Rifiuti, bus, acqua: il disastroso mondo delle partecipate e la rivoluzione mancata della Multiservizi

Rifiuti, bus, acqua: il disastroso mondo delle partecipate e la rivoluzione mancata della Multiservizi

Francesca Stornante

Rifiuti, bus, acqua: il disastroso mondo delle partecipate e la rivoluzione mancata della Multiservizi

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giovedì 23 Giugno 2016 - 22:06

Tra le sfide più difficili da affrontare in questi tre anni dall'amministrazione Accorinti c'è stata la gestione dei servizi pubblici essenziali. I rifiuti sono rimasti in continua emergenza, passi in avanti invece per il trasporto pubblico. Si è aperto il fronte idrico, arrancano i servizi sociali. Nessuna rivoluzione nelle partecipate, la famosa Multiservizi è ancora sulla carta.

La spazzatura è sulle strade, oggi più che mai. La differenziata è cresciuta di qualche punto ma siamo ancora lontanissimi dai numeri che contano. Il porta a porta non è ancora partito, anche se in questi ultimi due anni si è lavorato per riacciuffare un vecchio progetto e un finanziamento che proprio nei giorni scorsi ha portato in città 34 nuovi mezzi che però non possono servire intanto per liberare la città dai rifiuti. In pratica è come aver comprato l’auto nuova prima ancora di prendere la patente. Arriverà, ma nel frattempo la macchina resta in garage. E i sacchetti di immondizia, esattamente come tre anni fa, per strada.

Se uno dei servizi pubblici essenziali è rimasto una croce da portare e una continua emergenza da affrontare, ce n’è un altro che invece in questi anni dei miglioramenti li ha registrati. Si tratta del trasporto pubblico, di quell’Atm che nelle mani dell’assessore Cacciola e poi di un direttore generale preso in prestito da Torino ha fatto qualche passo in avanti. La strada è ancora lunghissima, ma sembra che le basi di un percorso diverso, migliore, siano state gettate. Nel 2013 sulle strade messinesi circolavano una decina di bus. Oggi sono una cinquantina, ne sono stati già acquistati 17 nuovi ed entro il prossimo anno ne arriveranno altri 26.

Poi c’è l’acqua. Il bene pubblico per eccellenza. Acqua che da quasi un anno è diventata emergenza per l’amministrazione di Palazzo Zanca. I venti giorni a secco di ottobre 2015 hanno squarciato il velo su un servizio idrico insufficiente, su infrastrutture che non bastano, sulla necessità di programmare ad ampio raggio. Ma su questo fronte il lavoro è solo all’inizio.

Servizi che hanno impegnato ogni giorno l’amministrazione Accorinti in questi tre anni, servizi che dovevano essere rivoluzionati e che invece, con le debite distinzioni, hanno sofferto, arrancato, hanno fatto arrabbiare i cittadini che pagano tasse profumate per poi respirare la solita puzza di spazzatura.

La rivoluzione si doveva chiamare Multiservizi: una grande e unica società che doveva gestire tutti i servizi pubblici messinesi. Fu una delle primissime cose di cui parlò l’amministrazione Accorinti, il 2015 sembrava dover essere l’anno della svolta. Lo scorso 31 dicembre era stato fissato come spartiacque tra la gestione frazionata nella miriade di partecipate comunali, veri e proprio carrozzoni che negli ultimi anni hanno prodotto più debiti che servizi, e la gestione unica nelle mani di una Multiservizi, la Messina Multiservizi, così come l’ha battezza il suo vero padre fondatore, il segretario generale Antonio Le Donne. Nel frattempo altri sei mesi del 2016 sono trascorsi e ad oggi è rimasto ancora tutto sulla carta. Sono stati prodotti alcuni atti importanti, sono stati compiuti dei passaggi salienti, ma Amam, Messinambiente, Ato3 e Atm sono ancora tutte in piedi e ancora tutte al loro posto. Tre su quattro sono in liquidazione, da anni. Con il passare dei mesi si è fatta strada l’ipotesi di una mini-multiservizi che trasformerebbe l’Amam nella società che si occupa contemporaneamente di acqua, rifiuti e igiene ambientale. Sappiamo che nel frattempo le partecipate, soprattutto Ato3 e Messinambiente, hanno continuato ad operare in condizioni difficilissime, a suon di proroghe, avvolte nell’ombra costante della liquidazione, senza possibilità di programmazione o investimenti.

Anche nell’era accorintiana l’universo delle partecipate maggiori di Palazzo Zanca ha continuato ad esistere senza troppi stravolgimenti. Tre anni di affidamenti a suon di proroghe concesse a Messinambiente per la gestione dei rifiuti, colpi di scena, bufere giudiziarie, una parentesi gestionale messa nelle mani dell’uomo ambiente di Capannori che ha preferito abbandonare la nave in tempesta. Lavoratori e servizi da tempo aspettano di essere trasferiti all’Amam per lasciare Messinambiente alla sua liquidazione, così come i 53 dipendenti dell’Ato3. Per loro il percorso doveva essere facilissimo e già tracciato nell’ottobre del 2014. Dovevano passare ad altre società partecipate del Comune con un’operazione di mobilità interna che sembrava semplicissima e praticamente cucita addosso agli Ato3. E invece i primi a sistemarsi furono gli ex Feluca, che dal 1 gennaio 2015 sono stati assunti all’Amam. Per gli Ato3 solo rinvii, proroghe, ordinanze regionali e la terra promessa dell’Amam. Proprio questi ultimi giorni di giugno dovrebbero essere decisivi, ci sono in ballo atti importanti che aspettano la discussione in consiglio comunale. Il dato però oggi è che è ancora tutto fermo.

