Da Lucia Tarro Celi, esponente del Pd, riceviamo e pubblichiamo una riflessione sulle recenti vicende che hanno coinvolto la famiglia Genovese ed il giovane neo deputato Ars Luigi.
E' vero che il rischio dell'ovvietà attraversa il senso comune di gran parte della nostra città, ma è pur vero che anche il silenzio può risultare assordante di fronte ad una vicenda che non riguarda solo la famiglia Genovese, ma il destino di un assetto politico che sulla corruzione e sul legame clientelare ha disegnato e continua a disegnare il presente e il futuro di una città che non riesce a liberarsi da primati noti,oggi, dai media nazionali.
Rosaria Brancato ne ha enucleato le tappe, dando prova di un giornalismo critico e distaccato anche da quella fase in cui la figura di Genovese appariva una possibile speranza per trainare al governo un centro sinistra plurale.
Ma quella esperienza cominciò ben presto a sgranarsi e a rivelare un sistema muscolare destinato a pesare sulla stessa compagine governativa e a corrodere la vita democratica del Partito, già di per sè in crisi d'identità per la fusione a freddo con la Margherita. Le successive vicende giudiziarie di Genovese , il passaggio a Forza Italia, la fine della fase del commissariamente , il recente tentativo di riorganizzazione nuovi gruppi dirigenti aprono , oggi, una stagione nuova per un Partito che, se da una parte continua a vivere una fase tra le più difficili della sua storia, difficilmente dimentica i propri valori fondativi, che oggi, di fronte al peso della crisi, chiedono di essere rappresentati e incarnati nei fisogni delle fasce più deboli e nelle istanze delle nuove generazioni.
In questa prospettiva condivido appieno la preoccupante riflessione di Domenico Siracusano quando nella sua nota invita a riflettere sugli assetti di potere che le vicende giudiziarie del giovane Genovese ci consegnano sul piano del destino democratico, politico ed economico della città di Messina. E' il grido di allarme di una generazione che ha vissuto le strettoie del sistema Genovese e che oggi ne scorge tutti i limiti e le complicità sul piano della macchida dei consensi e delle sue ricadute.
Ma c'è qualcosa di più rispetto ad unvito a riflettere. C'è da chiedersi come sia stato possibile che diciottomila cittadini abbiano scelto di votare un giovane studente di 21 anni senza mai constatarne la presenza nei territori, le qualità, le competenze sul campo?
Non basta avere la risposta già pronta. Mi chiedo e vi chiedo dove abitano quella la dignità, quella coscienza,quella libertà ,indispensabili per costruire una comunità democratica normale e in quale misura risiede ancora quel livello di servilismo che trasforma i cittadini in sudditi al punto da mandare un giovani di 21 anni nello scranno più alto dell'Assemblea regionale, quel giovanissimo Luigi che già deve difendersi per colpe che hanno costituito il pane quotidiano di cui si sono nutriti la sua infanzia e la sua adolescenza.
Di fronte a tale cinismo solo un'indignazione profonda e uno scatto d'orgoglio collettivo possono essere una risposta ad una questione morale che si pone in tutta la sua portata, chiedendo al nuovo Governatore della Sicilia scelte adeguate ad una terra tormentata dalla sua stessa storia e da un presente inquietante. Un segnale fondamentale per una generazione che solo il pensiero critico e un rinnovato senso di cittadinanza possono aiutare a mantenere la schiena dritta quando i "padri" smarriscono il loro ruolo.
Lucia Tarro Celi
BUONASERA, MI SPIEGATE XKè LUIGI SI è AVVALSO DELLA Facoltà DI NN RISPONDERE AI GIUDICI? SE UNA HA LA COSCIENZA APPOSTO NN DEVE TEMERE DI RISPONDERE AI GIUDICI (FORSE ASPETTAVA KE IL SUO AVV. RIMESCOLASSE LE CARTE I)