De Cola-Napoleone e la Variante per pochi intimi: c'è un vulnus di democrazia

De Cola-Napoleone e la Variante per pochi intimi: c’è un vulnus di democrazia

Rosaria Brancato

De Cola-Napoleone e la Variante per pochi intimi: c’è un vulnus di democrazia

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martedì 13 Marzo 2018 - 05:12

Da oggi dovrebbe approdare in Consiglio comunale la Salvacolline ma i rischi legati all'incompatibilità comporteranno una serie di conseguenze anche sul piano della partecipazione e condivisione del provvedimento.

Nell’ultima fase del mandato amministrativo l’assessore all’urbanistica Sergio De Cola si è convinto di essere un po' come il Napoleone Bonaparte meno avvezzo al confronto e più concentrato sulla sua visione dell’impero, quello che diceva: “i più forti non trattano, ma dettano le condizioni alle quali altri obbediscono”.

Oggi in Aula dovrebbe approdare il Salvacolline, la delibera della discordia diventata terreno minato per chiunque osi metterne in discussione l’assoluta bontà dei contenuti e degli intenti. Nonostante contro la Variante al Prg si sia levato in più di un anno un coro di no e decine di inviti a ritirare la delibera, l’assessore tira dritto come un treno ignorando di far parte di una giunta che in teoria ha fatto della partecipazione e della condivisione un mantra (sia pure nell’ormai lontano 2013….).

Per De Cola il fatto che non donna Sarina, che è ignorante in materia, ma gli Ordini professionali di ingegneri e architetti, sindacati, Sicindustria, Legambiente e poi M5S, consiglieri, partiti, Anci, il Genio civile, la Commissione urbanistica comunale e persino alcuni dirigenti del dipartimento abbiano individuato criticità tali da suggerire un ritiro della delibera, è irrilevante. Qualsiasi osservazione viene vista come lesa maestà e offesa personale.

Il sogno di De Cola nelle vesti di Napoleone è l’approvazione della Variante così com’è nel più assoluto silenzio e in una seduta per pochi intimi. Ed è quello che sta per accadere con un gravissimo vulnus per la democrazia rappresentativa.

Da oggi infatti insieme alla Salvacolline approda in Aula il problema dell’ eventuale incompatibilità dei consiglieri che abbiano tra parenti fino al quarto grado proprietari di terreni o comunque interessati alla Variante.

I consiglieri che siano in questa situazione hanno L’OBBLIGO DI ASTENERSI ANCHE DAL DIBATTITO, PERTANTO NON DEVONO ESSERE PRESENTI IN AULA al momento dell’esame del provvedimento.

Dopo la querelle sulla secretazione degli atti che ha tenuto banco per un anno, adesso c’è la questione delle incompatibilità e l’assessore ha trasmesso gli elenchi dei titolari delle particelle SOLTANTO IL 27 FEBBRAIO, dando quindi uno stretto margine di tempo ai consiglieri per verificare l’albo genealogico.

La stessa incompatibilità non vale per gli assessori nonostante sia evidente che al di là dell’aspetto giuridico-legale vi sono quelli di opportunità ma su questi temi da un assessore che è socio di uno dei migliori studi d’ingegneria della città abbiamo già visto che non c’è alcuna apertura.

Si è già appurato come Accorinti risulti proprietario di 8 particelle coinvolte dalla Variante e De Cola abbia due nipoti diretti tra i proprietari, ma questo, come detto, per la legge non comporta obbligo di astensione, nonostante la giunta sia l’organo proponente della Variante.

La querelle sull’incompatibilità comporta alcune CONSIDERAZIONI:

1-Un consigliere può non essere in grado di sapere se ad esempio un parente del coniuge, con un altro cognome o anche in assenza di rapporti per via di litigi familiari, risulti in quell’elenco e rischia così di incorrere in un reato in modo inconsapevole.

Potrebbe quindi decidere di non partecipare al voto per tutelarsi a prescindere dall’effettiva incompatibilità

2-il ruolo del consigliere comunale prevede che INTERVENGA in tutte le questioni vitali per lo sviluppo della sua città. La Variante, al di là della versione fiabesca che l’assessore dichiara, cambierà in modo ampio e determinante per i prossimi 50 anni l’aspetto della città. Impedire a chi è stato eletto di esplicitare fino in fondo il suo ruolo è un ostacolo alla democrazia partecipativa.

3-il fatto che l’amministrazione possa essere in condizioni virtuali di incompatibilità non previste in alcuna fattispecie dalla normativa non significa che non vi siano valutazioni di opportunità. Non vi è inoltre la stessa parità di condizioni tra amministrazione e consiglio a fronte di uno strumento urbanistico fondamentale

4-Se dei 40 consiglieri eletti in Aula solitamente ve ne sono 18 e se di questi 18 almeno 7 sono in condizione di incompatibilità ed altri 3 poniamo il caso che non vogliano rischiare di commettere un reato, sarà impossibile votare la delibera. Ci sarà un’Aula che in condizioni numeriche veramente ridicole finirà con l’approvare o bocciare uno strumento urbanistico. Non si può lasciare questioni così importanti in mano ad un gruppo di pochi intimi che solo per variabili indipendenti, quali appunto la parentela o i rischi di incompatibilità, hanno titolo a votare.

5-se un consigliere incompatibile ha voglia e diritto di ribadire la sua posizione in merito come farà? Commetterà reato intervenendo in Aula? L’esercizio libero e democratico dell’intervenire in Aula in rappresentanza dei cittadini si trasformerà in reato? E veramente questa amministrazione vuol trasformare un dibattito in Consiglio in un contesto delittuoso?

6-L’obiettivo dell’assessore è una Variante approvata da pochi intimi?

7-Se il numero degli incompatibili e degli astenuti sarà elevato la conseguenza sarà l’invio di un commissario dalla Regione ed è questa la soluzione che auspica l’assessore sottraendo così ai legittimi destinatari di una decisione vitale la capacità di incidere nelle scelte del territorio.

C’è un rischio di vulnus di democrazia che non può essere tollerato a ridosso dalle elezioni amministrative.

In ultimo riportiamo le dichiarazioni dell’ex assessore Corvaja, “papà” del Salvacolline che sulla querelle è stato lapidario: “L’amministrazione Accorinti non so per quale motivo ha perso 5 anni di tempo. La mia delibera era chiara e circostanziata e mirava ad impedire l’edificabilità in un’area precisa ed individuata, quella collinare, con la contestuale nascita della Banca dei volumi. Avrebbero dovuto portare avanti solo il nuovo Prg invece non so se per insipienza, per incapacità o per altre motivazioni hanno semplicemente perso 5 anni senza risolvere nulla

Rosaria Brancato

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