Ricordo di Luigi Ferlazzo Natoli, De Domenico: "La sua cultura ricca d'umanità"

Ricordo di Luigi Ferlazzo Natoli, De Domenico: “La sua cultura ricca d’umanità”

Redazione

Ricordo di Luigi Ferlazzo Natoli, De Domenico: “La sua cultura ricca d’umanità”

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sabato 17 Settembre 2022 - 09:26

In memoria di un maestro, il discorso pronunciato davanti alla bara

MESSINA – Pubblichiamo il discorso pronunciato dal professore Franco De Domenico in memoria del giurista Luigi Ferlazzo Natoli.

Parlare di Luigi Ferlazzo Natoli davanti alla sua bara è per me, che ho vissuto quasi trent’anni (una vita), si può dire ogni giorno insieme è una delle imprese più ardue, ma anche un onore e per questo ringrazio la sua famiglia e tutti coloro che sono intervenuti, anche da fuori Messina, per onorare una persona straordinaria che lascia una traccia indelebile nelle nostre vite, nella nostra Università, nella nostra città.

Ho conosciuto Luigi Ferlazzo Natoli, per me “Il Professore”, frequentando le sue lezioni di Scienza delle Finanze nel 1983, poi quelle di Diritto tributario (che allora era una materia complementare, seguita da pochissimi studenti) e dopo per aver chiesto la tesi nella sua materia, che lui apprezzò molto,  e sulla base della quale mi consigliò di frequentare un master alla Bocconi, che mi ha permesso di approfondire la sua materia, e subito dopo mi coinvolse come assistente volontario prima, e come docente a contratto dopo, negli insegnamenti che egli svolgeva, dandomi subito fiducia e ampia autonomia.

Nel frattempo il professore vinse il concorso di ordinario e mi ritrovai ad essere il primo allievo di una grande scuola di Diritto tributario da lui guidata.

“Giurista ad ampio spettro”

Luigi Ferlazzo Natoli era uno studioso di Diritto tributario in particolare, ma anche un giurista ad ampio spettro, apprezzato e conosciuto in tutta Italia per la sua ampia e diversificata produzione scientifica (oltre 100 tra pubblicazioni e monografie), per il coraggio di prendere posizioni anche scomode, per le sue intuizioni che spesso precorrevano i tempi di successivi provvedimenti e riforme legislative. Era un vulcano di idee, che condivideva con noi allievi e che ci chiedeva di realizzare insieme a lui, penso alle prime edizioni di un Master tributario, che ai tempi era una assoluta novità alle nostre latitudini, nel quale insegnarono i migliori tributaristi del nostro Paese, penso al corso di Dottorato di Diritto tributario e ai tanti convegni nazionali e internazionali organizzati nella nostra università.

Luigi Ferlazzo Natoli, oltre che un validissimo e apprezzato studioso e docente, assunse incarichi vieppiù importanti nelle istituzioni accademiche, fu direttore dell’allora Istituto di scienze economiche, poi del Dipartimento di Scienze economiche e finanziarie e, infine, coronò il suo sogno di essere il preside dell’amata Facoltà di Economia e fece parte del Senato Accademico per oltre sette anni.

“Straordinario uomo di cultura”

Luigi Ferlazzo Natoli era anche uno straordinario uomo di cultura, la sua casa impressionava per la smisurata quantità di libri e di opere d’arte contenuti, un critico d’arte raffinato, uno scrittore arguto e un editorialista di politica ed economia molto seguito e dalla penna raffinata.

Luigi Ferlazzo Natoli divenne anche giudice tributario della Commissione tributaria centrale di Roma e ha scritto importanti sentenze annotate e commentate nelle più prestigiose riviste di diritto tributario.

Questo era Luigi Ferlazzo Natoli, Giurista, uomo di cultura, intellettuale a tutto tondo, ma per me la parte migliore di Luigi Ferlazzo Natoli era la sua umanità, il calore umano che riusciva a creare intorno a se -non frapponendo, con l’umiltà dei grandi, mai barriere-con gli studenti, con gli allievi, con i colleghi della facoltà e della materia, con la gente comune, il barista, il fruttivendolo, il suo barbiere (tutte persone che diventavano anche protagonisti dei suoi romanzi), non era solo un professore, era un caleidoscopio di umanità, di arguzia, di intelligenza, di ironia, di sentimento.

