La Via del Mare e quelle morti che si potevano evitare

La Via del Mare e quelle morti che si potevano evitare

Francesca Stornante

La Via del Mare e quelle morti che si potevano evitare

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domenica 07 Ottobre 2012 - 00:49

Sulla scia delle polemiche esplose dopo l'ennesima vittima sacrificata al passaggio dei tir nel centro città arrivano anche le dichiarazioni del capo del Genio Civile Sciacca che punta l'attenzione sul famoso progetto della Via del Mare rimasto nei cassetti.

“Se ci fosse stata la Via del Mare probabilmente Natale Lembo non sarebbe morto”. Pesano come un macigno le parole del capo del Genio Civile Gaetano Sciacca. Pesano perché troppe vite sono state spezzate sotto il peso dei tir e troppe volte è stato detto che tutto questo si poteva evitare. Venerdì scorso il macellaio stava attraversando la strada in via La Farina quando un tir lo ha centrato in pieno sotto gli occhi della moglie e dei tanti passanti che si trovavano lì. Sono stati giorni di polemiche perché i riflettori si sono prepotentemente riaccesi su una delle piaghe della città: il passaggio dei mezzi pesanti in pieno centro. Il comitato La nostra città è tornato a protestare contro quelle scelte scellerate che negli anni hanno fatto allungare il triste elenco delle vittime sulle strade a causa della schiavitù ai tir. E sulla scia delle polemiche le parole dell’ingegnere Sciacca non possono rimanere inascoltate. Messina la soluzione ce l’avrebbe a portata di mano. “La Via del Mare è la soluzione e si deve realizzare al più presto”, lo dice senza mezzi termini il numero uno del Genio Civile. Ma, come troppo spesso accade in questa strana città, ci si è persi dietro ad una infinita progettazione senza arrivare a vedere nulla di concreto. Sciacca ha definito quel progetto inimmaginabile. Si riferisce al fatto che invece di puntare attenzione e risorse su un collegamento tra il porto di Tremestieri e il centro città alternativo alle strade del centro, via La Farina in primis, ci si è concentrati su un progetto troppo vasto che dovrebbe costare circa 80 milioni di euro. Progetto che oltre la strada di 7 km a quattro corsie prevede una pista ciclabile, ma soprattutto la modifica della linea ferroviaria. Insomma un progetto imponente ma quanto realmente realizzabile in tempi che non siano biblici? Sulla carta, anzi sulle centinaia di carte messe a punto nei mesi scorsi, la Via del Mare che andrebbe dal porto di Tremestieri alla zona Falcata è indiscutibilmente il più grande progetto urbanistico che Messina ha prodotto negli ultimi vent’anni, è una scommessa in cui hanno creduto Comune, Ferrovie e Autorità Portuale e che ha messo d’accordo i messinesi. Però la città ha bisogno innanzitutto di una Via del Mare che sia soluzione per eliminare i tir dal centro città. Intanto basterebbe una strada per questo. Ma giustamente, ribadisce Sciacca, se non si è riusciti a realizzarla attraverso i poteri speciali per l’emergenza traffico che Messina ha avuto in questi anni è difficile immaginare di vederla pronta a breve. Prova ne sia il fatto, aggiungiamo noi, che l'amministrazione uscente non è riuscita ad avviare a compimento nemmeno il progetto di riqualificazione della via Don Blasco e del percorso successivo sino al torrente Gazzi, redatto nel lontano 1996 dall'ing. Antonio Rizzo. L'opera in questione costa molto meno della cifra prevista nel suo complesso per la mastodontica Via del Mare con la quale, peraltro, per ammissione della stessa amministrazione Buzzanca, si integra perfettamente (vedi articolo correlato). Si poteva, così, con un impegno di spesa più accessibile, affrontare l'emergenza realizzando il progetto della via Don Blasco e del tratto a seguire sino a Gazzi e allo stesso tempo, se proprio si voleva, portare avanti l'iter ben più lungo dello scenario di intervento complessivo sino a Tremestieri immaginato dall'assessore Scoglio. Ma a Messina, purtroppo, la politica è abituata agli annunci roboanti più che alla concretezza dei fatti, che, invece, troppo spesso si esprimono in tutta la loro drammaticità e si fanno beffe delle chiacchiere inutili.

