La -bocca di fuoco- di Capo Peloro abbandona l'atrio del Comune per il completamento del restauro

La -bocca di fuoco- di Capo Peloro abbandona l’atrio del Comune per il completamento del restauro

La -bocca di fuoco- di Capo Peloro abbandona l’atrio del Comune per il completamento del restauro

martedì 08 Giugno 2010 - 09:25

Il cannona recuperato nella spiaggia di Torre Faro riportato nelle officine dell'Arsenale Militare

Il primo dei tre cannoni interrati di Capo Peloro e recuperati a gennaio scorso, esposto dal 12 febbraio nell’atrio di palazzo Zanca, è stato trasportato oggi per la seconda fase di recupero nelle officine dell’Arsenale militare. Per le operazioni di trasferimento del pesante reperto sono stati utilizzati un’autogrù ed un mezzo della Marina militare.

Il recupero dei cannoni – come si ricorderà – è stato curato con la supervisione della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, e con il supporto specialistico di unità della Capitaneria di Porto, dell’Arsenale e della Brigata Meccanizzata “Aosta”. Dopo la definitiva fase di restauro saranno sistemati a Torre Faro, nell’area che sarà realizzata quale sito commemorativo, in vista del 27 luglio 2010, ricorrenza del 150° anniversario della presenza di Garibaldi a Torre Faro e dell’ingresso a Messina dei Mille. L’assessore alle manutenzioni Pippo Isgrò ha confermato che sono in via di definizione gli elaborati progettuali e l’individuazione delle risorse finanziare di bilancio ed ha preannunciato che sarà recuperato un altro cannone, segnalato in terreno privato a Ganzirri.

La bocca di fuoco di Capo Peloro, recuperata il 29 gennaio scorso sull’arenile di Faro, secondo l’expertise curato da due dei maggiori studiosi europei di artiglierie storiche, la dott.ssa Ruth Rhynas Brown, già funzionario delle Royal Armouries di Leeds in Inghilterra, e dal dott. Renato Gianni Ridella, archeologo e collaboratore dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea (C N R) di Genova, è stata prodotta in Inghilterra e fu in uso nel servizio inglese dal 1685 al 1715 circa. Sulla volata compare una Croce sottoposta ad una Corona Reale. Tra i rari documenti di archivio esiste una richiesta per una licenza di esportazione, fatta nel 1716 da Stephen Peters, un commerciante di bocche da fuoco, in riferimento ad una commessa per il Re di Sicilia, Vittorio Amedeo II di Savoia, e ciò spiega la Croce sottoposta ad una Corona Reale sul cannone, attribuibile quindi ai Savoia e non ai Borboni. Nel maggio 1716 i pezzi di questa partita furono sottoposti a collaudo presso l’arsenale di Woolwich e quindi spediti in Sicilia. Esiste un gruppo di cannoni praticamente identici – molto probabilmente da 18 libbre – nel Museo Militare di Budapest.

Anch’essi portano la Croce Coronata e potrebbero rappresentare traccia del supporto dato dai Savoia all’alleato austriaco, per la completa liberazione dell’Ungheria dall’occupazione turca.

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