Luigi amava i suoi maestri Salvatore Pugliatti, Angelo Falzea, Michelangelo Trimarchi, Andrea Parlato e Andrea Arena (il quale lo nominò presidente della sua Fondazione di beneficenza), verso i quali nutriva una grande riconoscenza, sentimento questo sempre più raro ai nostri giorni. Aveva una venerazione particolare per Salvatore Pugliatti al quale si è sempre ispirato e al quale lo accumunava il piacere della eterogeneità degli interessi culturali e a tutti noi ci sembrava di averlo conosciuto tramite lui e tramite la figlia Teresa compagna di una vita.

Luigi Ferlazzo Natoli amava la famiglia, era un padre affettuoso e iperprotettivo verso la figlia Anna Barbara, un fratello maggiore in tutti i sensi, uno zio premuroso e un compagno innamorato e complice di Teresa Pugliatti, per lui un punto di riferimento e di confronto culturale continuo, una guida silenziosa, una consigliera discreta.

Luigi Ferlazzo Natoli  era anche un uomo di fede, una fede tormentata, ispirata al grande Giobbe, al quale ha dedicato più di una fatica letteraria, sempre con spirito critico, sulla base degli insegnamenti ricevuti dai Salesiani, facendosi interprete dell’umanesimo di Don Bosco che chiedeva ai suoi allievi di essere “buoni cristiani e onesti cittadini” e degli ex allievi Salesiani fu per anni il riferimento messinese.

“Maestro generoso”

Luigi Ferlazzo Natoli era un maestro generoso con i suoi numerosi allievi, gioiva dei loro successi, e aveva creato un ambiente di lavoro familiare, cercava di seguire tutti e si interessava anche delle loro famiglie, nutriva una vera e propria passione per l’insegnamento, sia verso gli allievi che verso gli studenti che frequentavano volentieri le sue lezioni, era felice non solo di trasmettere il sapere ma anche il sapere vivere, amava essere un maestro di vita.

Luigi era, altresì, un uomo generoso e ospitale specie con i colleghi più giovani e con chi veniva a Messina da fuori, tutti ammiravano la capacità di Luigi di rendere straordinario il loro soggiorno a Messina e questo gli ha consentito di tessere una rete di relazioni con tante università italiane e straniere.

Ma Luigi era anche un grande uomo di sport, soprattutto praticato; in facoltà ha organizzato per tantissimi anni, ogni martedì sera una partita di calcetto, coinvolgendo docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo, una esperienza umana indimenticabile, così come partite di doppio al tennis club di Pace dove era socio. Amava vedere in televisione e di presenza il bel calcio, il bel tennis e soprattutto il Basket (in primis la Viola e l’Orlandina).

Insomma in questi trent’anni abbiamo lavorato tanto, ma sempre in un clima disteso, familiare, ironico, frizzante, gioioso, in una parola umano e di questo il merito è stato soprattutto di Luigi.

“Una vena scientifica e una letteraria”

Infine l’ultimo decennio, il buon ritiro nella sua bella tenuta di Panicastro, a Patti, un periodo di apparente riposo, ma fecondo per la sua instancabile produzione, in parte scientifica, affrontando temi generali del diritto, ma soprattutto letteraria. Posso affermare, infatti, che Luigi era un grande romanziere, una penna straordinaria, una capacità descrittiva incanalata nel solco dei grandi scrittori siciliani, e avrebbe meritato, sotto questo profilo, migliore fortuna e un editore che ne valorizzasse l’indiscusso talento. In questo decennio, nonostante la distanza, siamo sempre rimasti in contatto, soprattutto telefonico ma anche di presenza in occasione delle ricorrenze del 21 giugno, giorno del suo onomastico, e dell’uno dicembre, giorno del suo compleanno, che costituivano l’occasione di una rimpatriata, al ristorante, con gli allievi e gli amici più stretti.

Prima di concludere, consentitemi una nota personale, mi ha seguito, facendo un tifo appassionato, come in tutte le cose in cui credeva, nelle mie sfide politiche ed elettorali, supportandomi con consigli giornalieri, perché in fondo Luigi aveva anche una grande passione civica e politica, pur assumendo sempre posizioni critiche nei confronti di chi gestiva il potere.

Ricordo che mi diceva sempre “Franco un intellettuale, un uomo di cultura autonomo, non può mai essere filogovernativo” e oggi io non posso che dargli ragione.

In conclusione penso che Luigi, da uomo di fede, oggi possa dirci, come San Paolo a Timoteo, “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa. Ora mi resta solo la corona di Giustizia che il Signore giusto Giudice mi consegnerà”.

Arrivederci Caro Professore Luigi, avrai sempre un posto speciale nel mio cuore e, sono sicuro, in quello di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerti.

Franco De Domenico

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