(Francesca Stornante)

13 commenti

  1. Sì, recuperiamo il waterfront e poi ci facciamo passare i TIR, e poi conteremo di nuovo i morti per poi protestare “LIBERIAMO IL WATERFRONT DAI TIR!”…. e siamo punto e a capo.
    La soluzione è geniale, non facciamo entrare i TIR in città, è semplice, ci costa molto meno, non ci sono aspetti negativi. Ma siamo nella città del gattopardo, dove non cambierà mai nulla se non cambiamo noi messinesi.

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  2. puzza di bruciato 7 Ottobre 2012 07:11

    Possibile che non siamo mai contenti… la via del mare per i tir è importantissima.. a proposito che fine ha fatto l’assessore sgroi?!!! Ha ragione sciacca. A messina visto che non si hanno moltissime opere in fase di sviluppo si cerca sempre di far diventare mega galattiche (come costi per lo gnam-gnam) le poche opere di cui i cittadini ne hanno bisogno…

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  3. Qualcuno sa dirmi quanto è costato sino ad adesso il fantomatico porto di Tremestieri per farlo funzionare un mese si e 10 mesi no, ed il mese mancante non si sa? Quale era la spesa prevista per il completamento dell’opera?
    Questa dovrebbe essere la soluzione per alleviare il traffico intracittadino dalla frequentazione dei TIR, non pensare di costruire una superstrada fronte mare per consentire il continuo arricchimento degli armatori.
    Si continua a pensare ad opere megagalattiche per permettere il mangia mangia dei politici tutti, presenti passati e futuri,
    perchè ormai la politica si fa per lascito ereditario.

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  4. Nel 1986 – per chi ha la memoria corta o non aveva ancora l’età della ragione politica – fu la FAI, Federazione degli Autotrasportatori Italiani, presieduta a Messina da Giuseppe Midiri e Ignazio Di Bella, a porsi il problema già grave a quel tempo, dell’attraversamento dei Tir in città. Quell’anno, pregno di iniziative che avevano creato una crescente coscienza sociale, dopo numerosi e gravi incidenti, avevano visto in prima persona il prefetto Gianfranco Vitocolonna sposare il progetto della Fai, presentato nel corso di un apposito convegno alla Camera di Commercio, che ebbe risonanza sulla stampa anche nazionale. Si parlava già, in quel convegno, della strada del mare, con l’allungamento della via Don Blasco fino a Tremestieri dove era stato virtualmente già concepito il secondo approdo. Fu fatto di più. Nell’area di servizio dove oggi sorge l’Autogrill era stata prevista la realizzazione di un’area di stoccaggoio capace di ospitare fino a trecento tir. Nella stessa area che la Fai aveva chiesto al Prefetto tramite un accordo con la Total, che aveva un’opzione per una stazione di servizio, sarebbero stati creati servizi tecnici e assistenziali per gli autotrasportatori. Sarebbe stato un progetto a costo zero perchè stava maturando l’idea di una SpA a partecipazione pubblica fra il ministero dei Trasporti,la Fai, il consorzio autostradale ME-PA, presieduto allora da Vincenzo Ardizzone, la Total e la stessa Tourist Ferry-boat. Che per la parte di propria competenza si era dichiarata disponibile a occuparsi della gestione del traffico financo con un sistema di flusso computerizzato di cui la Bull, società francese interpellata dalla Total, anch’essa francese, si era dichiarata disponibile a studiare la realizzazione. Per quel tempo era un progetto avveniristico. Testimoni, ancor oggi di questa formidabile ipotesi progettuale, sono l’ing. Alberto Bocci già dirigente della Total oggi in pensione e Ignazio Di Bella, vicepresidente della Fai di Messina e chi scrive questa nota, ma anche gli articoli di Gazzetta del Sud che per l’occasione del convegno allestì financo uno speciale di due pagine. C’era un bell’entusiasmo attorno a quest’ipotesi che non costava nulla. Ma la malasorte era dietro l’angolo e colpì qualche mese dopo quando il prefetto Vitocolonna rimase vittima di un incidente sull’autostrada Catania-Palermo. Morto il “patron” dell’iniziativa tutto svanì nel tempo che seguì in cui al potere non parve vero di essere tornato a gestire la vita dei messinesi.

