Inceneritore di Pace, una condanna e un'assoluzione ai vertici di Messinambiente

Inceneritore di Pace, una condanna e un’assoluzione ai vertici di Messinambiente

Alessandra Serio

Inceneritore di Pace, una condanna e un’assoluzione ai vertici di Messinambiente

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venerdì 12 Febbraio 2016 - 20:36

Nel mirino le emissioni di diossina che portarono allo stop definitivo dell'impianto, dopo i ricorsi delle associazioni ambientaliste. Alla sbarra l'ex presidente e il direttore tecnico

Dieci mesi, pena sospesa e non menzione per Antonio Dalmazio, assolto invece Antonino Miloro per non aver commesso il fatto. E' questa la decisione del giudice monocratico Misale alla fine del processo sull'inceneritore di Pace, chiuso in via definitiva nel 2010. Un processo dall'esito paradossale.

Alla sbarra l'ex rappresentante legale di Messinambiente e il direttore tecnico, responsabile dell'impianto, imputati per due violazioni della normativa ambientale. Ai due veniva cioè contestata la portata inquinante del contestato impianto, nel 2010, in particolare l'alta emissione di diossine e furani nell'aria, e lo smaltimento di rifiuti oltre la soglia consentita.

All'udienza del 12 gennaio scorso il PM Liliana Todaro, ha modificato il capo di imputazione, spostando in avanti il periodo in contestazione, anche se di poco: a metà del gennaio 2011, ossia quando il professor Francesco Bottino, docente di Chimica all'università di Catania, ha eseguito le verifiche sulle emissioni dell'inceneritore. L'impianto aveva già subito due stop ma era stato rimesso a regime.

Intanto, le associazioni ambientaliste WWF e Mann avevano fatto ricorso al TAR, discutendo dei decreti autorizzativi che nel 2009 non solo avevano riabilitato il trattamento dei rifiuti, ma ampliavano le categorie trattabili. Il ricorso fu accolto nel 2013 e i decreti sospevi. Il processo ora concluso nasce proprio da quegli esposti. Hanno difeso gli avvocati Gianluca Curró – per Miloro – e Giuseppe Carrabba – per Dalmazio. La parte civile é stata assistita dall'avvocato Aurora Notarianni. Il giudice ha riconosciuto il diritto al risarcimento delle associazioni, quantificato in 10 mila euro.

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