L’ennesima tragedia e il doloroso carico dei perché. 2009, 2010, 2011: ancora quante volte?

L’ennesima tragedia e il doloroso carico dei perché. 2009, 2010, 2011: ancora quante volte?

Emanuele Rigano

L’ennesima tragedia e il doloroso carico dei perché. 2009, 2010, 2011: ancora quante volte?

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mercoledì 23 Novembre 2011 - 02:37

Negligenze gestionali, cambiamenti climatici, destino. L’unica certezza è che piangiamo, da soli, altre tre vittime innocenti. Che sia l’ultima volta

Una, due, tre. Leggete, sentite bene. Tre vittime, innocenti. Continuiamo a piangere, quasi senza rendercene conto. In questa fredda notte di novembre, chiuso nella mia calda e accogliente stanza, accompagnato solo dal rumorio del vecchio pc, non riesco a darmi pace. Mi chiedo se davvero la nostra storia è già scritta. Se parlare di fato, di destino è la cosa giusta. Se può bastare a lasciare spazio alla rassegnazione. No, non può bastare.

Mi chiedo che colpa può avere il piccolo Luca. Che colpa può avere la sua povera mamma al quale è stato strappato dalle braccia un figlio da un temporale. Mi chiedo perché. 2009, 2011, ancora e ancora. Chiudo gli occhi e il mio pensiero va a Giampilieri, Scaletta, Briga, Itala. Poi ancora a San Fratello e ai Nebrodi. Cerco una risposta tra le negligenze amministrative e gestionali della politica, tra i cambiamenti climatici e metereologici, tra i centinaia di motivi del giorno dopo. E senza tregua mi chiedo cosa c’entra tutto questo con la vita strozzata di un piccolo di dieci anni. *****, dieci anni! Mi vengono in mente gli occhi di Nino Lonia, penso a chi ancora soffre a distanza di anni per la perdita dei propri cari e mi chiedo se è stato fatto tutto per evitare l’ennesima tragedia. Se è l’uomo a provocare la reazione della natura. Cosa possiamo fare adesso.

Nell’era dell’i-phone e degli i-pad siamo capaci di farci uccidere dalle frane. Creiamo e distruggiamo. Esaltiamo la tecnologia e ci dimentichiamo di avere cura di noi stessi. Centinaia di interrogativi bombardano la mia testa e sono certo anche le menti di tanti, forse tutti i messinesi. Che senso ha programmare, fare sacrifici, lottare ogni giorno, imprecare, arrabbiarsi, condividere, essere felici e poi essere spazzati via così? Come uno straccio di detrito tra l’acqua e il fango assassino.

Apro la tv, cerco una risposta. Ma l’assordante silenzio dei media nazionali non può che aumentare i miei dubbi, le angosce. Forse meglio così. Meglio che sentire nuovamente parlare di abusivismo. Siamo feriti da quanto accaduto così come da chi nel bene ci dice di stare dalla nostra parte e nel bisogno ci getta via come spine di pesce. Ma non mi rassegno. Penso: a pochi chilometri di distanza da casa mia è venuto tutto giù. Inondate abitazioni, strade, negozi, ogni spazio considerato vitale fino a ieri mattina scombussolato dalla puzza di fango e dal disastro terribile. Letojanni, Barcellona, Saponara: siamo noi, la prossima volta potrebbe toccare a noi.

Adesso siamo soli a piangere le nostre vittime. E stavolta alcuna falsa solidarietà ci farà cambiare idea sulla reale solitudine. Perdiamo un padre e un figlio giovane, una ragazza di 24 anni e Luca. Ci stringiamo, con affetto e sincerità, alle famiglie che dovranno patire la rabbia di scomparse dolorose e ingiuste.

E’ l’ultimo pensiero. Chiudo gli occhi prima di dire addio a questa lunga giornata. La mia preghiera è rivolta ai tre angeli che non ci sono più. Il Signore dia pace a queste anime e magari, Lui che è immenso, trovi le parole per spiegare loro perché ci hanno dovuto lasciare così presto. Io andrò a dormire con l’amaro in bocca e il carico di tutti questi “perché” che vorrei urlare. Urlare per l’ultima volta.

Emanuele Rigano

6 commenti

  1. grazie x il lavoro che fate e xchè grazie a voi anche se magari inutilmente la nostra voce ha un suono, un urlo forse vano, ma REALE….. preghiamo x loro e x tutti NOI

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  2. Mi pice cogliere nell’articolo di Emanuele Rigano due aspetti tipici della retorica dell’antica Grecia.Uno è l’allusione consistente nel dire una cosa per farne intendere un’altra, in questo caso il giornalista pensa alle responsabilità facilmente riconducibili a chi ha governato questi territori.
    L’altro è l’allegoria,cioè parlare diversamente,è una figura retorica consistente nella costruzione di un discorso che, oltre al significato letterale,presenta anche un significato più profondo,allusivo e nascosto,a cui io, a differenza di Rigano,voglio dare una manifestazione scritta seguente.Madre Natura non centra un fico secco,in milioni di anni ha creato delle regimentazioni naturali delle acque piovane,furono i torrenti, che uomini miserabili hanno permesso di seppellire sotto il cemento,avendo poi l’ardire di costruirci sopra abitazioni civili.

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  3. Tranquillo rigano, lo sciacallo (travestito da neo ministro) ha già sentenziato: abbiamo traccheggiato e bisogna spostare persino gli esercizi commerciali…qui a Messina. A Genova invece bisogno mandare tanti soldi per farglieli rimettere a nouvo così quando arriva la prossima alluvione da loro possono rinnovare nuovamente a spese della collettività. Non c’è da chiudere gli occhi e pregare, o almeno non solo quello. bisogna chiudere i conti con questa gente che ci sta succhiando il midollo lentamente con il nostro benestare. Ci hanno tolto la dignità, ormai sono a buon punto. Se solo reagissimo…..

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  4. …forse un giornalista,più che fare retorica e porre domande (a se stesso più che agli altri) dovrebbe indicare soluzioni pratiche e dare risposte,ma capisco che per una sub-cultura come quella in cui siamo stati cresciuti e pasciuti è già tanto essersi resi conto che un problema esiste…le colpe stavolta ci sono, sono chiare e ricadono sugli amministratori regionali, provinciali e locali,per non aver saputo prevedere non dico l’evento in sé ma almeno la possibilità di renderlo meno devastante e tragico di quel che è stato…forse Rigano non ha mai visto quel che era il Longano e i mille altri torrentelli-killer,altrimenti non imprecherebbe contro il destino cinico e baro…

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  5. Rispetto,dolore e cordoglio per i morti di oggi e di ieri.Poi anch’io chiudo gli occhi e chiedo al gran DIO : come mai porti via sempre i MIGLIORI e lasci la “feccia” dell’umanita sulla terra ? Mi guarda e risponde: ma loro non stanno con me,stanno col Diavolo…

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  6. le risposte si trovano nelle motivazioni con cui sono stati indagati sindaci e tecnici per la strage di giampilieri e scaletta. l’abusivismo o i condoni facili centrano ma fino ad un certo punto. gli avvisi di garanzia sono partiti per aver sottovalutato i rischi e per non aver adottatoper tempo le procedure di allertamento della popolazione.

    emanuele, se mi dai una tua mail dovrei rappresentarti un progetto a cui potresti partecipare proprio al riguardo. così da trasformare la rabbia e le lacrime in qualcosa di concreto per salvare vite umane. collabora con noi e sarai fiero del tuo lavoro

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