Formazione, tutti i dettagli delle accuse a Genovese e agli indagati

Formazione, tutti i dettagli delle accuse a Genovese e agli indagati

Veronica Crocitti

Formazione, tutti i dettagli delle accuse a Genovese e agli indagati

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mercoledì 19 Marzo 2014 - 09:10

Hanno scoperchiato un mondo fatto di attività illecite, truffe aggravate, peculato, riciclaggio, falso in bilancio, reati finanziari contro la pubblica amministrazioni. Ecco tutti i retroscena ed i dettagli

Sono venticinque i soggetti indagati, cinquantaquattro i capi di imputazione, quattro gli arresti ai domiciliari eseguiti stamani nei confronti di Salvatore La Macchia, Domenico Fazio, Roberto Giunta e Stefano Galletti, una la richiesta per cui il Gip ha disposto la sospensione in attesa della formale autorizzazione da parte della Camera dei Deputati, quella nei confronti di Francantonio Genovese, leader del Pd messinese e deputato nazionale.

E’ attorno a lui che, secondo le accuse, ruotava tutto il sistema, lui, “capo e promotore di un’associazione a delinquere finalizzata ad una serie indeterminata di reati di peculato, truffa aggravata, riciclaggio, falso in bilancio, reati finanziari contro la pubblica amministrazione (in concorso con pubblici ufficiali)”, attraverso le attività degli enti di formazione professionale ARAM, LUMEN, E.S.O.F.O.P., ECAP, IAL, ENFAP, RETI, e delle società CALESERVICE s.r.l, CENTRO SERVIZI 2000 s.r.l., SICILIA SERVICE s.r.l., ELFI IMMOBILIARE s.r.l., TRINACRIA 2001 s.r.l., NAPI SERVICE s.r.l. che erogavano servizi agli stessi enti.

Oltre ai nomi già emersi nei mesi scorsi nella prima tranche dell'operazione Corsi d'Oro, compaiono oggi tra gli indagati anche quelli di Giovanna Schirò, Giuseppina Pozzi e Liliana Imbesi che figurano negli organigrammi delle società passate in rassegna dagli investigatori. La Pozzi, moglie di Natale Lo Presti, già sotto processo, figura ad esempio nella Napi service.

Le indagini hanno appurato come tutti i soggetti raggiunti oggi da provvedimento operassero in pieno conflitto di interesse orientando le attività sia verso un profitto personale sia per finalità di propaganda politico-elettorale.

Attingevano illecitamente ai fondi erogati dalla Regione Sicilia per la formazione professionale, grazie anche al sostegno politico ed alle pressioni esercitate dagli esponenti di riferimento, in primis di Genovese, per garantire l’accreditamento degli enti, il finanziamento dei progetti, l’erogazione delle anticipazioni e dei saldi.

Per Genovese, oltre all’accusa associativa, la richiesta di arresto è stata emessa per due distinte ipotesi di riciclaggio in concorso. Secondo gli inquirenti, infatti, dopo la commissione di delitti di truffa aggravata (mediante noleggio di attrezzature, servizi e locazioni) e di peculato da parte degli altri indagati, Genovese avrebbe compiuto operazioni di trasferimento di denaro, peculato in concorso, truffa aggravata in concorso, evasione di imposte sui redditi e sul valore aggiunto, avvalendosi di fatture per operazioni inesistenti, emesse in suo favore da CALESERVICE s.r.l. nonché attraverso l'emissione di documenti relativi ad operazioni mai fatte al solo scopo di consentire a terzi (società a lui riconducibili) di evadere le imposte sui redditi e l’imposta sul valore, con l’aggravante di aver commesso il fatto con l’obiettivo preciso di riciclare.

