Avignone, la società ai proprietari: "Noi estranei alle demolizioni del 1985"

Avignone, la società ai proprietari: “Noi estranei alle demolizioni del 1985”

Avignone, la società ai proprietari: “Noi estranei alle demolizioni del 1985”

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martedì 16 Gennaio 2018 - 09:12

L'avvocato Ruggeri, per conto dell'impresa, ha trasmesso la seguente nota con alcune importanti precisazioni

in relazione agli articoli recentemente pubblicati dal giornale da Lei diretto e, in particolar modo, a quello di domenica 15 gennaio u.s. dal titolo "Largo Avignone. Una proprietaria: Ci siamo sempre opposti alle demolizioni" (leggi qui), in nome e per conto della Società Imperiale s.r.l., proprietaria del IV comparto dell'isolato 83 adiacente i ruderi ricadenti nell'isolato 96, mi corre l'obbligo di precisare quanto segue: “La società mia assistita è proprietaria dell'area dal mese di settembre 1991 e sulla stessa intende realizzare una costruzione per la quale da anni è stata assentita regolare concessione edilizia che non ha ancora avuto esecuzione a causa delle condizioni di degrado di quelli che alcuni impropriamente definiscono "Palazzetti del settecento" ma che, in realtà, altro non sono se non vecchi ruderi pericolanti in totale stato di abbandono da oltre 30 anni! La società imperiale, dunque, impropriamente chiamata in causa in relazione ai recenti fatti di cronaca che hanno interessato l'isolato 96, non solo è totalmente estranea ai lavori di demolizione del 1985, ma subisce le conseguenze delle cattive condizioni dei ruderi in questione, abbandonati e carenti di manutenzione da decenni. Tali situazioni di fatto e di diritto sono state accertate nel corso di vari procedimenti giudiziari e, da ultimo, definitivamente dalla Corte d'Appello di Messina con sentenza n. 498/2017; mentre, per quanto riguarda l'effettiva condizione dei manufatti, la stessa risulta financo consacrata in taluni atti di acquisto anteriori al 1985 ed acquisiti in giudizio, ove porzioni immobiliari dei ed. Palazzetti Settecenteschi, ubicate tutt'oggi nell'isolato 96, vengono descritti come immobili "… in pessime condizioni di stabilità, di manutenzione e di uso e completamente inagibile, perché privo del pavimento, degli intonaci e con tetto sprofondato…".Per completezza di esposizione, aggiungo che il primo dei provvedimenti emessi dal Tribunale di Messina per ovviare alla situazione di pericolo (ordinanza cautelare 30.11.2000) aveva concesso ai proprietari di provvedere alle opere di consolidamento globale dei ed. Palazzetti in alternativa alla loro demolizione, ma nessun intervento fu mai eseguito dagli stessi, segno evidente che non di "beni storici unici ed inestimabili " si trattava, bensì di fatiscenti costruzioni in stato di abbandono; circostanza questa confermata anche da Ordinanze Sindacali emanate a partire dall'anno 1999 dall'Autorità amministrativa che "considerato lo stato di avanzato degrado in cui versa l'edifìcio in questione … rilevato il pericolo per la pubblica e privata incolumità per l'eventuale crollo", ordinava ai proprietari l'esecuzione degli interventi necessari a porvi rimedio.Cordiali saluti, avvocato Salvatore Ruggeri

Un commento

  1. Mi auguro che la magistratura apre un fascicolo e faccia chiarezza come uno stabile dei poveri è finita ad una unica proprietaria ? Per ultimo un accertamento della Guardia di Finanza all’unica proprietaria per stabile la provenienza della sua disponibilità finanziaria.Ogni anno in Italia oltre 200miliardi di euro sono evasione fiscale e l’Europa a più volte richiamato l’Italia, che deve combattere gli evasori anche andando nella storia di ognuno di Noi ,non tutti sanno che l’evasione non ha prescrizione.

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