Massimo Boncompagni ripropone la commedia di Aristofane e affida all'attrice nota al grande pubblico il compito di impersonare la pacifista che fermò la guerra con lo sciopero del sesso.
Torna dopo una breve paura il Teatro dei Due Mari, domenica 16 agosto alle 21 con lo spettacolo “Lisistrata”, con Vanessa Gravina nei panni della protagonista e la regia di Massimo Boncompagni.
Rappresentata per la prima volta alle Lenee del 411 a.C., mentre gli animi erano prostrati dall'orrendo lutto di Sicilia, la guerra del Peloponneso riavvampava furiosa e le sciagure succedevano alle sciagure, la commedia di Aristofane è un manifesto ante litteram dell'emancipazione femminile e un'opera estremamente attuale per le tematiche trattate e le tante affinità sociali e politiche con i giorni nostri.
Protagonista della rappresentazione è una donna ateniese a cui un Aristofane senza più fiducia negli uomini affida il compito di far cessare la guerra. Per raggiungere il suo scopo, Lisistrata – il cui nome significa “la scioglieserciti” – raduna di buon mattino tutte le donne di Grecia e propone loro di fare uno sciopero del sesso finché gli uomini non firmeranno la pace.
Dopo un momento di sbigottimento e di rifiuto, le donne si dicono favorevoli al piano e occupano l'Acropoli. La reazione degli uomini è immediata: privati del sesso, tentano prima di scacciarle e in seguito mandano un Commissario, la cui ignoranza viene smascherata in un lungo dibattito da Lisistrata, che sostiene con grande e arguta eloquenza la sua tesi pacifista. Intanto, a mano a mano, gli uomini si trovano in condizioni tali da dover implorare la pace. Viene dapprima un Ateniese, un certo Cinesia, che rappresenta tutta la cittadinanza, e dopo di lui arrivano un araldo e dei plenipotenziarî spartani, costretti anch'essi a domare gli umori bellicosi dall'intransigenza delle loro donne. Tanto a loro quanto agli Ateniesi Lisistrata rivolge un'orazione piena di saggezza e di alto senso patrio, che ricorda a tutti le radici comuni dei popoli greci, finché la riconciliazione viene celebrata con bellissimi canti in un tripudio di danze e banchetti.
"Il Teatro Antico – spiega il regista Massimo Boncompagni – è come un film in “bianco e nero”. Quando ci capita di vedere una vecchia pellicola con una sceneggiatura socio culturale ci sembra che il tempo non sia passato, che tutto sia rimasto come in quegli anni del Novecento dove i sogni di cambiamento erano più forti dei disagi del presente. La stessa cosa ci accade leggendo le opere teatrali di un passato a noi sconosciuto. La nostra “Lisistrata” rimane attaccata fortemente a quanto Aristofane scrisse nel 411 a.C. Malgrado sia passato così tanto tempo, le differenze tra quell'epoca e la nostra sono pochissime; cambiano le cause ma le conseguenze sono quasi identiche. Tra poesia, commedia e dramma, raccontiamo la condizione delle donne di Atene, che sembra in qualche modo assomigliare a quella delle donne di oggi: spinte da esigenze diverse (la pace per Lisistrata da una parte e la riscoperta della difesa dei diritti dall'altra), ma ugualmente donne forti e fondamenta della società di tutti i tempi".