Salvatore La Macchia, gestore di fatto dell’ente ENFAP, è accusato oltre che di aver svolto il ruolo di intraneo all’associazione criminale, anche di truffa aggravata in concorso con gli altri, nonché di aver fatto sì che, con artifizi e raggiri, i dipendenti Domenico Fazio e Roberto Giunta risultassero al loro posto di lavoro quando invece erano distaccati per svolgere funzioni private, come la segreteria politica in favore degli onorevoli Genovese e Rinaldi.

Così facendo, La Macchia induceva in errore gli organi regionali attraverso false attestazioni e reconditazioni circa lo svolgimento di attività lavorativa presso gli enti di formazione. In sostanza, venivano incassate anticipazioni e saldi da parte della Regione, in favore dell'ENFAP, per il pagamento di stipendi a dipendenti che, nella realtà, non avevano prestato regolare servizio.

Il commercialista Stefano Galletti, oltre che per il reato associativo, è accusato anche di due distinte ipotesi di peculato e truffa aggravata. In particolare, per il reato di peculato, Galletti è in concorso con altri indagati tra i quali Elio Sauta e, nello specifico, viene considerato il regista dell’operazione. A risultare determinante, la sua qualità di socio della società SICILIA SERVICE sino al 2010. Le indagini condotte hanno appurato come l’ARAM, rappresentato da Elio Sauta, avesse versato alla SICILIA SERVICE, di cui era titolare occulto tramite prestanomi, la somma complessiva di € 670.369,67 come corrispettivo di sette contratti di noleggio di attrezzature stipulati tra l’1 marzo 2007 e il 2 gennaio 2012.

Di questi noleggi, però, non era provata né la consegna né sono state rinvenute le bolle di accompagnamento. Sono state ritrovate unicamente le fatture di acquisto delle attrezzature noleggiate, emesse a loro volta da società facenti riferimento a lui stesso, come la Trinacria 2001 srl ovvero la NAPI Service e la Plain Assistance. Fatture che riportavano il prezzo complessivo di € 269.764,95, una cifra che, quand’anche il noleggio fosse realmente avvenuto, deve essere considerata del tutto incongrua. Appropriazione illecita del denaro pubblico destinato alle finalità formative che, numeri alla mano, era quindi pari al 250% del reale costo sostenuto. Ma ancora.

Nella sua qualità di titolare di quote e di commercialista della società SICILIA SERVICE s.r.l., Galletti avrebbe consentito di lucrare sulle somme erogate dalla Regione nell’ambito della formazione professionale, distraendole dalle finalità pubbliche per la locazione di immobili per i corsi formativi, consentendo alla SICILIA SERVICE s.r.l. di frapporsi attraverso stipula di contratti di sublocazione. Un sistema che, secondo le accuse, avrebbe consentito al commercialista di ottenere un ingiusto profitto sulle differenze sui canoni, pari a ricarichi del 660%.

Nel corso delle indagini, sono emerse le peculiari dinamiche che, in generale, hanno caratterizzato i rapporti tra gli indagati Salvatore La Macchia, quale Capo della Segreteria Particolare dell’allora Assessore Regionale all’Istruzione ed alla Formazione, prof. Mario Centorrino, e l'onorevole Francantonio Genovese.

Grazie alle fonti di prova acquisite, tra cui servizi di intercettazione, acquisizioni documentali, attività tipiche di osservazione, appostamento e pedinamento, supportate in molti casi da documentazione videofotografica, sono stati sviluppati tutti i profili associativi e i legami che univano i soggetti indagati. Legami che, attraverso La Macchia, consentivano la cura degli interessi del gruppo Genovese e, di fatto, il controllo dell’Assessorato Regionale Istruzione e Formazione Regionale.

Sono state sottoposte ad analisi numerose società ed enti di formazione riconducibili alla stessa cerchia del deputato quali le società CALESERVICE s.r.l., e gli enti di formazione TRAINING SERVICE Soc. Cons. a r.l., ENFAP, ECAP.

Fari puntati anche sull'acquisizione dell’ente di formazione ENFAP Palermo, riconosciuto come il vero anello di congiunzione tra Genovese ed il "suo sistema", fulcro della convergenza di interessi economici e politici attraverso l’impiego di finanzamenti pubblici.

