Sicilia. Serve un nuovo sistema di raccolta delle acque piovane, altrimenti saranno guai

Sicilia. Serve un nuovo sistema di raccolta delle acque piovane, altrimenti saranno guai

Daniele Ingemi

Sicilia. Serve un nuovo sistema di raccolta delle acque piovane, altrimenti saranno guai

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lunedì 03 Novembre 2025 - 07:00

I fenomeni meteorologici estremi non rappresentano più l'eccezione. Occorre correre ai ripari. Gli allagamenti sono una minaccia per Messina e tutta l'isola

Solo nei giorni scorsi in Sicilia si sono verificati ben tre eventi precipitativi estremi che hanno coinvolto porzioni molto ristrette dell’area di Mazara del Vallo, Priolo e la parte nord di Palermo, fra Partanna e Mondello. Nello spazio temporale di circa 2-3 ore in queste località sono caduti fino a oltre 100-150 mm di pioggia, con punte ben oltre i 200 mm nell’area di Priolo. Stiamo parlando di quantitativi d’acqua estremi, in pratica più della pioggia che normalmente cade in questi luoghi in tutto il mese di novembre, in sole 2-3 ore. E’ vero che l’autunno in Sicilia è la stagione dei fenomeni meteorologici estremi, ma oggi, rispetto al passato, questi eventi sono divenuti la piena normalità. Non più un’eccezione, ma normalità quotidiana.

Non più una semplice eccezione stagionale, rischio allagamenti a Messina

Gli allagamenti non sono più un’eccezione stagionale, ma una minaccia strutturale che colpisce ormai ogni singola città del mondo, e Messina non fa eccezione. Anzi, con la sua particolare morfologia è una delle città più esposta al fenomeno degli allagamenti istantanei.

Il problema non risiede solo nella quantità di pioggia, ma nella sproporzione tra ciò che cade dal cielo e ciò che la città è in grado di gestire. Le reti fognarie e i sistemi di scolo urbano sono stati progettati decenni fa, quando le precipitazioni intense erano meno frequenti e meno violente. I criteri di dimensionamento si basavano su intensità pluviometriche medie tra i 20 e i 40 mm/h (intensità della pioggia basata sui millimetri all’ora) per eventi brevi. Oggi, invece, si registrano picchi che superano i 100-150 mm/h, con concentrazioni d’acqua che in meno di un’ora equivalgono a un intero mese di pioggia media.

Per capire la portata del disallineamento, basta un calcolo semplice. Su una superficie urbana di 1.000 metri quadrati, equivalente di un isolato del centro, una pioggia di 120 mm/h genera circa 33 litri di deflusso al secondo. Una caditoia standard, anche perfettamente pulita, ne smaltisce al massimo 8-12 litri al secondo. Ne servirebbero almeno tre o quattro per ogni tratto di strada per evitare il ristagno, ma la densità reale delle griglie a Messina è molto inferiore. E questo senza considerare che, in molti casi, i pozzetti sono ostruiti da spazzatura di ogni tipo (gettata dai soliti cittadini sporchi), detriti, foglie o sedimenti accumulati nel tempo.

La conformazione del territorio amplifica il fenomeno. Messina è una città sospesa tra mare e montagne, con pendenze ripide che accelerano il ruscellamento e valli naturali che convogliano l’acqua verso i punti più bassi. Il suolo, impermeabilizzato da cemento e asfalto dopo i boom dell’espansione edilizia degli anni 70 e 90, non lascia spazio all’infiltrazione. Nei quartieri collinari, l’acqua scende a valle come un torrente. In centro, si accumula nei sottopassi e nelle piazze. Anche interventi di pulizia straordinaria, fondamentali, non risolvono il problema strutturale, quando l’intensità supera di tre, quattro o cinque volte i valori di progetto, nessun tombino può fare miracoli.

Il nuovo clima che avanza

Il Mediterraneo sta vivendo una progressiva estremizzazione del clima. I temporali più concentrati, celle convettive stazionarie, precipitazioni brevi ma devastanti. I dati pluviometrici storici su cui si basano le norme tecniche non sono più rappresentativi.

Ciò che un tempo era un evento eccezionale con ritorno centenario è diventato una possibilità quasi annuale. Le infrastrutture, invece, restano ancorate al passato. Per questo serve un cambio di paradigma. Non basta più intervenire dopo l’emergenza con pompe idrovore o sacchi di sabbia. Occorre ripensare l’intero sistema idrico urbano con criteri moderni e resilienti, adattati al nuovo regime pluviometrico. Ad esempio bisognerebbe riprogettare l’intero sistema fognario, con tubazioni e canali dimensionati per intensità fino a 150 mm/h o più, almeno nei nodi critici della città.

A ciò bisogna aggiungere delle normative comunali ben più severe nel limitare l’impermeabilizzazione del suolo nelle nuove costruzioni, con l’installazione di sistemi di raccolta delle acque meteoriche negli edifici, incentivare la depavimentazione dove possibile.

Questo non è solo il problema di Messina, Palermo, Catania o Reggio Calabria. Ma è un problema continentale e globale. Per ripensare a riprogettare il sistema di drenaggio urbano le amministrazioni comunali e la Regione devono coordinarsi in un piano integrato di lungo periodo, con finanziamenti dedicati e obiettivi misurabili. Non si tratta di spese, ma di investimenti. Del resto ogni euro speso in prevenzione ne risparmia dieci in danni e ricostruzione. Altrimenti? Saranno guai ad ogni temporale e acquazzone.

2 commenti

  1. Pensate con gli sbancamenti per i lavori del ponte….

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  2. arch. Luigi Cucinotta 3 Novembre 2025 11:14

    Ma come per due anni ci avete parlato di siccità e mancanza di distribuzione di acqua nei rubinetti dei cittadini siciliani e ora invece abbiamo fenomeni di piogge torrenziali che non riuscite a gestire.
    in primo luogo i Comuni dovrebbero provvedere alla raccolta di acqua nelle dighe per l’approvvigionamento per attività agricole.
    In secondo luogo attingere da pozzi e sorgenti l’acqua da distribuire nei rubinetti delle citta e smettere definitivamente con la fornitura di acqua potabile a ore costringendo le famiglie a dotarsi di cisterne come fanno bella mostra sui terrazzi delle case , che neanche a Beirut. Naturalmente vanno rifate le condotte di distribuzione visto che le attuali hanno perdite fino al 70%.
    Infine, oltre ad adeguare la rete fognaria necessita mantenerla sempre pulita per garantire lo scorrimento delle acque, cosa attualmente non operata.

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