Da ieri riaperta al traffico veicolare la centralissima via dei mille. Tra luci (molte) e ombre (poche), proviamo a riflettere sugli strumenti urbanistici che valorizzano la dimensione “umana” del cittadino. Tempostretto lancia il suo sondaggio
Le auto si riprendono la città, è proprio il caso di dirlo (ahinoi). Quella stretta striscia di asfalto che porta il nome dei militi garibaldini torna così – dopo oltre un mese di interdizione – ad essere invasa dalle nevrotiche e strombazzanti macchine nostrane. Eppure sono stati tanti, anzi tantissimi, i messinesi che hanno apprezzato l’edizione 2009-2010 di quest’isola pedonale, convincente cornice di una ricca carrellata di eventi proposti dall’associazione Millevetrine con il progetto “Lo shopping incontra la cultura”.
Una soluzione, seppure temporanea, che rientra nella ormai consolidata tendenza alla pedonalizzazione dei centri storici delle città per liberarli dalla congestione del traffico, per restituirli alla loro funzione «civile», per restituirgli una dimensione più «umana». Proviamo a ragionarci sopra.
Già nella Londra della prima metà dell’ottocento si studiarono rimedi che limitassero l’enorme viavai di carri, carrozze ed omnibus a cavalli che allora attanagliava la city. Nel secolo a seguire, parallelamente allo sviluppo della motorizzazione individuale, si è generalizzata ed acuita la condizione di ingorgo dei nuclei urbani, soprattutto come conseguenza di un’alta densità edilizia abbinata all’intenso sfruttamento delle volumetrie costruite. Le necessarie contromisure a questo stato di cose si sono sostanziate negli anni – con qualificate esperienze anche in Italia – su due principali direttrici: da un lato si è cercato di localizzare in aree più facilmente accessibili l’erogazione di un’ampia gamma di servizi primari (ad esempio quelli in ambito universitario, sanitario e della pubblica amministrazione); dall’altro si è progressivamente assistito ad interventi di riorganizzazione dei centri cittadini mirati al potenziamento della circolazione dei pedoni, alla valorizzazione del concetto di agorà per gli spazi collettivi, nonché all’implementazione delle opportunità in ambito turistico-culturale e del leisure in genere.
Focalizzandosi sul tema Messina, la questione è notoriamente aggravata da una peculiare conformazione del territorio che “obbliga” la città a dispiegarsi in lunghezza, stipando il flusso veicolare su poche vie di comunicazione in senso longitudinale. Abbiamo così un centro cittadino relativamente piccolo preso però d’assalto dal volume di traffico che, per sua natura, è già insito in un’area metropolitana quale quella peloritana. A ciò si aggiunge una scarsa predisposizione da parte della cittadinanza all’uso del trasporto pubblico, unitamente ad una congenita anarchia automobilistica (per dirla con un eufemismo). Ne deriva una città abnormemente caotica, perennemente in fila, al limite della claustrofobia. Le piazze sono diventate svincoli, le strade poco più che budelli: nonluoghi scarsamente identitari ma altamente rappresentativi delle nostre tristi vicende storiche. Tutto è caratterizzato dalla precarietà, dalla provvisorietà assoluta (barriera new jersey docet), dal mero passaggio e da un estremo individualismo. I messinesi transitano nella propria città ma non la vivono.
Ecco che allora uno strumento come l’isola pedonale – in questa specifica dimensione – assume una valenza ancora più particolare, che travalica la semplice chiusura di una via all’attraversamento veicolare. Essa è certamente un mezzo per scoprire un aspetto di Messina che non abbiamo ancora conosciuto. Cambiamo punto di osservazione e riflettiamo su quanto sia piacevole passeggiare lontano dai fumi delle auto, dal trambusto dei clacson e degli stereo “a palla”. Sentire solo il vociare soffuso della gente, soffermarsi sulle vetrine, vedere i bambini correre senza la paura delle macchine. In buona sostanza, pensando alla via dei mille del periodo natalizio, si ha l’idea di una città più a misura d’uomo, più attenta ai bisogni della persona che la vive, semplicemente più bella. Ed il bello ha un potere profondo sull’animo umano, la relazione col sublime scava a fondo nella personalità e tocca i nuclei più profondi.
Forse si tratta soltanto di una questione di buoni esempi, da difendere e reiterare. Un ritorno al senso della città, qualità smarrita insieme al senso del decoro urbano e al valore dello spazio pubblico (si pensi alla riconversione in atto delle “piazzette” sulla cortina del porto). L’auspicio è quello di vedere finalmente una parte del centro cittadino consacrato ad isola pedonale permanente, sebbene a tal fine ci sia bisogno che quest’ultima diventi più sostenibile e con meno ripercussioni sulla viabilità complessiva. Tale sostenibilità, di rimando, non può non interessare determinate questioni-chiave. In primo luogo una lotta a quella sosta selvaggia che ad oggi penalizza oltremodo la circolazione in città (ma una battaglia vera, fatta più di verbali che di “fischiate” preventive). In secondo luogo un complessivo potenziamento del trasporto pubblico (tram in testa, avanti così) e dei parcheggi d’interscambio, ciò al fine di non concedere facili alibi agli inguaribili selvaggi. Nel lungo periodo – anche se qui entriamo nel tema delle leggende metropolitane – è lecito credere che l’apertura dei nuovi svincoli possa facilitare l’aggiramento dell’asse via Garibaldi/viale San Martino per gli spostamenti da un capo all’altro della città.
Le inutili critiche e gli interessi di bottega proviamo per una volta a metterli da parte. Messina ha dunque bisogno di nuove regole e di una nuova progettualità. La riorganizzazione urbana deve coniugarsi con l’immagine e diventare oggetto di una nuova presenza storica che non può essere demandata, tristemente, a ruderi decontestualizzati e logiche vecchie di trent’anni. L’isola pedonale è forse un pretesto, ma anche un’opportunità da non perdere.
A proposito di isola pedonale, Tempostretto lancia il suo sondaggio. Esprimete la vostra preferenza in tema di pedonalizzazione in città.
In photogallery, infine, vi mostriamo un breve raffronto fotografico tra alcune realtà a noi affini.
(foto D.B. – Wikimedia)