Per Messinambiene sono stati anni di grandi stravolgimenti per finire con il solito “tirare a campare”. A mancare, come sempre, le risorse economiche: Messinambiente ha continuato ad accumulare debiti e a rendere un servizio di pessima qualità, i messinesi si sono trovati con tasse rifiuti alle stelle, le emergenze rifiuti hanno scandito ciclicamente il passare dei mesi, nessun investimento è stato possibile per migliorare la situazione. Alla guida si sono passati il testimone Armando Di Maria, Alessio Ciacci e Giovanni Calabrò. Il percorso dell’amministrazione voleva andare in un’altra direzione, ma finché la gestione dei rifiuti resterà nelle mani di una società in queste condizioni appare impensabile credere o sperare in un cambio di rotta.

Su un binario diverso ha camminato l’Atm. Questo triennio si può considerare positivo sotto molti aspetti, dall’acquisto dei 17 bus, alla progettazione che ne porterà altri 26, dalla ritrovata regolarità nel pagamento degli stipendi a tutta una serie di azioni avviate per ridefinire struttura e organizzazione. In via La Farina sono cambiati praticamente tutti i vertici, la governance si è totalmente rinnovata e l’obiettivo a cui mira l’azienda oggi è ricostruire la fiducia dei messinesi nei confronti dell’azienda trasporti della città. Nell’ottica Multiservizi anche l’Atm dovrebbe finire in questa grande società che erogherebbe tutti i servizi essenziali, ma su questo fronte non è emerso grande entusiasmo verso l’ipotesi di sciogliere in un grande calderone in cui c’è di tutto un’azienda che pian piano sta provando a risollevarsi. Cosa vuole fare l’amministrazione Accorinti con l’Atm non è molto chiaro. Al momento è stato approvato un contratto di servizio che ha dovuto rispolverare anche quella famosa delibera di S. Valentino del 2011, quando il consiglio comunale di allora votò la messa in liquidazione della società per costituire una nuova spa. In teoria quella delibera è ancora valida, non essendo mai stata ritirata, nonostante si tratti di un’ipotesi lontana anni luce dai principi di questa esperienza amministrativa targata Accorinti. Ciò che è certo è che si proverà a continuare sulla strada tracciata da Foti e Cacciola, senza pensare neanche più di tanto a quella Multiservizi che 2017 dovrebbe portare dentro anche l’Atm.

Ad oggi il quadro è questo e dunque l’amministrazione non è riuscita a rispettare la normativa che obbliga i Comuni ad una profonda razionalizzazione sul fronte delle partecipate. L’obiettivo era di eliminare entro la fine del 2015 tutte quelle partecipate che non hanno più funzioni, dunque cessione o liquidazione, ma anche attraverso l’aggregazione di società di servizi pubblici locali di rilevanza economica e il contenimento dei costi di funzionamento. Queste le fondamenta su cui poggia le basi la Multiservizi, inserita come orizzonte progettuale in tutti i documenti programmatici redatti negli ultimi mesi a Palazzo Zanca, compreso naturalmente il Piano di riequilibrio attualmente di nuovo al vaglio del Ministero. In questi mesi, a più riprese, il segretario/direttore Le Donne ha illustrato benefici e caratteristiche di quella che nelle sue intenzioni dovrà essere la grande società in cui confluiranno i servizi pubblici.

Sempre sulla carta era stato inserito uno studio per valutare l’affidamento alla Multiservizi del Pilone e delle aree demaniali circostanti, la realizzazione della flotta pubblica comunale, uno dei cavalli di battaglia dell’amministrazione Accorinti in campagna elettorale, ma ad oggi solo progetto utopistico. E, come se non bastasse questa già consistente mole di lavoro, anche un’analisi sul tormentato settore dei servizi sociali, altro fronte che in questi tre anni ha subìto grandi scossoni, con il passaggio di testimone tra Nino Mantineo e Nina Santisi, ma nessuna reale novità. Anche i servizi sociali si sono trascinati senza vedere le rivoluzioni annunciate. In ballo ci sarebbe ancora l’ipotesi di affidare alla Multiservizi anche la gestione “in house” dei servizi sociali, al fine di garantire una maggiore qualità dei servizi, una razionalizzazione delle risorse umane e il conseguimento di obiettivi di economicità mediante la gestione diretta, dunque chiudendo le porte al sistema delle cooperative. Non si sa quanto questo possa combaciare con il progetto che invece l’assessore Santisi intende dare a questo delicato settore. Progetti che però anche in questo caso sono tutti nelle decine di pagine raccolte in atti e delibere. Perché a conti fatti i servizi sociali hanno continuato a soffrire, sono andati avanti a suon di proroghe e adesso rischiano ulteriori tagli.

Le partecipate di Palazzo Zanca restano esattamente quelle che erano un anno fa, Messinambiente e Ato3 gestiscono i rifiuti, l’Amam cura il servizio idrico, l’Atm (che in realtà è un’azienda speciale) si occupa di trasporto pubblico. Il resto è ancora fantascienza.

Francesca Stornante

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