Sfruttamento della prostituzione minorile, arrestati tre nigeriani e un messinese. I NOMI

Sfruttamento della prostituzione minorile, arrestati tre nigeriani e un messinese. I NOMI

Marco Ipsale

Sfruttamento della prostituzione minorile, arrestati tre nigeriani e un messinese. I NOMI

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venerdì 25 Gennaio 2019 - 11:19

MESSINA – Organizzavano viaggi dalla Nigeria all’Italia di giovani minorenni da avviare alla prostituzione. I carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno arrestato tre nigeriani e un messinese, su ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina e su richiesta della locale Procura – Direzione distrettuale antimafia, per i reati di associazione per delinquere finalizzata a favorire l’ingresso e la permanenza clandestina di minori nigeriani nel territorio italiano, allo sfruttamento della prostituzione minorile, alla riduzione in schiavitù ed alla tratta di persone. Una quarta donna 30enne nigeriana è ricercata. Gli arrestati, portati al carcere di Gazzi, sono: Rita Ihama, 38 anni, Monday Imarhaghe, 32 anni, Giovanni Buscemi, 72 anni e, per la tratta di persone, il 20enne Precious Ovbokhan Igbinomwanhia.

Un sistema collaudato tramite il quale, tra il 2015 e il 2017, il sodalizio reclutava giovani nigeriane, convincendole a lasciare il paese di origine con la promessa di un lavoro dignitoso in Europa. Ma, giunte in Italia, venivano costrette a prostituirsi per riscattare i costi del trasferimento, chiamati in gergo “Balance” (da qui il nome dell’operazione), anticipati dall’organizzazione criminale, che aveva agganci in Libia e in Italia.

Le giovani venivano sottoposte, prima della partenza dalla Nigeria, a riti tribali di “magia nera”, come ad esempio il rito animista Juju. L’organizzazione ha gestito il trasferimento di almeno 15 minori straniere non accompagnate dalla Nigeria, tramite la Libia e attraverso Messina, in vari Paesi dell’Unione Europea. Si avvaleva anche dell’apporto garantito dal 72enne messinese Giovanni Buscemi, referente dell’associazione vigili del fuoco volontari di protezione civile, che forniva notizie utili per rintracciare le minori gestite dal sodalizio criminale una volta sbarcate in Italia e partecipava all’avviamento alla prostituzione di quelle che venivano ospitate nei centri di accoglienza messinesi. Buscemi, però, è stato spiegato in conferenza stampa, operava singolarmente, non con l’associazione, che non c’entra nulla, e non è mai stato vigile del fuoco.

Tutto nasce dai comportamenti sospetti di una giovane nigeriana, oggi latitante, ospite di un centro di accoglienza messinese. L’indagine condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia è arrivata alla conclusione che agiva per conto di una vasta organizzazione criminale nigeriana, che reclutava ragazze minorenni da trasferire in Europa, passando dalla città libica di Sabrata, dove si avvaleva dell’apporto di un gruppo criminale libico, operante nell’organizzazione delle partenze dei migranti verso l’Italia.

Alle vittime venivano date dettagliate istruzioni su come ottenere velocemente i documenti di soggiorno, spiegando che dovevano riferire alle autorità italiane di avere 17 anni, in modo da sfruttare il canale preferenziale riservato ai minori e, contemporaneamente, diventare autonome al compimento dei 18 anni per potersi sottrarre ai controlli delle comunità di accoglienza per minori non accompagnati. Ottenuti i documenti, le vittime venivano avviate alla prostituzione per ripagare il debito verso l’organizzazione. Parte dei proventi venivano reimpiegati in Nigeria per finanziare l’acquisto e la costruzione di immobili e parte per finanziare i viaggi di altre vittime.

Alcuni dei nigeriani si occupavano anche di traffico internazionale di eroina, tramite corrieri che trasportavano droga in corpo in ovuli termosaldati, ingeriti alla partenza e consegnati a connazionali nel Casertano. Nel maggio 2017, infatti, su richiesta del Nucleo investigativo di Messina, i carabinieri di Firenze arrestarono uno degli indagati, Monday Imarhaghe, che era sbarcato all’aeroporto di Firenze, proveniente da Dusseldorf, con dentro il corpo 110 ovuli contenenti 1 chilo e 200 grammi di eroina. Imarhaghe, che è il marito di Ihama, era già ai domiciliari per quell’episodio. A casa dei due, sono stati trovati anche 47 grammi di cocaina, 180 grammi di sostanza da taglio e duemila euro in contanti.

(Marco Ipsale)

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