Con la giunta dal basso di "rosso" al Comune restano solo i tappeti. E il Che finì nello sgabuzzino

Con la giunta dal basso di “rosso” al Comune restano solo i tappeti. E il Che finì nello sgabuzzino

Rosaria Brancato

Con la giunta dal basso di “rosso” al Comune restano solo i tappeti. E il Che finì nello sgabuzzino

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venerdì 05 Giugno 2015 - 22:05

Per Tempo di chiacchiere vi raccontiamo come e perché il Che Guevara finì nello sgabuzzino di Palazzo Zanca. E' una lunga storia, iniziata con il diffondersi di un terribile virus tra gli amministratori: la quellicheceranoprimite. I primi sintomi sono comparsi con i 7.500 euro per l'Expo, ma la situazione è peggiorata per l'anniversario della Conferenza di Messina. Ormai di "rosso" con la giunta dal basso sono rimasti al Comune solo i tappeti...

Il repentino passaggio dalle temperature invernali a quelle primaverili ha provocato il diffondersi dei sintomi di una crisi d’identità che potrebbe peggiorare con l’arrivo dell’estate e la scomparsa delle mezze stagioni. Strani fenomeni stanno mettendo in dubbio granitiche certezze: prima fra tutte quella che l’amministrazione Accorinti fosse una giunta “casual”, una giunta “dal basso”. Sì, insomma, una giunta “di rosso vestita”. Dopo essersi tolto le scarpe per entrare al Comune e dopo aver lottato strenuamente contro la tirannia della cravatta all’Ars, voci di corridoio sussurrano che il sindaco e la sua squadra siano in preda ad una seria crisi d’identità e ad uno stato avanzato di sdoppiamento di personalità. Una malattia grave chiamata “quellicheceranoprimite” e che, secondo taluni medici,se non presa in tempo con dosi massicce di Aloe vera e con una sana dieta vegana, rischia di diventare incurabile. I primi sintomi evidenti sono “non fare quel che si è detto e nel dire cose che non si sono mai fatte”. Ma la conclamazione del virus avviene quando si perde la coerenza. Le prime avvisaglie del diffondersi del morbo a Palazzo Zanca si sono avute in occasione dell’Expo 2015, quando il sindaco in piena linea con la politica “no Mac Donald & affini”, il giorno dell’inaugurazione per protesta non era a Milano ma a Taranto, alla contro-manifestazione, durante la quale ha dichiarato: “ Non avevo l’interesse a stare in un posto dove si proclama di nutrire la Terra ma gli sponsor sono quelli che affamano”. Tesi pienamente condivisibile, se non fosse che, appena un mese prima con la determina dirigenziale 183 la giunta stanziava 7.500 euro per l’evento sponsorizzato da chi affama il mondo, poiché trattasi di: “un evento mondiale di prim’ordine ed un appuntamento irripetibile per il Paese… ma soprattutto una grande opportunità per il nostro territorio di far vedere con forza, al mondo intero, le eccellenze ed il genio creativo degli imprenditori locali”. L’Accorinti che ha dichiarato guerra agli hamburger nel giro di un mese si è trasformato da sostenitore dell’Expo a sua insaputa a strenuo oppositore ad insaputa di chi ha stanziato i 7.500 euro. O dice quel che non fa o non fa quel che dice. Oppure non sa quel che accade nel Palazzo.

