L'incredibile mondo di Nikola Tesla, l'inventore di tutto il resto

L’incredibile mondo di Nikola Tesla, l’inventore di tutto il resto

L’incredibile mondo di Nikola Tesla, l’inventore di tutto il resto

domenica 05 Settembre 2010 - 22:16

Il secondo romanzo della Hunt racconta l'incredibile vita del genio Tesla e della cameriera/detective Louisa

«Anche se a volte è difficile credere che un inventore così straordinario sia esistito davvero, Nikola Tesla è un personaggio reale». Non è certamente la prima volta che l’autore incensa la vita del personaggio al centro del proprio romanzo eppure, nel caso di Nikola Tesla, fisico, inventore e ingegnere serbo naturalizzato americano, non si può negare che Samantha Hunt (che ha esordito con The seas di prossima pubblicazione della Alet con il quale ha vinto il National Book Foundation Award) stia dicendo la verità.

Nikola Tesla è una figura talmente affascinante e bizzarra che anche il cinema ha più volte omaggiato ( recentemente ricordiamo che in The Prestige lo interpretava un etereo David Bowie e nel disneyana L’apprendista Stregone le sue famose bobine di rame sono al centro della scena finale). Tesla è l’inventore della corrente elettrica alernata (che prese il posto delle corrente continua ed attualmente in uso in tutto il mondo), precorse l’invenzione dei raggi X, ipotizzò e realizzò per la prima volta la trasmissione di onde radio (e ciò innescò il contenzioso con Marconi da cui si sentiva derubato tanto che nel 1943 la Corte Suprema attribuì a Tesla la paternità di alcuni brevetti usati per la trasmissione di informazione mediante onde radio ma solo sul suolo americano). Fu Tesla ad avviare studi che si rivelarono determinanti per la robotica ed è tuttora considerato uno dei più importanti ingegneri elettronici del XX° secolo, “l’uomo che diede il via alla seconda rivoluzione industriale”.

Tesla parlava sette lingue oltre il serbo e il croato, non si laureò mai perché non poteva permettersi le tasse ma ricevette numerosissime lauree ad honorem (di quelle vere, non quelle conferite solo per avere un passaggio sulle tv come accade oggi), era capace di memorizzare interi libri a memoria, la sua effige comparve su diverse banconote di alto taglio e nel 2006, Belgrado gli dedicò l’aeroporto cittadino mentre il 10 luglio, a New York, si celebra il Nikola Tesla day.

Insomma era davvero un uomo fuori dal normale e la Hunt ha pescato a piene mani nel suo passato per costruire L’inventore della luce (Alet edizioni; pp. 272; € 15; trad. it di Simona Sollai). L’autrice si è mossa a ritroso prendendo il via dagli ultimi giorni vissuti da Tesla nel 33° piano del New Yorker hotel, dove occupò per dieci anni la camera numero 3327, nella quale nessuno poteva entrare e lui stesso vi aveva costruito un’enorme cassettiera contenente progetti per invenzioni future come la macchina per fotografare il pensiero o la macchina volante. Ma anche altro: «Il cassetto n.53 è vuoto ma dentro si avverte un vago odore di ozono. Annuso il cassetto, inspirando profondamente. Non è l’ozono che cerco».

Ma quest’uomo aveva sviluppato anche profonde ossessioni – tutto doveva essere divisibile per 3 attorno a lui che si lavava le mani 18 volte al giorno, ogni volta con un asciugamano nuovo. Aveva anche sviluppato un forte legame per i piccioni (uno compare nella copertina della versione originale, “The invention of everything else”) che curava nella propria stanza, credeva nella trasmigrazione delle anime e aveva fatto proprio il principio della sublimazione sessuale freudiana, convinto che la sessualità gli rubasse l’energia destinata alle invenzioni che avrebbero dovuto aiutare l’umanità tutta.

La Hunt affianca a Tesla un altro personaggio principale, Louisa, una cameriera dalla curiosità morbosa che riuscirà ad intrufolarsi nella famosa camera n. 3327 mettendo le mani sull’autobiografia scritta a quattro mani con Sam Clemens ovvero Mark Twain. «E’ finito? Ha scritto tutto?» chiede Louisa, un po’ cameriera e un po’ detective, colta col manoscritto in mano nella stanza di Tesla da lui stesso, che replica «Come può essere finito se io sono ancora vivo?».

L’uomo che ha dato al mondo il radar, il telecomando, la radio (?) è lo stesso uomo capace di licenziarsi dal laboratorio del famoso e ricchissimo Thomas Edison perché fermamente convinto che sulle invenzioni non si potesse lucrare. Purtroppo morirà ad 87 anni, solo e in povertà.

La Hunt scrive un romanzo coraggioso per la scelta del suo protagonista, così attraente e carico di vissuto da rischiare di travolgere la struttura stessa del romanzo e forse per questo decide di affiancare alla voce narrante dell’inventore quella di Louisa che con se porta sulla pagina anche la sua esistenza disastrata, con un padre che non dimentica la moglie deceduta e venera lo scapestrato amico Azor.

Un romanzo che dà il meglio di se nelle immagini folgoranti che la Hunt riesce a catturare dalla geniale e folle mente di Tesla, perennemente in fuga dalla domanda che lo tormenta (e che non vi svelerò). Ma da segnalare sono anche le pagine 67/68 quando due possibilità si profilano dinnanzi a Tesla e contendono la sua attenzione, divenendo quasi fisiche, reali. Sono dialoghi, monologhi immaginari davvero riusciti che sottolineano una capacità narrativa fuori dal normale, visionaria ma concreta.

Un libro molto intrigante e curato anche nella veste grafica – la parte interna della copertina raffigura quattro immagini vintage di Tesla e del New Yorker hotel – eppure resta la sensazione che se la Hunt avesse voluto rischiare affidando l’intero libro alla voce narrante di Tesla, geniale quanto folle, avrebbe certamente avuto le capacità per scrivere non solo un buon libro ma un vero e proprio capolavoro.

Vi segnalo anche il sito dell’autrice, davvero particolare e sfizioso: http://www.samanthahunt.net/

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