Falsi tumori per impiantare protesi, a processo tre medici del Policlinico

Falsi tumori per impiantare protesi, a processo tre medici del Policlinico

Redazione

Falsi tumori per impiantare protesi, a processo tre medici del Policlinico

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venerdì 31 Marzo 2017 - 16:35

I Calbo e Marullo, arrestati nel giugno 2016, sono stati rinviati a giudizio e compariranno davanti al giudice a settembre 2018.

Comincerà a settembre del 2018 il processo per i tre medici messinesi accusati di certificare falsi tumori per effettuare interverti di chirurgia plastica a spese del servizio sanitario nazionale. Il Giudice per l'udienza preliminare di Messina ha esaminato le posizioni di Letterio Calbo, 68enne, all’epoca dei fatti direttore del reparto di Endocrinochirurgia del Policlinico, il figlio Enrico Calbo, 40 anni, allora specializzando, e il vice direttore dello stesso reparto, Massimo Marullo, 59 anni, ed ha valutato che ci sono gli elementi per il vaglio dibattimentale. Sarà quindi il giudice di primo grado, adesso, al processo, a verificare se sono colpevoli o no dei reati falso materiale, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, peculato e truffa aggravata.

Si difenderanno assistiti dagli avvocati Giuseppe Carrabba e Piero Pollicino.

I tre camici bianchi erano andati ai domiciliari nel giugno dello scorso anno al termine degli accertamenti della Polizia giudiziaria della Polizia su fatti che risalgono al periodo tra il 2011 e il 2013. Secondo l'accusa i tre diagnosticavano falsi tumori o la necessità di sostituire protesi mammarie già impiantate, quando ciò non era affatto necessario.

Sarebbe successo con almeno 12 donne tra il 2011 e il 2012, secondo gli investigatori, e in tutti i casi le donne sarebbero state all'oscuro della truffa. Sebbene non abbiano risposto alla raccomandata inviata dal Policlinico mentre era in corso l'indagine interna a carico dei medici, infatti, le pazienti sono state poi interrogate dalla Polizia giudiziaria e hanno precisato di non aver mai saputo di essere state sottoposte ad esame istologico né di aver mai saputo l'esito dello stesso esame. Le pazienti hanno spiegato di aver pagato la somma richiesta, circa 2 mila euro a testa, a pagamento delle protesi.

Non avrebbero avuto contezza, cioè, del fatto che le protesi adoperate non erano state fornite dal Policlinico, sebbene l'intervento fosse a carico del Servizio sanitario nazionale – grazie alla falsa diagnosi di tumore.

Prima ancora del racconto delle pazienti, a confermare agli inquirenti le anomalìè era stato l'esposto, nel 2013, del direttore generale del Policlinico.

Nel 2012, infatti, una segnalazione al dg Pecoraro aveva messo sul chi va la la dirigenza sanitaria, in particolare l'allora ds Paolina Reitano, la quale aveva avviato una indagine interna. Analizzando i dati contenuti nell'Orma Web – un servizio di monitoraggio in rete costituito attraverso l'inserimento da parte dei medici, dopo ogni intervento, di una scheda descrittiva dell'intervento – la Reitano ha rilevato anomalie evidenti in una parte degli interventi effettuati dal direttore di Endrocrinologia, il figlio specializzando e il vice direttore dello stesso reparto, in particolare sull'applicazione delle protesi nei casi di ricostruzione del seno.

La prova delle anomalie, è emerso alla fine del lavoro della commissione interna, è arrivata dalla Farmacia del Policlinico, che ha attestato di non aver mai fornito protesi nel periodo in cui Calbo, il figlio e il suo vice eseguivano le operazioni di chirurgia estetica.

Scorrendo le cartelle, poi, è emerso che le diagnosi di ingresso delle pazienti non corrispondeva con la diagnosi finale, quella alla base della richiesta di intervento chirurgico.

Alessandra Serio

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