I docenti scrivono a Navarra: "Si revochino le autorizzazioni". Trasferiti altri 50 migranti

I docenti scrivono a Navarra: “Si revochino le autorizzazioni”. Trasferiti altri 50 migranti

Eleonora Corace

I docenti scrivono a Navarra: “Si revochino le autorizzazioni”. Trasferiti altri 50 migranti

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lunedì 25 Novembre 2013 - 18:08

Una sessantina tra professori e ricercatori dell'Università di Messina hanno sottoscritto una lettera aperta al Rettore Navarra per chiedere la revoca delle autorizzazione all'uso del PalaNebiolo e del campo da baseball per scopi Prefettizi e il suggerimento di luoghi di accoglienza più idonei e appropriati. Questa mattina, intanto, sono stati trasferiti altri 50 migranti. Resta il problema dei minori.

Fronda interna all’Università. Dopo l’offerta del PalaNebiolo come luogo in cui ospitare i migranti e la concessione delle autorizzazioni necessarie all’allestimento della tendopoli nel campo da baseball limitrofo, una sessantina, tra ricercatori e professori dell’Ateneo Peloritano si sono schierati contro il campo profughi e l’accoglienza nel palazzetto sportivo. Campo da baseball e PalaNebiolo appartengono, infatti, all’Università di Messina, per questo i docenti hanno sottoscritto una lettera aperta, consegnata in data odierna al Rettore Pietro Navarra, per chiedere la revoca delle autorizzazioni rilasciate alla Prefettura e la designazione di luoghi più idonei per l’accoglienza.

”Inopinatamente, e con intenzioni certamente ben più nobili, la struttura sportiva del nostro Ateneo è entrata a fare parte di una tragica storia di contenimento e sostanziale limitazione dei diritti in atto in Europa – scrivono i docenti – in ragione della scelta delle autorità competenti di tenere insieme centinaia di persone all’interno di una struttura inidonea a ospitare esseri umani e del rifiuto netto a distribuirle nel territorio, all’interno di una pluralità di spazi appositamente attrezzati. Nel nostro ruolo di docenti universitari, ricercatori, studenti e cittadini democratici, chiediamo al Magnifico Rettore di volere revocare la disponibilità espressa all’impiego del “Pala Nebiolo” e di volere eventualmente mettere a disposizione dei richiedenti asilo presenti nella nostra città altre strutture universitarie appositamente attrezzate per l’ospitalità ed accoglienza delle persone – restituendo così l’impianto sportivo agli studenti e agli atleti che ne costituiscono l’utenza naturale. Una revoca, peraltro, resa facilmente praticabile dall’apposita requisizione, apparentemente attuata dal Comune di Messina, del villaggio turistico “Le Dune”.

Professori e ricercatori, nella missiva, non mettono in dubbio la buona fede e lo spirito umanitario che ha indotto i vertici dell’Ateneo a mettere a disposizione il centro sportivo e ad assecondare le richieste prefettizie. Ripercorrendo l’intera vicenda, mettono in luce, però, le motivazioni che rendono obbligatorio un cambiamento di rotta da parte del Rettore sulla vicenda: “L’Università ha generosamente accolto l’invito della Prefettura e delle autorità competenti ad accogliere temporaneamente, in attesa di una soluzione adeguata, dei richiedenti asilo in una delle sue strutture. In particolare l’Ateneo ha accettato di mettere a disposizione dei migranti e delle autorità il “PalaNebiolo”, uno dei suoi plessi sportivi d’eccellenza, individuato dalle forze dell’ordine come idoneo dal punto di vista della sicurezza e, pertanto, preferibile ad altre strutture pure proposte dai vertici dell’Università. Centottanta rifugiati, tra cui alcuni minori, sono stati così riversati all’interno del suddetto palazzetto dello sport e disposti in una grande camerata, rivelatasi presto insufficiente dal punto di vista della qualità abitativa e dei servizi; al punto che le autorità sanitarie si sono trovate costrette a segnalare le carenze igieniche dei locali. Non a caso, avveduta dell’inadeguatezza di questa sistemazione, la Prefettura di Messina ha per tempo previsto l’innalzamento di una tendopoli nel campo da gioco del plesso sportivo, in cui dislocare i richiedenti asilo in attesa di un loro trasferimento presso centri di accoglienza attrezzati”.

Lo scenario venutosi a creare, secondo i docenti, sarebbe giustificabile se fosse conseguente ad uno stato di emergenza reale ed estremo, non in una situazione dove si tratta di accogliere e gestire qualche centinaio di persone, tra l’altro, neppure appena sbarcate, ma già provenienti da altri centri della Sicilia. Come dire che una tendopoli può essere accettata come soluzione temporanea nelle sfortunate Filippine, dopo il tragico cataclisma che ha colpito quella terra, non certo in una città metropolitana di 250.000 abitanti che si ritrova a dover ospitare una cinquantina di persone – inizialmente – o centocinquanta.

Occorre chiedersi se emergenze di questa natura – si legge nella missiva – possano giustificare da parte della Prefettura soluzioni di questo tipo. Soluzioni, cioè, degne di ben altri numeri e circostanze, il numero oggettivamente contenuto di richiedenti asilo in cerca di sistemazione provvisoria non giustifica certamente l’impiego di palazzetti e tendopoli”. Soluzioni simili richiamano eventi poco edificanti della storia contemporanea, come lo stadio di Santiago del Chile all’indomani del colpo di Stato di Pinochet o quello di Bari del 1991, dopo la prima ondata migratoria albanese. Soluzioni-limite che dimostrano come ai giorni nostri quello che dovrebbe essere uno “stato d’eccezione” diventa sempre più la norma. Come sottolineano i Professori: “Crediamo che una vicenda apparentemente minuscola e transitoria come quella che si consuma al“Pala Nebiolo” faccia in realtà parte di un fenomeno tristemente connaturato alla modernità come quello del “campo”, lo spazio di confinamento di quella “nuda vita” esposta, nei termini di Agamben, “all’assoluta impossibilità di decidere tra fatto e diritto, tra norma e applicazione, fra eccezione e regola, che tuttavia incessantemente decidono di essa”. Un’impossibilità, tra l’altro,resa tangibile da testimonianze dirette relative a persone lasciate per settimane prive di cure adeguate” .

Oggi, nel frattempo, altri cinquanta ragazzi afrodiscendenti – in prevalenza Eritrei ma anche nigeriani e uno del Gambia – che alloggiavano nel PalaNebiolo sono stati trasferiti nei progetti Sprar di Agrigento e Caltagirone. Ancora incerta la situazione dei minori, di cui per ben venti è stato chiesto da parte del Circolo Arci Thomas Sankara ulteriori accertamenti che non sono stati ancora effettuati da Questura e Policlinico, per questo il responsabile preposto dell’Ufficio immigrazioni ha emanato un sollecito. (Eleonora Corace)

3 commenti

  1. Sintetizzando: Non li volete tra le palle (da basket) ?

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  2. Più o meno. Li vogliamo nei residence dell’Università, in regolari stanze, e non tra le palle da baseball (non da basket).

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  3. MessineseIncallito 26 Novembre 2013 11:46

    Azz, questa si che è solidarietà!!

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