In realtà sembra che il ceppo virale della quelliquecheceranoprimite abbia attecchito prima su Le Donne (i medici dicono che aveva una predisposizione al virus sin dall’estate a Lipari nel 2013), vero ispiratore di una serie di spesucce causate dalla cerimonite, forma assai diffusa in Occidente del morbo originario. Se infatti la vicenda Expo rappresenta la prima avvisaglia della crisi d’identità, il morbo ha raggiunto maggiore virulenza per l’anniversario della Conferenza di Messina. Già dopo il solstizio di primavera Palazzo Zanca era in fermento non per un evento rivoluzionario, ma per una di quelle cose che avrebbe mandato in solluchero qualsiasi amministratore della vecchia guardia, da Bonsignore a Leonardi passando per Buzzanca, Providenti e Genovese. Stiamo parlando del trionfo del protocollo, del paradiso dei gran cerimonieri, della mamma di tutte le passerelle: il 60°anniversario della Conferenza di Messina, una roba che sta ad Accorinti, a Cambiamo Messina dal basso ed all’amministrazione esattamente come l’aglio sta ai vampiri. Invece il primo ad andare in brodo di giuggiole al solo pensiero è stato il segretario generale Le Donne seguito a ruota dagli assessori. Al diavolo Che Guevara, Marx, Tsipras e Podemos: viva la stirpe dei Martino. Così se prima non si trovava un euro neanche a raschiare il barile, adesso, si è trovata la strada per recuperare quel che serve per guarire dalla cerimonite, utile in questo momento ai messinesi tanto quanto la coca cola light. L’assessore Perna, al quale per mesi era stato detto che il suo budget era di 7 euro e 12 centesimi da usare con parsimonia, ha avuto un mancamento quando gli è stato detto che si potevano recuperare per organizzare un paio di convegni e qualche cena quasi 50 mila euro. Così,la stessa amministrazione che non ha trovato gli 80 euro per il cero di Montalto, che non ha trovato i soldi per la Notte della cultura (quella a costo zero), i soldi per la Siae del concerto del 1 maggio organizzato dai giovani messinesi e la Siae per il Capodanno, adesso ne trova 50 mila per il tour dei convegni, su un tema lontanissimo anni luce da questa amministrazione e dai “40 anni di battaglie” del sindaco che ci ricorda ad ogni piè sospinto. Nei 40 anni di battaglie di Accorinti non c’è traccia di quella per questo tipo di Europa ed infatti alle Europee dello scorso anno ha sostenuto la lista Tsipras. Ma il morbo spinge a fare cose strane,spendere in hotel, cene, organizzare festeggiamenti, passerelle,tra l’altro nel momento in cui l’Europa “prende a calci” la Sicilia alle prese con l’emergenza migranti. Se proprio vuoi organizzare un convegno sull’Europa e invitare il presidente della commissione europea Juncker invece che al Comune portalo al PalaNebiolo, magari si fa un’idea di quel che è successo negli ultimi 60 anni. Il virus ha trasformato la giunta dal basso in una riedizione del “pentapartito”, con tanto di fiori, convegnismo sfrenato, coffee break, politicicheceranoprima, e il mitico e immancabile tappeto rosso. Se non ce l’hai, sei out. Quello che avevamo, secondo le stime dei gran cerimonieri, era troppo corto o forse troppo usurato. Et voilà, ecco che la doppia personalità che si aggira per il Comune ha acquistato per 5 mila euro un tappeto rosso nuovo di zecca, che non sapremo in quali nuove occasioni usare (e che comunque, vista la scarsa affluenza di autorità all’evento non è stato usurato, potremmo provare a venderlo su E-bay). Le doppie personalità ormai conclamate stanno già pensando di organizzare, nell’ordine: l’anniversario del passaggio di Ulisse, l’anniversario della visita di Papa Giovanni Paolo II, la prima traghettata della Caronte-Tourist, la traversata di San Francesco sul suo mantello e la traversata a nuoto di Beppe Grillo nel 2012.

