Quando, nel 1881, il Comune risparmiava sulla luce

Quando, nel 1881, il Comune risparmiava sulla luce

Rosaria Brancato

Quando, nel 1881, il Comune risparmiava sulla luce

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sabato 01 Dicembre 2012 - 07:13

Non sarà il best-seller di Natale ma mi sto appassionando a leggere gli Atti del Consiglio Comunale e del bilancio del 1881, pubblicati in allegato al bilancio del 1981 dall'allora sindaco Andò. E' trascorso più di un secolo dalla giunta Cianciafara ma è interessante scoprire analogie e differenze, anche in omaggio a chi, con amore e servizio, ha costruito la storia della nostra città oggi sull'orlo del baratro.

“Il sindaco relatore si reca a debito di ripetere che la pulitezza di questa città lasciava molto a desiderare e che l’inadempimento degli obblighi e delle condizioni del contratto per parte dell’appaltatore astrinse la Giunta a ritornare all’esercizio diretto a tutto danno dell’impresa inadempiente. Sarà perciò degno di studio il quesito se convenga smettere dal sistema dell’appalto”. Il Consiglio approva.

Correva l’anno 1881 e quel 21 marzo era una delle sedute del Consiglio Comunale che avrebbero portato di lì a pochi giorni all’approvazione del bilancio. Era la sesta amministrazione del sindaco Giuseppe Cianciafara (dal 27 dicembre 1876 fino al 14 settembre 1882). Tra i nomi degli assessori figurano Carlo d’Alcontres, Salvatore Marullo, Francesco Loteta Marchese di Cassibile Principe di Mola, Antonino Cianciafara, Tommaso De Martino, Ernesto Cianciolo, Marchese Granatelli.

In quell’inizio primavera del 1881 giunta e consiglieri erano alle prese con un bilancio che riusciranno a chiudere in pareggio e con beneficenza a vedove e orfanelli compresa. Ma, come si evince dalle preoccupazioni a proposito della pulizia della città e sulla necessità di tornare ad assumere il servizio in proprio per risparmiare e avere Messina pulita alcuni temi, con le dovute accortezze dovute al secolo che ci separa, sembrano attualissimi. Mi sto appassionando alla lettura delle pagine degli “Atti del Consiglio comunale 1881” di un libro curato dal capo ufficio stampa del Comune Attilio Borda Bossana e pubblicato dall’allora sindaco Antonio Andò, che lo allegò e distribuì insieme al bilancio del 1981. Il sindaco Andò, fece nel 1981 quella che oggi chiameremmo “un’operazione verità e trasparenza”, pubblicando e distribuendo insieme gli atti del bilancio. In sostanza è quello che oggi viene chiesto dai grillini e da Reset, la pubblicazione on line delle cifre, in modo che i messinesi possano vedere con i propri occhi come sono stati spesi i propri soldi. E’ vero, son trascorsi 30 anni da quel 1981 quando Andò (allora era assessore al Bilancio Mario Bonsignore) prese questa decisione e le casse erano di gran lunga in migliore stato di salute che oggi, ed è trascorso un secolo e più dal bilancio della giunta Cianciafara, ma la storia ci racconta quel che siamo e perché siamo in un certo modo piuttosto che in un altro e ci fa riscoprire la nostra identità. Non sarà il best-seller di Natale, ma consiglio di leggerlo. Nel 2012 non solo è impensabile che un bilancio venga approvato in pochi giorni, ma persino senza sudare lacrime e sangue. Dimenticavo, noi, il 1 dicembre 2012 siamo alle prese con un previsionale 2012, i nostri avi, lo hanno approvato il 6 aprile. Eppure, oltre un secolo dopo siamo alle prese con la stessa situazione relativa alla pulizia della città. Non fa più notizia l’emergenza, ma il rientro alla normalità. E dietro i costi enormi del settore ci sono gli sprechi di società come Messinambiente e Ato3 i cui organici sono stati ampiamente “accresciuti” in modo clientelare, da far pensare, come fece Cianciafara nell’800, che forse sarebbe meglio tornare alla gestione diretta ed evitare “gli strati intermedi” visti i risultati.

Quel pomeriggio però i consiglieri pensarono anche a come risparmiare. Ad esempio sulla pubblica illuminazione. Non avevano Monti al governo, ma dovevano fare i conti con il taglio delle risorse per l’illuminazione della Marina e quindi, per risparmiare usarono la mentalità del buon padre di famiglia.

Ecco i consiglieri Trombetta-Perroni-Paladini: “stante la necessità di economizzare le spese, propongono che non si accendano i fanali sul molo nelle sere estive”. La proposta è approvata, ma il sindaco fa notare che, volendo, non occorre il voto ma basta una raccomandazione del Consiglio perché la giunta “intenderà fermamente evitare quello spreco di luce e denaro, come offerse argomento l’anno scorso allorchè l’illuminazione del molo non ebbe luogo se non dalla metà di agosto a tutto settembre”. Il consigliere De Leo fa voti che “si accresca l’illuminazione al largo del Duomo”. Il sindaco Cianciafara risponde che la giunta aderirà al suo desiderio “ma rispetto soltanto all’illuminazione nelle solennità o nelle sere di concerti musicali, ma non già nelle sere ordinarie, non potendo definirsi in queste insufficiente l’illuminazione”.

Queste poche righe sono, appunto, “illuminanti”. Se non ricordo male nei mesi scorsi ci sono state diverse interrogazioni di consiglieri comunali che lamentavano l’aver visto l’illuminazione pubblica anche di giorno. Leggere le parole del sindaco che “evita fermamente lo spreco di luce e denaro” e illumina solo quando necessario e arriva persino a bacchettare il consigliere che vorrebbe il Duomo luogo privilegiato, fa sorridere amaramente. A onor del vero, Buzzanca a proposito di pubblica illuminazione ha ricordato d’aver tagliato le spese di diversi milioni di euro l’anno non confermando più il vecchio appalto. I consiglieri del 1881 ci danno qualche altro suggerimento in tempi “bui”.

Continueremo il nostro viaggio in quelle sedute dell’800 nei prossimi giorni parlando di imposte, acquedotto, strade, orto botanico,teatro, perché, come scrisse Andò nella prefazione: “è una rilettura che può servire a individuare linee di tendenza e problematiche, alla ricerca del recupero di quella identità civica che avevamo forse dispersa. Un frammento ed una pagina di costume e di vita delle istituzioni. Riguardandola potremo con ironia ravvisare analogie e problemi irrisolti ma sarà un lavoro utile se servirà a testimoniare il rispetto per la nostra storia che è la continuità del nostro essere cittadini e se riuscirà a costituire omaggio a chi, nel tempo, a questa città ha dedicato servizio e amore”.

E’ con questo spirito che dobbiamo leggere quelle pagine e scoprire chi, nel tempo, ha dedicato a Messina servizio e amore, che sono poi i veri ingredienti della politica.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. Giorni fa,di domenica, in pieno giorno in via Tommaso Cannizzaro c’erano i lampioni accesi;ho cercato sull’elenco telefonico qualche ufficio a cui segnalarlo,ma non rispondeva nessuno.Perchè non istituire un numero “antispreco” sempre disponibile per le segnalazioni dei cittadini volenterosi,utilizzando i LSU? E, anche non diminuendo l’illuminazione esterna,perchè non diminuire quella interna, di scuole e uffici,dove spesso ci sono tapparelle abbassate o tende chiuse e lampadine accese?Si dovrebbe in ognuno di questi posti individuare un responsabile,come per la legge antifumo.Tanti piccoli risparmi fanno un grande risparmio.E diminuisce anche l’inquinamento

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