Il destino del Comune appeso a un filo. Corsa contro il tempo per fare in due mesi ciò che non è stato fatto in sette

Il destino del Comune appeso a un filo. Corsa contro il tempo per fare in due mesi ciò che non è stato fatto in sette

Danila La Torre

Il destino del Comune appeso a un filo. Corsa contro il tempo per fare in due mesi ciò che non è stato fatto in sette

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giovedì 30 Gennaio 2014 - 23:28

Ammesso che il Ministero e la Corte dei Conti diano il via libera alla proroga, l’amministrazione Accorinti deve portare a termine quella che sembra una vera mission impossible: adottare tutti quegli atti che sono considerati propedeutici e fondamentali per la redazione di un Piano decennale di riequilibrio realmente sostenibile

Ministero dell’Interno e Corte dei conti. L’ultimo treno rimasto per viaggiare in direzione risanamento del Comune di Messina dovrà necessariamente fermarsi in queste due stazioni.

Con la bocciatura del Piano decennale di riequilibrio da parte del Consiglio comunale – che in larga parte ha preferito astenersi sulla delibera presentata dall’Amministrazione Accorinti solo qualche ora prima dal voto (vedi correlato)– il percorso per tentare di scongiurare il dissesto ed agguantare il “salva-comuni” nazionale ha come tappe obbligate il Governo nazionale e la sezione regionale della Corte dei conti, a cui bisognerà dare comunicazione ufficiale di quanto avvenuto in Aula mercoledì sera.

Saranno quindi i rappresentanti del Dicastero dell’Interno ed i magistrati contabili a dover concedere a Palazzo Zanca la possibilità di accedere al comma 573 della Legge di stabilità, in virtù del quale i Comuni che hanno ottenuto un diniego al documento di riequilibrio da parte del’organo consiliare possono ottenere una proroga di 90 giorni dal momento della pubblicazione della legge (nel caso specifico sino al 30 marzo) per la rimodulazione dello stesso. Come più volte spiegato nei giorni scorsi, l’intento dell’amministrazione è quello di sfruttare l’eventuale maggior tempo a disposizione per agganciare anche il Decreto-legge 35, che consentirebbe di spalmare in 30 anni i debiti certi, liquidi ed esigibili del Comune nei confronti delle imprese fornitrici , alleggerendo notevolmente il piano decennale. Bisognerà però attendere sino al 28 febbraio per conoscere termini e requisiti per aderire al DL35.

Nella migliore delle ipotesi, il Fondo di rotazione nazionale, che dovrebbe portare in riva allo stretto circa 55 milioni di euro, ed il DL35 diverrebbero così due vere e proprie ancore di salvezza per il Comune, nel suo ultimo e disperato tentativo di allontanare definitivamente lo spettro del default. L’obiettivo da raggiungere è dunque chiarissimo, resta qualche dubbio sulla reale e concreta possibilità di portare a termine quella che in questo momento appare una mission impossible per l’amministrazione Accorinti.

Anche ammettendo che il Ministero e la Corte dei Conti diano il via libera al prolungamento dei termini e che il Comune riesca ad intercettare i fondi del DL 35, l’esecutivo di Palazzo Zanca riuscirà a presentare in soli due mesi un piano decennale economicamente sostenibile e corredato di tutti quegli atti che non è riuscito a produrre in 7 mesi?

Il piano di riequilibrio bocciato dal Consiglio mercoledì sera – che qualche consigliere comunale ha definito da «scuola elementare» – è infatti totalmente sprovvisto di quei documenti e di quei passaggi amministrativi che il Ministero, la Corte dei Conti e persino l’Ifel considerano propedeutici e fondamentali per la redazione del documento di risanamento e che attengono, in particolar modo, ai rapporti con le società partecipate. Nel suo interevento in Aula, il sindaco Renato Accorinti ha voluto sottolineare che «le partecipate sono i veri buchi neri di questa città». Buchi anzi vere e proprie voragini di debiti, per colmare i quali – come esplicitamente indicato da Ministero, magistratura contabile e tecnici della Fondazione dell’Anci – urge stipulare i contratti di servizio e procedere all’allineamento delle contabilità. Tuttavia, nelle 38 paginette del piano redatto nell’arco di 24 ore non c’è traccia dei contratti di servizio né con l’Amam né con l’Atm né con Messinambiente e tra i bilanci del Comune e quelli delle sue società c'è una distanza siderale. Lecito, dunque, chiedersi se 2 mesi saranno sufficienti per far venire alla luce atti che da luglio ad oggi non sono stati “partoriti”.

