Quando a Messina si costruivano sogni a -quattro ruote-

Quando a Messina si costruivano sogni a -quattro ruote-

Quando a Messina si costruivano sogni a -quattro ruote-

martedì 19 Maggio 2009 - 22:56

La storia di Antonio Riccobono, proprietario di una casa automobilistica messinese, raccontata dal figlio, il prof. Franz Riccobono

“Ricordo che quand’ero bambino giocavo sempre con i volanti delle fuori serie, un ricordo a cui sono affezionato anche perché ho vissuto la fase calante del sogno inseguito da mio padre”, inizia così il racconto del prof. Franz Riccobono, autorità del panorama culturale messinese. La storia che racconta rappresenta una pagina gloriosa della storia di Messina, che ha visto protagonista dal 1932 al 1950 suo padre, Antonio Riccobono,nato a Palermo nel 1906, concessionario della casa automobilistica Lancia. Oltre che essere un concessionario, Riccobono è stato un vero e proprio costruttore di autovetture di gran classe: nel 1939 raggiunse l’ambiziosa meta di essere il primo concessionario in Italia per numero di vendite, grazie anche alla presenza a Messina di una aristocrazia commerciale che desiderava auto innovative. Le grandi capacità del padre sono ricordate ancora oggi dal figlio: “quando fu invitato a Torino per la presentazione del modello Ardéa propose dei suggerimenti che vennero accolti con favore, poiché gli era riconosciuta una grande competenza nel mercato automobilistico. Era anche un ottimo pilota, un po’ spericolato, non dimenticherò mai un viaggio che feci quand’ero piccolo, da Roma a Messina con lui alla guida. Io tra l’altro,ironia della sorte, soffrivo di mal d’auto”.

Le competenze costruttive dunque, oltre quelle commerciali. Riccobono fondò infatti la “Carrozzeria A.R” (sue iniziali) con sede a Messina, nella Omnia Motor Auto, cui era abbinata l’officina di assistenza della Lancia. La “A.R” concorreva con i grandi nomi italiani, partecipando a concorsi di eleganza come quelli di Taormina e San Remo dove si classificò seconda nella classifica assoluta. “Mio padre sognava il successo in ambito nazionale e infatti volle accanto a sé il conte Mario Revelli de Beaumount, firma di prima grandezza,che aveva disegnato modelli anche per Pinin Farina. Purtroppo il sogno si è infranto nel triennio 1947-50 a causa della gestione sciagurata di un cugino al quale mio padre aveva affidato l’azienda. Questi si rivelò poco esperto di auto e molto spendaccione”. Antonio Riccobono è comunque rimasto nel mondo della vendita di auto fino alla morte avvenuta nel 1986.

Una storia che racconta di una Messina che sembra scomparsa, e che ha incuriosito anche la rivista specializzata -Auto d’Epoca- che ha dedicato un approfondimento a questa vicenda. “ La storia di mio padre può servire d’esempio alla Messina di oggi, ridotta come un pugile suonato che non sa più dove andare. Quello che dovrebbe ispirare la “A.R” è il coraggio che deve animare un imprenditore, soprattutto per il proprio territorio, mio padre dava lavoro a 120 persone e in pieno dopoguerra provò a importare in Italia la Studebaker, un auto americana, ma gli fu impedito da un decreto legge che privilegiava i prodotti nazionali. Bisogna soprattutto smetterla di considerare il terremoto del 1908 come la fine di tutto, semmai è stata la politica a creare questa desolazione, poiché a partire dagli anni ’60 ha messo in ginocchio questa città. Messina si era rialzata dal terremoto e anche dalla seconda guerra mondiale che per la nostra città era stata anche più distruttiva. Messina può rinascere se centri importanti come l’ Università ritroveranno vecchi valori andati perduti”.

(cliccando su photogallery altri scatti tratti dalla collezione fotografica della famiglia Riccobono)

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