Sul porticciolo di Fiumara Guardia il dibattito aperto. E c’è chi propone il progetto alternativo

Sul porticciolo di Fiumara Guardia il dibattito aperto. E c’è chi propone il progetto alternativo

Sul porticciolo di Fiumara Guardia il dibattito aperto. E c’è chi propone il progetto alternativo

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lunedì 11 Luglio 2011 - 08:58

Da Pd, Sel e Movimento per l’Italia del Pdl arrivano solo no. Dall’arch. Francesco Cappello un’alternativa all’idea proposta dall’accoppiata Franza-Rodriquez

Ormai è divenuto argomento centrale di dibattito, forse perché simbolo delle contraddizioni legate alle politiche del turismo di questa città. Sul porticciolo di Fiumara Guardia progettato dall’ing. Beppe Rodriquez per conto del gruppo Franza, che sarà al centro in settimana di una conferenza dei servizi in Capitaneria di Porto, intervengono un po’ tutti. Intanto il vicesegretario comunale del Pd, Armando Hyerace, che definisce la proposta «inopportuna sotto vari punti di vista. Innanzitutto, è da tanti anni che si parla di questa opera turistica, senza che questa abbia mai suscitato un particolare interesse non solo nell’opinione pubblica, ma soprattutto negli addetti ai lavori, architetti e/o ingegneri. In secondo luogo, pensare di poter realizzare un porticciolo turistico in quella zona significa non capire che si deve sfruttare ciò che già si ha, riqualificando e potenziando: se un porticciolo va realizzato, questo va fatto alla rada san Francesco o magari nella zona falcata. Per un motivo semplicissimo che quest’amministrazione sembra aver dimenticato: i traghetti privati dal centro città, piaccia o non piaccia a qualcuno, devono andare via motivo per il quale si sarebbe realizzato il porto di Tremestieri. Il porto a sud va potenziato e Messina liberata da questa secolare schiavitù». Hyerace parla di «sparata propagandistica di un’Amministrazione ormai alle corde», mentre a metà luglio «molte spiagge non sono ancora pulite, non ci sono soluzioni che permettano di concordare gli interessi dei gestori dei lidi con quelle dei residenti,il trasporto pubblico è in tilt, le strade sono piene di buche, non esiste una politica per la gestione dello smaltimento dei rifiuti».

Critica anche la rappresentanza locale di Sinistra Ecologia e Libertà. «Come un tormentone – si legge in una nota – ritorna l’incubo del “porticciolone”. Sotto nomi diversi di società, a volte riconducibili ai Franza, altre volte agli Enti locali, torna a farsi avanti il progetto del mega-porticciolo fra Grotte e S. Agata. Si tratterebbe di una cementificazione di quasi un chilometro della riviera Nord di Messina, con predisposizione di moli, dighe foranee, attrezzature a terra e servizi vari, che andrebbe a cadere proprio su una parte della costiera ancora abbastanza fruibile. Il progetto stavolta si chiama “Marina Guardia – Porto turistico dello Stretto” e stava filando liscio, finché non ha incontrato l’obiezione di compatibilità del Genio civile. A questo punto tutti addosso all’ing. Gaetano Sciacca, ingegnere capo dell’istituzione che concorre alla gestione del territorio. In prima fila, il sindaco della città Buzzanca, accompagnato da una coorte di cementificatori, come sempre sotto il manto del “così si garantisce l’occupazione”». Il circolo “Ecologia della Liberazione Aldo Natoli” di SEL messinese si schiera, invece, decisamente con l’ing. Sciacca, con il Genio civile «e con quanti hanno a cuore le sorti del nostro martoriato territorio. A costo di passare per quelli che “dicono sempre no”. L’etichetta è facile da affibbiare; non altrettanto facile, a chi è fermo culturalmente al “cemento”, riesce invece prendere atto e discutere di proposte alternative. In tutte le mappe dell’antica Cittadella di Messina si rilevano i fossati che la cingevano; quei fossati, ripristinati, potrebbero ospitare benissimo le barche che normalmente trovano ospitalità nei porticcioli turistici. Quest’operazione specifica dovrebbe essere connessa al restauro di tutte le parti della seicentesca Cittadella sopravvissute alle distruzioni che si sono susseguite dal 1861 a oggi. In parte i finanziamenti esistono già; se i privati vogliono investire nell’operazione contribuirebbero ad innalzare la qualità del porto messinese, non escludendo un buon ritorno economico e una garanzia di posti di lavoro stabili. Troppo difficile per gli imprenditori messinesi? Si può immaginare di attrarre investimenti esterni in un’operazione simile? Si può discutere di come evitare un danno ambientale a Grotte e operare in maniera eco-sostenibile nel porto di Messina?».

Ma anche nel centrodestra c’è chi dice no. E’ Francesco Tiano, del Mpli (Movimento per l’Italia) del Pdl. «La vocazione Turistica della città di Messina – afferma – può fare a meno di mega strutture realizzate in luoghi dove per naturale bellezza la vocazione è di tipo turistico paesaggistica e balneare. Il porticciolo turistico non va fatto a Marina Guardia, deturpa la bellezza del luogo ed impedisce il godimento di una parte di territorio che è, invece, indispensabile alla logica di sviluppo turistico legato alla fruizione del mare a fini balneari. Una parte importante della “Costa Morgana”messinese verrebbe invasa dalla cementificazione e dall’inquinamento dei natanti. I porticcioli turistici hanno bisogno di aree commerciali e logistiche diverse, come quelle dell’area San Francesco». Sarebbe da sostenere, secondo Tiano, un polo turistico a Ortoliuzzo ed un eventuale porticciolo nella rada San Francesco.

Infine, a dispetto di coloro che affermano che chi dice no non propone alternative, eccola l’alternativa. A metterla sul piatto l’architetto messinese Francesco Cappello (le immagini si riferiscono proprio alla sua idea progettuale). Secondo Cappello «l’ipotesi d’intervento lungo il litorale compreso tra la chiesa di Grotte e la fiumara Guardia presuppone, a nostro avviso, alcuni punti fermi relativi alla salvaguardia del delicato equilibrio ambientale rivierasco, giá messo a dura prova da reiterati interventi urbanistici privi di ogni minima valutazione di sostenibilitá ambientale, e da una gestione ordinaria del territorio a dir poco sconcertante. Le considerazioni esposte non devono tuttavia indurre un pessimismo inibitorio, che precluda ogni trasformazione territoriale, anzi è proprio la mancanza di un’adeguata cultura progettuale a favorire le condizioni di degrado del litorale rivierasco. È possibile conciliare le esigenze remunerative del capitale e la salvaguardia dell’ambiente, tenendo presente che, secondo ipotesi abbastanza realistiche, nel prossimo futuro la salvaguardia ambientale e lo sfruttamento razionale delle risorse naturali probabilmente costituiranno i fattori fondamentali per lo sviluppo socio-economico». Chi volesse approfondire questa alternativa progettuale può scaricare la relazione dell’arch Cappello QUI. Quel che è certo è che nei prossimi giorni il dibattito proseguirà. Molto probabilmente anche su tavoli squisitamente politici.

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