Sempre nel Piano respinto dall’Aula, a proposito dell’ Atm, l’amministrazione scrive, a pagina 29, che «è necessario ed urgente procedere alla liquidazione e nel contempo costituire la Spa,in quanto solo dopo aver conosciuto la situazione finale attiva e passiva certa dell’azienda si potrà conoscere l’importo dovuto». Eppure, al suo insediamento, questa amministrazione ha trovato nei cassetti di palazzo Zanca, oltre alle tante emergenze , anche la delibera sulla messa in liquidazione dell’Atm e sulla contestuale costituzione di una Spa votata dal precedente Consiglio comunale. Tuttavia, a dispetto di quanto si legge nel Piano, in questi 7 mesi la giunta Accorinti non si è mai pubblicamente espressa sulla liquidazione dell’azienda trasporti, limitandosi semplicemente a manifestare l’intenzione di lasciarla pubblica.

Per quanto riguarda l’Ato3, nel Piano decennale, l’amministrazione Accorinti dà per scontato il “Piano di rientro del debito”, scrivendo che «il fondo che sarà erogato dalla Regione siciliana sarà utilizzato a deconto dei debiti fuori bilancio per euro 23.620.497,87, il cui importo sarà rimborsato in quote annue costanti alla Regione Siciliana». Ad oggi però la delibera contenente quel piano, dopo un andirivieni dal Consiglio alla Giunta, non si sa bene che fine abbia fatto. Di certo,nei sette mesi appena trascorsi, non è stata approvata. La svolta avverrà nei prossimi 60 giorni? Con riferimento a Messinambiente e Amam, il Piano targato Accorinti, prima versione, descrive solo lo stato dell’arte ma nulla dice su come rendere l’Azienda Meridionale Acque un utile serbatoio di entrate e la società che si occupa di raccolta rifiuti un’azienda efficiente e non una zavorra.

Da quanto appena esposto, risulta evidente che il Piano sottoposto all’attenzione del Consiglio comunale rappresenti solo lo scheletro di una impalcatura che dovrà essere molto più articolata e che andrà arricchita con interventi sostanziali e misure concrete, per non restare una semplice «dichiarazione di intenti», così è stato definito il Piano da numerosi consiglieri comunali nella seduta di 48 ore fa.

In caso contrario, l’eventuale proroga che Ministero e Corte dei Conti concederanno rischia di tramutarsi da ghiotta occasione a inutile e forse anche dannosa perdita di tempo. E a quel punto il dissesto sarebbe inevitabile. (Danila La Torre)