Sono state, inoltre, verificate numerose truffe mediante assunzioni fittizie volte a nascondere l’utilizzo di falsi dipendenti presso la stessa segreteria politica del parlamentare.

Secondo le indagini, era lo stesso ex Sindaco di Messina Genovese ad esercitare pressioni sulle scelte, anche attraverso La Macchia, sui vertici dell’Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale. L'obiettivo era favorire gli interessi particolari di alcuni soggetti che avrebbero così preservato e conservato l’incarico di dirigenza nello stesso plesso scolastico, danneggiando gli stessi dirigenti scolastici aventi diritto.

Infine, secondo quanto lo stesso GIP ha affermato nel provvedimento cautelare, sono stati accertati una serie di episodi distrattivi, in gran parte realizzati mediante un sistema di sovrafatturazione, che hanno determinato un sovradimensionamento dei costi. In pratica, allo scopo di appropriarsi del denaro pubblico destinato alla gestione dei corsi, gli indagati in molti casi hanno acquistato beni o servizi, apparentemente destinati allo svolgimento dei corsi, rivolgendosi ad aziende dagli stessi direttamente o indirettamente controllate, a prezzi ampiamente superiori a quelli realmente praticati o praticabili sul mercato.

In altri casi, sempre allo scopo di fare apparire costi notevolmente superiori al reale, hanno adoperato lo schema di una tipica triangolazione: hanno acquisito il bene a prezzo di mercato per il tramite di un’azienda dagli stessi controllata, quindi hanno rivenduto o noleggiato il bene all’ente di formazione maggiorandone notevolmente il prezzo e, conseguentemente, lucrando sulla differenza. Ciò, in particolare, risulta sistematicamente accaduto nell’affitto di immobili: presi in affitto da società riconducibili agli stessi gestori degli enti e poi subaffittati all’ente di formazione a prezzi maggiorati in misura prossima al 100%.

In altri casi, infine, sono state rappresentate prestazioni totalmente fittizie, come l’elaborazione di contratti di progettazione. Tale meccanismo, inoltre, è stato realizzato anche con riferimento a contratti per servizi di pulizie, apparentemente prestati da società e aziende verosimilmente non operanti nel settore.

16 commenti

  1. E poi dicono che non ci sono i soldi per i servizi… il fatto è che quelli che ci sono vanno a finire nelle tasche di gente indegna, e noi paghiamo due volte: con le tasse e con l’assenza di servizi. Come si fa ad arricchirsi e a speculare senza vergognarsene sulle spalle della gente che ha bisogno non riesco a capirlo, specialmente in questi tempi in cui la povertà e il bisogno si vedono e si sentono. E se sarà provata la responsabilità di Genovese mi chiedo con quale pelo sullo stomaco ha avuto il coraggio per anni di fare il benefattore della patria, con quale arroganza si è sempre esposto pubblicamente senza timore di essere smascherato. Meno male che ogni tanto le cose vengono fuori.

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  2. MessineseAttento 19 Marzo 2014 10:21

    “La formazione professionale, la fa pinco o la fa panco, l’importante è che sia fatta bene”.
    Questo dichiarava il ++++++++ di Genovese in piena campagna elettorale, portata avanti indovinate con i soldi chi, per le amministrative 2013.
    Questo è l’omino che oggi, saltatori della quaglia, degni rappresentanti della mala politica, vorrebbero riportare all’interno del Palazzo. Ma costoro hanno fatto i conti col popolo, hanno pensato che prima o poi dovranno far vedere le loro facce toste, da impuniti, in giro per Messina?!

