioni per concordare le attività da porre in essere per concludere il procedimento. L’art.35 della legge del 2002 però prevedeva anche che la Fondazione subentrasse in tutti i diritti e gli obblighi del Comitato. Da dicembre quindi la Regione ha chiesto la mole di documentazione per quantificare l’eventuale onere finanziario che finirebbe a carico delle casse regionali. La scoperta è stata amara, da quel che si legge nella relazione allegata alla Finanziaria. “Risultano emerse dalla documentazione acquisita diverse criticità a causa delle quali non è determinabile l’intero ammontare dell’impegno economico-finanziario a carico della Regione. In particolare: rigidità della forza lavoro- tutto il personale è stato assunto a tempo indeterminato, 13 persone delle quali 1 dirigente, 11 impiegati e 1 fattorino per un onere finanziario pari a circa 384 mila euro l’anno. Passività complessive non quantificabili- i dati acquisiti risultano contraddittori. In particolare da una relazione presentata dal vertice dell’Ente, denominata piano di dismissione del debito vengono quantificati debiti per 3 milioni di euro,mentre da una tabella di riepilogo generale dei residui passivi emergono partite al 31 dicembre 2014 per oltre 4 milioni e 400 mila euro,importo che risulta anche sottostimato dato che non tiene conto del numero cospicuo di contenzioni in essere evidenziati dalla stessa tabella. Mancanza di un piano di rientro del debito attendibile, mancanza di progettualità che preveda modalità razionali di utilizzo dei fattori produttivi con particolare riferimento alla forza lavoro in carico”.
Come si vede un quadro tale che non ha spinto l’assessore Li Calzi a prendersi carico di una situazione economica incerta e nebulosa. La Regione vuol comunque assicurare la continuità delle manifestazioni in quanto iniziative di promozione turistica, culturale e di valorizzazione dell’immagine della Sicilia in Italia e all’estero, si legge ancora, pertanto l’iter che è stato intrapreso prevede la “cesura” con il passato, in modo da azzerare il carico finanziario. L’art. 52 al 1 comma quindi abroga la “trasformazione del Comitato in Fondazione” e con il comma 2 si prevede che la Regione promuoverà la costituzione della Fondazione Taormina arte, i cui soci, unitamente alla Regione saranno il Comune di Taormina,il Comune di Messina, il Libero Consorzio cui aderisce Taormina (ex provincia di Messina),a seguito della liquidazione del Comitato. In considerazione delle peculiarità della Fondazione si è ritenuto necessario prevedere la partecipazione di soggetti ed Enti pubblici e privati”.
In realtà sorge un dubbio alla lettura di questa norma: l’ex Provincia di Messina non sta diventando Libero Consorzio,ma Città Metropolitana. In che termini quindi sarà risolto il problema dei soci? Si esclude che ci possa essere il “fantasma della Provincia”, resta da capire in che modo il Comune di Messina e la Città Metropolitana Messina possano entrare a far parte del sodalizio. La norma inoltre non fornisce alcuna indicazione sulla distribuzione delle quote in percentuale. L’unico aspetto chiaro è che partirà da zero e non vuole avere nulla a che fare con l’eredità della vecchia Taormina Arte (se non quella relativa all’immagine ed al successo). In che modi sarà gestita la Fondazione al momento non è dato saperlo,anche per capire quanto la Regione farà valere il suo peso all’interno dell’Ente. Un altro dato è quello relativo alle risorse. Stando alla tabella allegata alla Finanziaria per il 2015 i contributi previsti per Tao Arte si riducono dai 700 mila euro del 2014 ai 616 mila per l’anno in corso.
Tra parentesi non ci sono buone notizie neanche per il Vittorio Emanuele che vedrà ulteriormente assottigliarsi il contributo regionale dai 4 milioni 542 del 2014 ai 3 milioni 997 mila euro del 2015 (545 mila euro in meno).
Le sorti quindi di Taormina Arte sono segnate. Nessun dubbio,al momento,sul fatto che, fatti uscire dalla porta i 13 dipendenti assunti dalle precedenti gestioni politiche saranno sostituiti con i nuovi. Un tratto di penna poi cancellerà i debiti, perché la vecchia Tao Arte andrà in liquidazione. Una manovra che fa sorgere un dubbio: ma nessuno si è accorto di niente in questi mesi, oppure, in fondo,fa comodo a tanti? E i politici che in questi anni non hanno mai perso né una passerella né il modo per aver un vantaggio dal mondo che ruotava intorno a Tao-Arte (compresi quindi i posti di lavoro o le consulenze a vario titolo), non si sono accorti né di un mare di debiti crescenti né dei lavori in corso a Palermo per cambiare il regista dello spettacolo? O forse sì, se ne sono accorti e probabilmente sanno che il copione sarà lo stesso.
P.s. in allegato all’articolo pubblichiamo la lettera aperta di Maria Teresa Papale che come giornalista ha collaborato con Taormina Arte-
Rosaria Brancato