“L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo”, una lezione di libertà

“L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo”, una lezione di libertà

Tosi Siragusa

“L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo”, una lezione di libertà

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giovedì 03 Marzo 2016 - 23:07

Sulla rotta della decima musa: il biopic di Jay Roach dedicato al grande sceneggiatore hollywoodiano vittima del maccartismo. Impressioni a cura di Tosi Siragusa

Dopo “Il prestanome”, del 1976, e “Good Night, and Good Luck”, del 2005, ancora un'opera filmica incentrata sulla tematica del maccartismo, qui indagata dal regista Jay Roach in forma di biopic drammatico, con attenzione peculiare agli aspetti esistenziali di Dalton Trumbo, divenuto negli anni quaranta uno degli sceneggiatori più ricercati di Hollywood (autore, fra gli altri, di “Spartacus” e “Exodus”) e preso di mira per le sue convinzioni politiche, radicalmente liberali.

Il lungometraggio è basato sulla biografia di Bruce Alexander Cook, “Trumbo”, sceneggiato da John McNamara, e si avvale di suggestive musiche di Theodore Shapiro e di interpreti qualificati, quali Bryan Cranston, già giustamente in lizza per l'Oscar quale migliore attore protagonista e, fra gli altri, Diane Lane (Cleo Trumbo), Elle Fanning (Nikola Trumbo), Louis C.K. (Arlen Hird), John Goodman (Frank King) Michael Stuhlbarg (Edward Robinson) e Alan Tudyk (Ian McLellan Hunter). Helen Mirren impersona, macchiettisticamente, Hedda Hopper, una delle più acerrime nemiche dei supposti "rossi", celebre per le delazioni contenute nelle sue rubriche ma, prima ancora, per i suoi cappellini fioriti e i tailleur stucchevoli. Appaiono Otto Preminger e Kirk Douglas, fautori del ritorno di Trumbo, che, dopo aver perso la casa e il lavoro, continuò a scrivere sceneggiature sotto falso nome e a battersi per lo smantellamento della lista nera. Negli USA della guerra fredda e del terrore per l'ex alleato Unione Sovietica, Dalton Trumbo venne dunque imprigionato in quanto in odore di comunismo (era iscritto dal 1943 al Partito Comunista americano) quando era invece totalmente dedito al suo lavoro e eticamente impegnato e lottò contro l'ingiustizia, vincendo alfine due Oscar meritatissimi per “Vacanze romane” e “La più grande corrida”, con completa riabilitazione. La scena di apertura, in cui Trumbo, con i suoi baffi ingrigiti, scrive le sue sceneggiature immerso in una vasca da bagno – in realtà essendo persona pragmatica, per attenuare il mal di schiena faceva lunghi bagni caldi e cercava di spendere al meglio quel tempo – con wiskey e bocchino, sono degne di menzione perchè caratterizzanti l'uomo prima che il personaggio. Successivamente, ad una tipica festa hollywodiana per ricchi e famosi, Trumbo è definito “comunista con piscina”, rintracciandosi contraddizioni fra la sua esistenza opulenta e il suo sostenere gli scioperi dei lavoratori dello spettacolo. Le sue storie per film, come “Ho sposato uno strega”, in realtà poco attenevano al comunismo, che in America era, in quegli anni del dopoguerra, messo al bando. Attraverso i cinegiornali dell'epoca, integrati da operazioni di fiction, si ricostruisce il processo del Comitato per le attività antiamericane contro i “comunisti” che operavano in campo cinematografico, dal 1947, con Robert Taylor, Ronald Reagan e John Wayne, sostenitori dell' accusa, e Lauren Bacall e Humphrey Bogart, degli accusati. Dei 19 “testimoni ostili”, i convocati davanti alla commissione, passarono a 11 e, dopo la “liberazione” di Brecht, si arrivò alla “Hollywood Ten” e 10 artisti furono condannati a scontare mesi di prigionia e poi privati del lavoro dai produttori, solo per non aver voluto rispondere alla domanda su una loro iscrizione al partito comunista, appellandosi al primo emendamento della Costituzione Americana, che protegge i credi e le libertà, quella di pensiero in primis.

Prodotto piccolo, ma con un preciso messaggio, più che buono, questo, a piccolo budget, in particolare per le meritorie interpretazioni, le ambientazioni (di Jesse Rosenthal) e i costumi (di Daniel Orlandi) che ci restituiscono un clima da caccia alle streghe, ma anche la ricostruzione storica dettagliata di un'epoca. Difetta però, come già accennato, uno sguardo completo sull'attività professionale del grande artista, atteso che la sceneggiatura, rispetto allo script da cui è tratta, sposta il focus sulla figura umana di Trumbo, piena di sfumature e spesso elusiva, ma molto comunicativa e gestuale e un po' pittorica, esemplare in famiglia e società, non indagando sulle sue opere in modo adeguato, ma contribuendo a restituirci un po' di quel personaggio, sfortunatamente poco conosciuto, che fu lo sceneggiatore. Il film non è ancora uscito nelle sale cinematografiche messinesi.

Tosi Siragusa

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