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  3. velista anonimo 19 Marzo 2014 10:46

    … la responsabilità ed il rispetto per le istituzioni, la serietà,
    il rispetto per i cittadini, per i giovani che non trovano lavoro,
    il rispetto dei soldi dei contribuenti, il rispetto degli insegnanti,
    la lotta contro la criminalità organizzata che arruola i giovani
    che non trovano lavoro, l’amore per la Sicilia e per i suoi territori …

    qualcuno dice che le nuove generazioni daranno un contributo
    determinante alla crescita di un territorio per il fatto
    che hanno frequentano le scuole, hanno studiato, hanno appreso i loro diritti,
    loro sanno le potenzialità della Sicilia …
    l’istruzione porta il coraggio di sfidare la mafia …
    l’istruzione rende liberi e porta crescita e civiltà …
    le istituzioni che funzionano da sole non possono cambiare gli adulti facilmente,
    ma possono fare molto con l’istruzione …

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  4. Speriamo che non sia il solito “Tanto rumore per nulla”.

    Inoltre mi sembra che la magistratura a Messina sia composta solo da persone che non hanno alcun rapporto sociale, non esce di casa e non sente alcuna “chiacchiera” dal popolo. Infatti ci vuole così poco per sapere che fa cosa in questa città: politici che si considerano intoccabili, commercianti che dicono ai quattro venti di fare nero fino ad arrivare ai dipendenti pubblici che non hanno mai lavorato un solo giorno per le amministrazioni di cui fanno parte.

    Pulizia
    Pulizia
    Pulizia

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  5. PlacidoRizzotto 19 Marzo 2014 12:43

    i messinesi sapevano bene con chi avevano a che fare, in questi ultimi trent’anni hanno consenzientemente ingoiato cacca con la speranza di un favore o di una raccomandazione.
    ma ora con la faccia di bronzo che si ritrovano…hanno pure l’ardire di criticare una persona onesta (almeno quello) come Accorinti….vi meritate questa gente…il nipotino di gullotti …etc etc

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  6. Cassaintegrato 19 Marzo 2014 13:34

    Ma se al posto di questi “galantuomini” e “gentildonne” ci fossero stati padri di famiglia che andavano a rubare il pane o il latte al supermercato avrebbero fatto già il processo per flagranza di reato invece per loro o arresti domiciliari o liberi o vergognoso per il signor Genovese deve decidere il parlamento.

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  7. Questa è la Magistratura di cui c’è bisogno in questo Paese!
    Bravi!
    Peccato che questa gente rischi veramente poco;
    in Paesi più civili, sempre se riconosciuti colpevoli dopo un giusto (e veloce) processo, si beccherebbero almeno 20 anni e la confisca di tutti i beni.

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  8. letterio.colloca 19 Marzo 2014 16:54

    Se non vengono “DIROTTATI”, gli inquirenti TUTTI possono LIBERARE la città da questi ……(immaginate quanto di peggio vi passa per la mente!!!);
    sopratutto possono arrivare a scoprire altre xxxxxxxxxxx:
    -col lavoro di migliaia di famiglie xxxxxxxxxxxxxx con xxxxxxx illusorie,
    -xxxxxxxxxxxxxxxxx,
    -con le xxxxxxxx di genitori che-con duro lavoro,sacrifici e rinunce-hanno visto partire da EMIGRANTE e mai più tornare generazioni di figli,
    -hanno nauseato,con la loro ARROGANZA offensiva,la gente PERBENE che li EVITA DELIBERATAMENTE
    NESSUNA INDULGENZA PER GLI xxxxxxxx: tolti di mezzo questi, gli altri xxxxxxxxx SICURAMENTE si rintaneranno.
    ELIMINATI GLI xxxxxxx; LE REMORE saranno……
    BUON LAVORO E…………GRAZIE DI CUORE!

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  9. Almeno si sono arricchiti gli altri?
    Per lui era pura ingordigia.