La nuova identità della giunta non è stata scalfita neanche dal fatto che non ci sia stata la folla di autorità previste. All’evento non solo non c’era alcun erede di Gaetano Martino (il nipote Franco, che a differenza dell’ex ministro Antonio vive qui ed è stato presidente della Regione, non è stato neanche invitato) ma non c’era nessun rappresentante del governo, né il ministro degli Esteri. Mattarella aveva declinato, come la Boldrini, Antonio Martino, che raramente si ricorda di Messina (se non quando è eletto tra i blindati del porcellum o quando, da ministro della difesa, non ha difeso lo smantellamento della Marinarsen) non è venuto. Neanche Crocetta, che pure sta dietro l’angolo, si è fatto vedere. Alla fine il più alto in grado era Pierferdinando Casini, presidente della Commissione esteri. Alla cerimonia d’apertura è stata più lunga la lettura dei telegrammi degli illustri assenti che non il discorso del sindaco (e abbiamo detto tutto). Mentre Juncker declinava l’invito era a Bruxelles dove il presidente dell’Ars Ardizzone gli consegnava la targa di Messina e gli strappava l’impegno per venire a Taormina alla Conferenza dei Paesi Euro-mediterranei. Mentre nel Salone delle bandiere si celebrava l’Europa del 1955 gli accorintiani erano davanti il Palazzo a protestare. Il timore maggiore per la giunta è stato non un’eventuale irruzione in Aula quanto piuttosto che sciupassero il tappeto rosso…mentre quello dei manifestanti era che il sindaco, qualora avessero fatto irruzione, non li riconoscesse. E’ stato anche sfiorato l’incidente diplomatico con monsignor La Piana, perché il 3 giugno, come sanno anche le pietre, è la festa della Patrona e l’arcivescovo, a poche decine di metri da Palazzo Zanca in altre faccende affaccendata, stava officiando messa. Accorinti ha tentato di rimediare, così nel pomeriggio, dopo aver piantato l’albero della pace nella piazzetta di largo Minutoli ha raggiunto di corsa la processione della Madonna della Lettera che nel frattempo era partita. Non si era mai visto a Messina il sindaco inseguire la Madonna ma per fortuna è allenato ed è riuscito a raggiungerla in rapide falcate. Insomma, una giornataccia. Ma non era finito il tour, perché in programma c’erano ancora diversi convegni, un paio di cene, coffee break. Insomma, tutto l’ambaradan di quellicheceranoprima. A notte fonda sindaco e assessori si sono addormentati tutti contenti, ma in sogno sono spuntati Che Guevara e Mariano Massaro offesissimi. Per fortuna i nostri amministratori avevano tutti a portata di mano l’alka seltzer e gli incubi sono scomparsi. Il fantasma di Che Guevara è stato trovato il giorno dopo in lacrime sul tappeto rosso, l’unica cosa rossa rimasta al Comune oltre ai conti. Ma Le Donne non ha avuto pietà: incurante del fantasma sconsolato ha fatto ripiegare il tappeto rosso in attesa della prossima cerimonia. Fu così che il Che finì nello sgabuzzino di Palazzo Zanca.

Rosaria Brancato

6 commenti

  1. Attraverso queste godibilissime quattro “chiacchiere”, ..la nostra Rosaria Brancato ci fornisce però al contempo, una delle più serie, profonde e lucide analisi politiche sulla..amministrazione Accorinti e la sua Giunta, mettendo in risalto: Il palese dilettantismo, il dualismo “schizoide”, l’ingenuità provinciale, l’autoreferenzialità, il conformismo “cultural chic” , il “luogocomunismo” ideologico, il compiacimento pauperistico, la pretesa superiorità morale ed intellettuale. La fine sembra prossima, Il destino ahimè….segnato. A meno che, a meno che…..

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  2. Attraverso queste godibilissime quattro “chiacchiere”, ..la nostra Rosaria Brancato ci fornisce però al contempo, una delle più serie, profonde e lucide analisi politiche sulla..amministrazione Accorinti e la sua Giunta, mettendo in risalto: Il palese dilettantismo, il dualismo “schizoide”, l’ingenuità provinciale, l’autoreferenzialità, il conformismo “cultural chic” , il “luogocomunismo” ideologico, il compiacimento pauperistico, la pretesa superiorità morale ed intellettuale. La fine sembra prossima, Il destino ahimè….segnato. A meno che, a meno che…..

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  3. Purtroppo non sono solo chiacchiere e, solo per salvare l’integrità morale di Accorinti, mi rimane da pensare che queste “belle” idee siano frutto del cerchio magico …

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  4. Purtroppo non sono solo chiacchiere e, solo per salvare l’integrità morale di Accorinti, mi rimane da pensare che queste “belle” idee siano frutto del cerchio magico …

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  5. Hardfreelance 6 Giugno 2015 23:26

    Per Dima: ho letto bene? Hai scritto “Integrità morale di Accorinti?”.

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  6. Hardfreelance 6 Giugno 2015 23:26

    Per Dima: ho letto bene? Hai scritto “Integrità morale di Accorinti?”.

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