S. Teresa. "Mio padre, un eroe normale", in un libro la vita di un uomo e la storia di un quartiere

S. Teresa. “Mio padre, un eroe normale”, in un libro la vita di un uomo e la storia di un quartiere

Gianluca Santisi

S. Teresa. “Mio padre, un eroe normale”, in un libro la vita di un uomo e la storia di un quartiere

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domenica 24 Gennaio 2021 - 16:35

"Viaggia la domenica, e non il lunedì!" è la biografia del padre Giovannino scritta dal giornalista Giuseppe Massimo Cicala. Un'opera utile anche per ritrovare l'identità di un territorio

S. TERESA – Attento osservatore delle cronache locali, giornalista eclettico, capace di passare all’occorrenza dal fioretto alla clava nei suoi articoli, Giuseppe Massimo Cicala ci regala a sorpresa il suo primo libro. “Viaggia la domenica, e non il lunedì!”, per usare le parole stesse dall’autore, è “un’ampia biografia ragionata” del padre Giovanni “Vanni” Cicala. Se fosse ancora in vita, lo scorso 15 gennaio avrebbe compiuto 100 anni. E proprio in quella data il figlio, mantenendo una promessa, ha fatto uscire il libro, distribuendolo gratuitamente sotto forma di ebook. Se avete curiosità di leggerlo potete rivolgervi direttamente all’autore contattandolo attraverso il suo profilo Facebook.

I motivi d’interesse sono numerosi. Perché è molto più di un semplice e affettuoso omaggio biografico. Lo spiega bene, nella sua postfazione, Santino Mastroeni: “Il libro è una biografia, biografia di un uomo, di un Padre, di un territorio, di un periodo storico. E’ uno di quei racconti in cui la microstoria diventa parte, minuscola sì ma inscindibile, della macrostoria” e anche “una geografia di persone, di luoghi, di epoche storiche, quasi una Spoon River del quartiere Bucalo: utile a chi non è nato in questi luoghi, ma utile anche a chi vi è nato per ritrovare (o scoprire) l’identità del territorio”.

Centoventotto pagine, oltre 60 foto d’epoca, tavole analogiche e documenti storici inediti: il libro di Giuseppe Massimo Cicala, già direttore di “Jonia News”, abbraccia un arco di tempo che va dagli ultimi anni del Settecento ad oggi, ricostruendo con dovizia episodi e fatti storici di sette generazioni di Cicala.

“Come avviene spesso – racconta l’autore – questo lavoro è nato un po’ per gioco, un po’ per scherzo, un po’ per scientifica progettazione. Con il passare degli anni mi sono reso conto che mettendo insieme gli episodi più volte sentiti raccontare da piccolo, si sarebbe potuta ricostruire un bel pezzo di storia, vorrei dire dal 1830-40 ad oggi, coinvolgendo un gran numero di persone, fatti, storie, tradizioni, costume e altro”.

Come è stato immergersi in questo flusso di ricerche e ricordi?
“E’ stato uno svuotamento di memoria, una specie di back up storico – continua Giuseppe Massimo Cicala – per lasciare una traccia tangibile ad uso altrui. Per quanto invece riguarda la mia introspezione, forse scrivere la storia di chi c’è stato prima di me è terapeutico: magari cura, riallinea, rimette in fila, riordina idee e ricordi, e valutazioni, riflessioni, dibattiti, sogni, speranze, ragionamenti sugli infiniti bivi che le nostre scelte hanno intrapreso, e come queste hanno interagito con le persone che ci amavano, e che tuttora ci amano da Lassù, per chi crede.”

Nella tua opera hai messo tutto l’amore verso tua padre ma anche nei confronti della tua S. Teresa e dei suoi quartieri storici di Bucalo e Sparagonà.
“Mi rendo conto che questo libro potrebbe non essere del tutto gradevole o addirittura comprensibile per i non santateresini o gli stessi non residenti nei quartieri di Bucalo – Sparagonà. Però, mi piace pensare, e vedere, questo lavoro come un grande atto di amore per la mia terra, nel particolare, il fazzoletto di territorio in cui sono cresciuto. Ma un altro aspetto, che però va cercato tra le righe, è che il racconto “in diretta” e in prima persona di cose ed eventi che di solito sono stati solo studiati o letti sui libri, talvolta capovolge o cambia l’ottica di dove c’è il giusto, l’errato, il buono, il brutto e il cattivo. Una cosa però la devo dire: mi spiace, e me ne scuso con i lettori, di essermi lasciato prendere forse troppo la mano su certe posizioni che papà non si è mai sognato di sostenere, se non nell’intimo dei pensieri. Era un eroe, un eroe normale, un eroe che oggi definiremmo sfigato, un uomo la cui bontà, tenerezza e senso della famiglia sono sempre stati interpretati con la massima sincerità e linearità, senza retropensieri, e senza badare a spese.”

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