Sahel più verde e siccità più frequenti sul Mediterraneo, conseguenza del cambiamento climatico

Sahel più verde e siccità più frequenti sul Mediterraneo, conseguenza del cambiamento climatico

Daniele Ingemi

Sahel più verde e siccità più frequenti sul Mediterraneo, conseguenza del cambiamento climatico

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sabato 29 Giugno 2019 - 07:30

Una delle tante conseguenze del cambiamento climatico in atto sarebbe quella di un sensibile incremento delle siccità sulle regioni e i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, mentre il Sahel e i confini più meridionali del Sahara, il più grande deserto della Terra, sembrano destinati a diventare sempre più umidi e verdi, per via di un incremento delle precipitazioni durante il periodo estivo.

Sembra davvero un grosso paradosso, eppure sembrerebbe che il cambiamento climatico in atto stia avendo delle ripercussioni molto più pesanti del previsto nella circolazione atmosferica fra le vaste distese semi-desertiche del Sahel, il Sahara e il mar Mediterraneo. Negli ultimi anni si è notato come le estati stiano diventando sempre più piovose nel Sahel, e addirittura pure su alcune aree del Sahara, mentre lungo l’area del Mediterraneo e sull’Europa meridionale pare si facciano sempre più frequenti e prolungate le fasi siccitose, spesso accompagnate da intense onde di calore che possono perdurare per intere settimane.

Difatti una delle tante conseguenze del cambiamento climatico in atto sarebbe quella di un sensibile incremento delle siccità sulle regioni e i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, mentre il Sahel e i confini più meridionali del Sahara, il più grande deserto della Terra, sembrano destinati a diventare sempre più umidi e verdi, per via di un incremento delle precipitazioni durante il periodo estivo.

Un recentissimo studio realizzato da un gruppo di climatologi tedeschi e statunitensi ha dimostrato, attraverso le simulazioni modellistiche di evoluzione del clima in Africa, un possibile cambiamento brusco delle condizioni di precipitazione nel Sahel, una regione caratterizzata da sempre caratterizzata da grande aridità e instabilità politica permanente, con frequenti conflitti su scala locale. Nello studio, pubblicato nella nota rivista scientifica Earth System Dynamics, gli autori hanno individuato un meccanismo di “autoamplificazione” che si potrebbe innescare una volta che la temperatura media della Terra abbia superato un limite compreso fra +1,5°C e i +2,0°C rispetto al periodo pre-industriale.

Questo meccanismo di “autoamplificazione”, come ricordato dagli stessi autori, si è già verificato più volte in passato. Lo stesso con il cambiamento in atto sarà destinato a ripresentarsi in futuro, e probabilmente già entro la fine del prossimo secolo, allorquando la temperatura media della Terra potrebbe superare la soglia dei +1,5°C +2,0°C, rispetto al periodo pre-industriale.

Diversi studi paleoclimatici mostrano, infatti, che nel Sahel il passaggio da una situazione di assoluta siccità ad una situazione di forte piovosità e viceversa, non è stato un processo graduale, ma un processo brusco verificatosi proprio in condizione di un cambiamento graduale del clima, continuo e prolungato nel tempo. Questa soglia, che coincide anche al limite di pericolo globale assunto da parte dell’accordo sul clima di Parigi, potrebbe purtroppo essere raggiunta prima della fine di questo secolo. Il forte aumento di piovosità atteso sull’area saheliana e sul Sahara sarà causato dal notevole rinforzo dell’umido flusso legato al “monsone di Guinea”, che altro non è che il corrispondente dell’Aliseo di SE sull’Atlantico meridionale il quale oltrepassando l’equatore ed in prossimità delle coste dell’Africa occidentale viene deviato verso destra dalle depressioni termiche che si formano sull’Africa centrale e il Sahel, assumendo la tipica direzione da S-SO e SO.

Il sensibile rinforzo del “monsone di Guinea”, indotto dal sensibile riscaldamento delle acque superficiali dell’Atlantico sub-equatoriale, riuscirà a spingere verso nord, fino ai confini meridionali sahariani, il famoso “fronte di convergenza intertropicale” lungo l’Africa occidentale. La notevole risalita verso nord del “fronte di convergenza intertropicale” comporterà un consistente spostamento verso nord dell’ampia circolazione della “Cella di Hadley”, con l’insorgenza di una vasta area di “Subsidenze atmosferiche” (lente correnti discendenti tipiche all’interno dei regimi anticiclonici che schiacciano l’aria verso i bassi strati) lungo la cintura delle alte pressioni sub-tropicali, stagnanti intorno i 30° di latitudine nord.

Questi convulsi movimenti atmosferici sopra l’Africa settentrionale non faranno altro che stimolare (gonfiare) i robusti promontori anticiclonici sub-tropicali presenti sopra l’entroterra desertico sahariano che con il loro carico di aria molto secca e calda, preesistente a tutte le quote, tenderanno ad estendere la propria influenza fino al Mediterraneo e all’Europa meridionale, rendendo le ondate di calore sempre più frequenti, assieme alle fasi siccitose.

Le ondate di calore sempre più frequenti sul bacino del mar Mediterraneo

Stiamo parlando di uno scenario che si avvicina, sempre di più, alle configurazioni che hanno caratterizzato le ultime estati, salvo qualche eccezione. Proprio nei prossimi giorni il promontorio anticiclonico algerino si espanderà verso nord-nord/est riuscendo ad inglobare sotto la sua grande cupola tutto il Mediterraneo centro-occidentale, Italia settentrionale compresa, dove si verificherà un ulteriore consolidamento della stabilità atmosferica, con cieli sereni o poco nuvolosi e temperature in sensibile aumento a partire da domani, con punte diffuse di oltre i +35°C/+36°C in diverse località, e picchi capaci di raggiungere i +38°C +39°C.

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