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  10. A differenza di molti messinesi non resto sbalordito dallo strumento raffinatissimo e truffaldino messo in piedi, attenzione qui non si tratta di un galoppino elettorale qualsiasi, ma dell’esponente principale di una famiglia politica storica della nostra città, con legami solidi, solidissimi, con la borghesia delle professioni, accademica, imprenditoriale e burocratica. Intorno a Francantonio GENOVESE ci sono persone conosciute da noi tutti, gente temuta, a cui molti hanno chiesto favori, alleanze politiche, alleanze economiche, in questa vicenda c’è un pezzo della società potente di Messina. Il PARTITO DEMOCRATICO messinese ne esce con le ossa rotte, già dilaniato al suo interno, pagherà un prezzo salatissimo alle prossime elezioni europee, ma ha al suo interno molti giovani estranei a questo sistema di interessi, ed intorno a Francesco PALANO QUERO può ricostruire in città un partito del SOCIALISMO EUROPEO, consiglio al gruppo dirigente di affidargli immediatamente la segreteria cittadina. Deve farlo al più presto, altrimenti il rischio di allontanarsi dalla Politica, P maiuscola, di molti elettori di CENTROSINISTRA è grande. A questo punto chi ha votato PARTITO DEMOCRATICO deve ringraziare RENATO sindaco, che fa della POLITICA l’attività più alta dell’uomo, tutta rivolta all’interesse generale e alla qualità della vita quotidiana dei cittadini. Comunque è una buona notizia, molti messinesi in buona fede sono tornati liberi politicamente, facciano buon uso di questa libertà.

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  11. l’unica speranza è che prima della condanna ( speriamo esemplare ) facciano restituire tutto quello che hanno intascato….via da Messina i vari genovese, Rinaldi, tutta la famiglia Schirò, tutta la famiglia Buzzanca, tutta la famiglia D’Alia e tutte le famiglia che hanno contribuito a rovinare Messina e i messinesi onesti.. dimenticavo via anche tutti quelli che li hanno sostenuti per ottenere qualche lavoro..

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  12. Se ha sbagliato, che paghi ….

    aspettando Felice Calabro’

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  13. Ripeto in Italia c’è un sistema giudiziario iper garantista , prima di lasciarsi andare a facili commenti sarebbe bene aspettare la sentenza di condanna . Capisco che per voi commentatori assetati di ghigliottinaggio è un tempo assai lungo .

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  14. e chi vuoi che rimanga a Messina?! una città di 1000 persone?!

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  15. MessineseAttento 21 Marzo 2014 11:59

    Aspettando che i riflettori della magistratura si spostino, finalmente, sulla pratica del voto di scambio e su coloro che, coscientemente, ne hanno usufruito.
    Quando acquisiranno i nominativi di coloro che hanno votato alle primarie, allora si che i verginelli di periferia cominceranno a tramare. Al pari del loro padrone!

    P.S. fare parte di un sistema ed usufruire dei vantaggi, politici, che questo comporta (in termini di voti), non rende esenti da colpe. Anzi, rendono conniventi e complici.

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  16. MessineseAttento 21 Marzo 2014 12:14

    Io ammiro il suo coraggio e lo affermo senza alcun sarcasmo.
    Certo, l’anonimato l’aiuta, ma essere così garantista, dinanzi ad una così palese infrazione delle leggi, che va avanti da decenni e che ha ridotto la città alla stregua d una comunità schiavizzata, denota da parte sua, ripeto, un gran coraggio.
    Sarebbe interessante capire se anche lei, come molti altri su questo muro, non sia uno di coloro che si azzuffavano, sotto il tavolo di questi signori, per accaparrarsi le molliche più grosse, che costoro magnanimamente concedevano allo stuolo dei loro servi/seguaci.
    Se così non fosse, allora sarebbe interessante capire l’origine del suo garantismo, rimasto intatto anche al cospetto di centinaia di intercettazioni, transazioni fasulle, evasione fiscale sistematica, finanziamenti europei distratti, “scatole cinesi”, parentopoli, voto di scambio, ecc. ecc.
    Però, se devo essere sincero, ho paura che la spiegazione sia molto più banale di quelle da me prospettate.
    In bocca al lupo!

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