L'assertività e la Giornata Internazionale delle Donne

L’assertività e la Giornata Internazionale delle Donne

L’assertività e la Giornata Internazionale delle Donne

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lunedì 04 Marzo 2013 - 11:43

Anna Kuliscioff da ginecologa scoprì il batterio della febbre puerperale, aprendo la strada alla ricerca che salverà milioni di donne dalla morte dopo il parto. Da attivista politica elaborò una proposta di legge a tutela del lavoro femminile e minorile (legge Carcano) e lottò per l’estensione del diritto di voto alle donne. Chiedi alla psicologa: invia una mail all’indirizzo psicologica@tempostretto.it

Recita il dizionario Hoepli alla voce emancipazione: “e. femminile, liberazione della donna dalla condizione di inferiorità nei confronti dell’uomo, sul piano sociale, giuridico e sessuale”.

Quanto ha a che fare la Giornata Internazionale delle Donne (non la festa delle donne), con l’assertività? Molto, se ricordiamo che tale giornata è stata istituita per celebrare le conquiste sociali che hanno portato, nel nostro pezzetto di mondo, all’uguaglianza almeno legale tra uomo e donna. L’Otto marzo 1917 è il giorno in cui le donne russe sono scese per le strade di San Pietroburgo per rivendicare la fine della guerra. Non hanno chiesto “per favore, uomini, fate finire la guerra”. Hanno affermato la loro volontà di farla finita, dando inizio ad una serie di proteste che ha portato al crollo dello zarismo. Non sono state “contro gli uomini”: hanno affermato la loro autonoma volontà.

L’emancipazione, della donna o di qualunque altra categoria considerata subalterna, è sempre lotta, individuale e di gruppo, fatta sul campo e con obiettivi concreti. E’ una conquista, un diritto all’uguaglianza (non alla superiorità), va difeso e rivendicato. I diritti non sono mai porti su un vassoio d’argento. La Giornata Internazionale delle Donne è per quelle donne che ogni giorno affermano la loro emancipazione. Le donne “emancipate” sono consapevoli del proprio valore, sono padrone del proprio destino, orientano le proprie scelte lavorative, sociali, esistenziali sulla base della propria volontà perché sanno che è un loro diritto e sono pronte a lottare per rivendicarlo, non aspettano che venga loro concesso. Le donne emancipate non sono machi in gonnella: sono persone assertive che riconoscono l’uguale valore e dignità dell’altro, per questo non si mettono in fila per entrare in un night club una volta l’anno e infilare banconote nel perizoma dello spogliarellista. E’ molto frequente imbattersi in quest’ultima scena durante la festa delle donne (non Giornata Internazionale), questa è più simile ad una mascherata carnevalesca, avente il fine di sovvertire l’ordine per un po’: le donne si “travestono” da uomini, dopo aver chiesto il permesso ai mariti e lasciato la cena in caldo, per una notte usano un altro uomo per il loro divertimento e questo consente loro di invertire temporaneamente i ruoli, sfogarsi, e tornare più docili di prima al loro ruolo di mogli sottomesse. Quanto c’entra l’assertività con la festa delle donne? Ben poco, se non per contrasto. La donna che aspetta questa occasione o un’altra simile per trasgredire non è una donna assertiva, poiché trasgredisce norme sociali e familiari che qualcun altro le ha imposto e che lei, passivamente subisce.

Ho volutamente descritto due scenari opposti, due tipi di donna estremi, per rendere l’idea. La realtà è più complessa, sfumata, spesso né l’uomo né la donna sono consapevoli di mantenere quest’ultima in una posizione di inferiorità: un padre che limita l’autonomia della figlia scortandola ovunque per proteggerla, un marito che si sobbarca tutte le responsabilità nella gestione della famiglia per cavalleria o per non affaticare o preoccupare la moglie, di fatto sono uomini che agiscono per amore, ma alla lunga impediscono a figlie e mogli di essere autonome e responsabili, di essere cioè assertive. Una donna amata in questo modo diviene una donna passiva. E tutto andrà bene finché vivrà nel guscio protetto della propria casa, ma cosa accadrà se si innamorerà di un uomo violento o si troverà a lavorare in condizioni in cui vedrà calpestati i suoi diritti? Sarà una vittima, perché non avrà imparato a rispettare se stessa e a farsi valere nel confronto con gli altri.

L’emancipazione e l’assertività sono modi di essere che si affinano nel giornaliero esercizio del vivere la vita e non nell’esiguo lasso di tempo di qualche ora di follia. Lasciamo perciò da parte la “festa” e celebriamo invece la Giornata Internazionale della Donna: riconosciamo il valore di tutte quelle donne consapevoli che, battaglia dopo battaglia, giorno dopo giorno, azione dopo azione, plasmano la propria vita in modo che appartenga loro, che le rispecchi, le gratifichi e sia di esempio alle proprie figlie ed alle altre donne.

“Psicologica” è curata da Francesca Giordano, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi di Torino, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma (SPC), Vicepresidente A.p.s. Psyché, “mamma di giorno” presso il nido famiglia Ohana.

Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni e le risposte fornite dall’esperta hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.

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