Tra cambi di casacche e confusione tra por, prg, pod e battaglie contro i ponti a prova di vento.....
Ma che città strana la nostra; oggi nel dibattito su messina cloaca o no spuntano mimmo e stellario con una delle mitiche puntate storiche con a seguire un interessante intervento di un sociologo che in sintesi ci dice che mimmo e stellario siamo noi tutti e non solo una -frangia di poveracci sfortunati- di giostra o fondo fucile. Poi c’era Trischitta che, tralasciando le cose sensate uscite dalla sua bocca ne spara una grossa che cancella il suo discorso fatto minuti prima sul ponte. Caporale, bravo giornalista, tralascia le critiche e le accusa dedicandosi totalmente ad incentrare il discorso su Messina e le sue disavventure dimostrando la conoscenza della città e porgendo ancora cordiali scuse per una frase che col senno di poi non avrebbe mai detto ma che, siamo convinti, è nei suoi pensieri e forse in molti dei nostri. Sempre oggi, un esempio banale, cade un cartellone di quelli appesi a quei lunghi tralicci in ferro che rappresentavano un pupo che attraversava le strisce su sfondo blu, distrutto da anni, si sentiva inutile a star li, e si è buttato giù proprio al centro della strada vicino al nuovo, onorevolmente inaugurato – con una -banale- discordia sui binari – capolinea sud della tramvia, scegliendo il momento più adatto quasi a non voler dare fastidio ad una città sonnecchiante – alcuni direbbero, come il collega Caspanello, in letargo -; non passava nessuno, è caduto nell’indifferenza generale. Questo solo oggi, ma come si dice, nella vita si cambia, si può cambiare, come Greco e Melazzo, che rinnegando il volere degli elettori passano a “nuova vita” in un partito che li accoglie a braccia aperte con un -le sorprese non sono ancora finite-. Il messinese dimenticherà perché ha poca memoria ed è -politicamente ateo- se non in tempi di elezioni quando tutti ci muoviamo a spingere il nostro candidato. E tornando al titolo del pezzo, evitando di citare altri articoli di oggi del giornale online di messina visto che sicuramente li avrete già letti, volevamo ricordare che il buddace non è solo un pesce a cui attribuire la paternità del nostro amato, quanto in molti casi veritiero, nomignolo.
Alla stessa specie dello stretto, ironicamente ma non troppo, apparteniamo noi messinesi perché creduloni, chiacchieroni a vuoto e politicamente indifferenti. Ma ciò che ci preme ricordare in questo momento è che tempo fa esisteva un periodico con lo stesso nome che invece era fermamente deciso a denunciare pubblicamente le clientele e tutte le altre piaghe della città. Non si chiamava tempostretto ma U Buddaci, e fu tra le poche testate antifasciste a fare la sua opposizione minoritaria nel paese. In uno degli ultimi numeri del gennaio 1925 la direzione scriveva: -Domandiamoci con infinita discrezione se stiamo bene in salute, se.. la luna è al primo o all’ultimo quarto, se il sole è proprio un astro del giorno d’oggi, se siamo vivi e nulla più. Non parliamo d’altro per carità, e tanto meno scriviamolo. Se la penna ha intenzione di divagare non verghi degli articoli ma si soffermi a scriverei soli proverbi permessi, le litanie prescritte dal Santo Padre e le canzoncine di prammatica che non fanno venire le vertigini antinazionali. Perché poi affannarsi a dire altre cose? Tutto va tanto bene che più bene di così…….-.
Sarà mai il momento di cambiare cari messinesi e diventare da buddace a “U buddaci”? Noi speriamo che nello stretto torni un timido sole.
