Sindrome Italia... quelle vite sospese e le loro marcate cicatrici

Sindrome Italia… quelle vite sospese e le loro marcate cicatrici

Tosi Siragusa

Sindrome Italia… quelle vite sospese e le loro marcate cicatrici

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sabato 16 Luglio 2022 - 06:40

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Per l’edizione 2022 della Rassegna Teatrale “Fuori di Scena” del messinese Teatro dei Tre Mestieri una intensa piece retta interamente in forma monologante dalla eccezionale interpretazione di Tiziana Francesca Vaccaro, che ne è stata anche geniale autrice e regista, passando per una sua pregressa ricerca scientifica e antropologica e addivenendo alla pubblicazione di un suo graficnovel.

Con la terminologia “Sindrome Italia” si fa riferimento a una congerie di sintomatologie invalidanti, con dilaganti forme depressive, che connotano le donne dell’Est che hanno trascorso lunghi anni nel nostro Paese e fanno poi ritorno nella loro Terra.

E’ affrontata la pesante tematica, del rientro cioè nel proprio universo, di donne segnate fin nelle viscere dalla lontananza dal loro mondo, separate dagli affetti, per divenire colf e assistenti familiari in Italia.

La mise in scene è centrata su Vasilica, che, strappata alle sue radici in terra di Romania, è divenuta, dieci lunghi anni dopo, estranea a se stessa, e si fa incarnazione delle badanti, una delle tantissime, quasi un fantasma nelle nostre esistenze.

Il suo futuro, progettato e sognato, per allontanare quel presente che non è di certo la terra promessa, sarà irrimediabilmente contaminato da quella esperienza di sospensione, che si colloca fra il tempo passato e quello che verrà.

Estraneità è la sensazione dominante in Vasilica, come estranee sono per lei quelle donne troppo esigenti o troppo malate, dalle quali certo assimila qualcosa, ma che sente sempre distanti, fino a divenire muta, ad allontanarsi anche da se stessa, nell’estremo tentativo di anestetizzarsi da quella devastante sofferenza, divenendo una simil rana, che si iberna per sopravvivere.

I ricordi di infanzia e di adolescenza, con la nonna e l’amato padre, le amiche e i luoghi cari, il rimpianto della madre quale figura mancata, e poi il matrimonio senza amore, con quel marito inesistente in una casa senza tetto né stanze, e la sola gioia dell’amore filiale, interrotto dalla necessità di partire per l’Italia, sognando un rientro di riscatto e rinascita.

E invece… Milano e poi Palermo, sempre a servizio, sorda alle proprie sensazioni ed esigenze, con la propria femminilità in sordina, così come l’essere madre, ingranaggio interrotto da momenti di ribellione durante i quali si tira fuori per un tempo troppo breve il proprio dolore, il sentirsi straniera e nulla perché non si ha più nulla che si senta proprio.

Ferite che non guariscono, il trascorrere del tempo non le può risanare… quella cura degli altri, ieri come oggi appannaggio femminile, è negli attuali contesti delegata alle migranti, che mortificano il proprio sé……come la storia esemplare di Vasilica, una delle badanti in Italia, donna tutto fare, accudente, che non riesce più ad accudire se stessa.

Di riflesso è tratteggiato un mondo occidentale dal tessuto familiare disgregato, che non si prende più cura dei più fragili, lasciandone i pesanti compiti ad estranei.

La performance diviene allora strumento di riflessione su aspetti che a torto riteniamo marginali nelle nostre vite, che spesso ignoriamo, così come fingiamo di non vedere l’assenza di prospettive che possono connotare il lavoro domestico altrui in terra straniera, in condizioni di isolamento, che neanche il rientro in patria può valere ad alleviare, poiché intanto è subentrato deterioramento dei rapporti con l’originario nucleo e un senso di profonda alienazione. Questa la condizione delle badanti in Italia, per loro un altrove ove il mero miglioramento economico non può di certo bastare a colmare quello stato indotto di devastazione affettiva.

Un teatro “civile” per così dire, che si permette di guardare in faccia la realtà, e, perché no, di scuotere le coscienze.

La superba rappresentazione è arrivata al secondo posto al Premio Ipazia per la Drammaturgia 2019, a Genova, e ha riportato vittoria al Teatro Donna, sedicesima Edizione del Concorso Europeo per il Teatro e la Drammaturgia.

L’artista Vaccaro, nel 2019, durante la Residenza Teatrale a Polistena, ha fruito di uno speciale tutoraggio di tre giorni con Giusy Arimatea, giornalista e critica teatrale, ed ha appreso in quel contesto, anche attraverso altri supporti, una tecnica gestuale e vocale sapiente, che l’ha resa capace di vivere in scena le emozioni.

Musiche originali di Andrea Balsamo e visual concept e luci di Eleonora Diana, con le scene che si avvalgono di tre secchi, due più grandi e uno più piccolo, dai quali Vasilica tira fuori degli indumenti intrisi d’acqua, a simboleggiare quei suoi ricordi italiani nebulosi.

Un apericena ha, come sempre, preceduto la piece.

Il progetto teatrale 2022 in parola è stato ancora una volta realizzato con il sostegno di Latitudini, della Regione Siciliana e di Caronte & Tourist.

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