Nuove ipotesi sul futuro dell’Edipower di San Filippo del Mela

Nuove ipotesi sul futuro dell’Edipower di San Filippo del Mela

Serena Sframeli

Nuove ipotesi sul futuro dell’Edipower di San Filippo del Mela

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martedì 13 Maggio 2014 - 21:47

Continuano gli incontri per decidere il futuro della centrale elettrica e a dire no dopo l’Adasc interviene ora il Cub

Si susseguono incontri istituzionali e non sul futuro della centrale elettrica Edipower di San Filippo del Mela, controllata dalla multinazionale A2A, per evitare la ventilata possibilità di licenziamenti. Il progetto industriale in campo è la chiusura a breve di alcune linee ad olio combustibile in favore di una linea a CSS (Combustibile Solido Secondario da rifiuti). Già qualche mese fa l’Adasc ( Associazione difesa ambiente e salute dei cittadini) si era espressa negativamente sulla conversione dell’Edipower da centrale termoelettrica a Css, chiamando in causa le istituzioni e soprattutto il Comune di San Filippo del Mela.

Ad intervenire ora in difesa dei lavoratori è la Cub ( Confederazione unitaria di base) tramite il coordinatore provinciale Federico Magro, che si chiede “in futuro quante altre linee saranno trasformate a CSS, e se questo sarà sufficiente a garantire i livelli occupazionali”.

La Confederazione Unitaria di Base (CUB) è contraria all’incenerimento dei rifiuti poiché distrugge risorse comuni e posti di lavoro che una gestione sostenibile potrebbe creare con il recupero delle materie prime seconde; pertanto è anche contraria alla produzione di CSS, “una forma- afferma la Cub- di subdolo incenerimento mascherato, che, grazie al decreto Clini del 15/2/2013, è dichiarato oggi solo un rifiuto speciale, quindi trasportabile e commercializzabile, caso unico in Europa”.

“L’incenerimento del CSS- spiega Federico Magro-, le cui emissioni sono dichiarate poco inquinanti solo dai produttori e da chi lo vuol bruciare, verrebbe ad impiantarsi in un territorio già pieno di criticità, quale la Valle del Mela (acciaieria, raffineria, centrale, elettrodotti, amianto, ecc.) dove svariati studi epidemiologici hanno evidenziato gravi rischi per la salute pubblica”.

“Quanto ancora- termina la Cub- si può barattare il diritto al lavoro con il diritto alla salute; chiediamo ad A2A come mai una multinazionale del suo calibro possiede il 3% della società Tirrenoambiente… sarà forse perché Tirreno ambiente sta approntando un impianto di TMB-CSS? Così i cittadini pagheranno con la TARES i costi per la stabilizzazione dei rifiuti e la produzione di CSS, che Tirreno ambiente cederà all’Edipower. Le emissioni poi le respireranno gli abitanti della Valle del Mela. La CUB dice: Meno discariche e incenerimenti, più salute e lavoro”.

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