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  5. Filippo Clementi 7 Ottobre 2012 09:36

    La cosa che preoccupa è che queste tragiche vicende riaccendono le polveri di chi vorrebbe una via del mare per riempirla di TIR. Ma non si riesce ade immaginare una città libera da questa schiavitù? Quindi secondo l’ing. Sciacca e quelli che la pensano come lui dovremmo “regalare” anche questo ennesimo pezzo di affaccio a mare alla Caronte&Tourist come se non bastassero il Molo San Francesco e il molo Norimeberga, oltre ad aver costruito un porto a Tremestieri proprio per loro.. Ma cosa hanno fatto “loro” per questa città, per meritarsi tutto questi regali da parte della comunità? Ma perchè non si vuole far progredire Messina in senso turistico, regalando ai cittadini ed ai turisti un lungomare come esiste in tutte le città marinare, luogo di aggregazione, sito di momenti culturali e di divertimento, finestra su uno degli spettacoli naturali più belli del pianeta. Questa potrebbe essere Maregrosso. Provate ad andare a vedere com’è ridotta adesso e il rimedio che ci vorrebbero propinare è quasi quasi peggiore del male!

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  6. Settimo Libero 7 Ottobre 2012 10:41

    Le soluzioni al passaggio dei TIR, corrieri giornalieri dei prodotti alimentari e industriali, necessari per la sopravvivenza di un’isola che a quanto pare resterà tale, sono soltanto due:
    Il ponte di collegamento diretto tra la Salerno – Reggio e le nostre autostrade;
    Spostare il traghettamento Villa – Messina a Catania.
    Di fatto non esistono altre soluzioni possibili.

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  7. Filippo Correnti pone il problema dei problemi, liberare Messina dalla schiavitù dell’attraversamento dello Stretto, lo fa in modo problematico, facendo riferimenti economici e di convivenza civile, elementi che ho da qualche tempo abbandonato utilizzando un linguaggio più crudo, scrivo di stupro della nostra città, i messinesi alla stregua di mariti che scappano quando violentano la propria moglie. Questo abbiamo fatto da decenni, poi ci siamo accorti di avere perduto la dignità e siamo corsi ai ripari progettando un porto inadeguato,quello di Tremestieri. Ci siamo accorti quasi subito,alle prime mareggiate che lo stupro continuava, oggi si è esteso a tutto il territorio messinese. Filippo Correnti propone la soluzione catanese, dove si stancandosi di vedersi stuprare la città, pensarono alla tangenziale, con uscite nei punti produttivi e commerciali importanti. Catania è ritornata alle sue genti e ai tanti visitatori, ma i catanesi amano la vecchia Katane. Caro Filippo Correnti,è venuto il momento di proporre a TempoStretto di creare attraverso gli articoli e i commenti uno spartiacque,che è il tuo e mio auspicio, Messina ai messinesi,che dovrebbe influire sulla scelta del prossimo sindaco di Messina.

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  8. Infatti Lei gli annunci non li fa vero? Quando Lei era al cas il viadotto ritiro era in ottime condizioni vero? Questa si chiama politica signor Sciacca vero? Ma mi faccia il piacere…….. Lei e il suo amico lombardo…..

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  9. Vedo che la passerella dopo l’ennesimo incidente dovuto ai tir non fa perdere l’occasione per sparlare a sproposito. Io invece avrei detto: se fosse stato realizzato il Ponte sullo Stretto non avremmo avuto incidenti mortali, ci saremmo liberati PER SEMPRE dalla schiavitù dell’attraversamento e liberato migliaia di metri quadrati pregiati di territorio fino ad oggi “regalate” al gruppo Franza e a RFI!

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  10. infatti unica soluzione,oltre al ponte,è chiudere la Caronte e spedire sui campanili i dipendenti.Ma per lei una soluzione come esiste per tutti i porti d’italia,cioè collegarli con le austostrade non è fattabile? poi è chiaro che le strade producono marti.allora che facciamo chiudiamo le strade e le autostrade,perchè si muore più che in guerra?

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  11. trovo molto di cattivo gusto tirare in mezzo un defunto in una dichiarazione o intervista che sia… davvero, molto di cattivo gusto e inopportuno.

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  12. QUESTIONE DI… “I” – L’assessore sarebbe Pippo Isgrò… non… Sgroi!… Voglio credere ad un refuso,…

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  13. puzza di bruciato 9 Ottobre 2012 11:41

    Hai ragione ho sbagliato a posizionare la I…. grazie

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