6 commenti

  1. Alcune parole del nostro dialetto hanno un significato completamente diverso dalle corrispondenti di altri dialetti o della lingua italiana, a dimostrazione della nostra diversità, lo Stretto è da sempre luogo di passaggio di lingue e culture, una porta verso l’oriente o l’occidente, oggi purtroppo una servitù di passaggio, di cui abbiamo perduto la sovranità, da rinconquistare. Andiamo alla parola, C U C C A, per tutti gli altri significa ingannare, gabbare, per i messinsi, chi si impegna di brutto a portare sfortuna. Chi C U C C A contro la strategia di RENATO sindaco, ben descritta dalla nostra Danila LA TORRE? In prima fila c’è Felice CALABRO’, il nostro sindaco in pectore ha un solo interesse, diventare sindaco, godere degli effetti politici di questa posizione, per poi andare oltre, nella direzione di Palazzo Dei Normanni o Montecitorio, Messina è una piccola barca per traghettare verso altre mete. Perchè ho una posizione così dura? Non è una novità, mariedit scrive da anni di Consiglieri di opposizione subalterni a Peppino Buzzanca, apostrofandoli come BELLE ADDORMENTATE di Palazzo Zanca oppure conoscevono i numeri e li hanno tenuti nascosti, sarebbe ancora peggio di BELLE ADDORMENTATE. Il sindaco in pectore è lo stesso Consigliere Comunale, che abbia approvato il piano di riequilibrio di Luigi Croce, cassato miseramente perchè carta straccia, piano senza alcuna giustificazione tecnica e politica, mentre questo di RENATO sindaco è stato volutamente presentato per essere bocciato, per le ragioni oramai note. Il sindaco in pectore tenta disperatamente di sottrarsi all’influenza politica di Francantonio GENOVESE, ancora molto forte, ma non si è costruito una prospettiva ideale, altrimenti avrebbe vinto facilmente le elezioni. Chi nel PD ha scelto il sindaco di Firenze come prospettiva ideale e quindi politica, ha palesato questa diversità da GENOVESE, infatti si nota un diverso comportamento di Francesco PALANO QUERO nei confronti di RENATO sindaco, il giovane Presidente di quartiere, così mi piace chiamare le circoscrizioni, ha compreso che c’è il voto libero di opinione del PD in CAMBIAMO MESSINA DAL BASSO. Non è bello C U C C A R E.

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  2. «le partecipate sono i veri buchi neri di questa città». è l’unica strada, ultima spiaggia.. altrimenti dissesto sarà.. Capisco che non è facile per l’amministrazione, qui si parla di buchi creati da circa 30 anni, mi chiedo quando i debiti erano 5 10 20 milioni perchè le amministyrazioni precedenti non hanno fatto nulla.. per sanare una situazione ancora gestibile.!
    misteri !

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  3. Mariedit nomini FRANCESCO PALANO QUERO perché è stato il principale artefice della elezione del tuo ex mio RENATO Sindaco! Perché se avesse appoggiato il SUO candidato che era FELICE CALABRO’, esclusivamente perché appartenente al PD, con certezza assoluta il NOSTRO RENATO sarebbe oggi occupato a fare, per carità sempre con onestà, il contestatore e non a accupare un posto che è inadatto alla sua personalità e preparazione! Se continui a sostenere questa amministrazione di inetti (da messinese mi pento di averli votato visti i risultati)A CUCCA MISSINISI SI’ PROPRIU TU!!!!!!!!!

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  4. pietro anzalone 31 Gennaio 2014 15:55

    Quando il giorno dopo si dice tutto il contrario di quello detto il giorno precedente, non si puo’ che constare, sullo stile del berlusconsmo, che le parole hanno perduto di valore.

    Si puo’ dire qualunque cosa e ….. dal basso .. o dall’alto hanno lo stesso significato “NULLA”

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  5. Con le stesse competenze?
    Ridicoli.

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  6. Parli di preparazione…e dimmi caro luccio, che preparazione aveva il dietista dott.buzzanca? Che preparazione aveva francantonio genovese?E gli altri? Potrei continuare all’infinito…
    L’elezione del prof.Accorinti se ancora non l’avevi capito è un atto di cambiamento radicale col passato, una rottura definitiva con il vecchio modo di fare e di intendere la politica: dobbiamo TUTTI occuparci di politica, perché non riguarda una stretta cerchia di persone che fanno e hanno fatto I LORO INTERESSI ma riguarda TUTTI NOI e TUTTI NOI abbiamo il DOVERE di rimboccarci le maniche per far rinascere Messina. Se tu (e tanti altri) pensavano che una volta eletto Accorinti si risolvessero d’un tratto tutti i problemi, ebbene ha sbagliato a votarlo!
    Chi vuole stare alla finestra a guardare e a criticare continui pure, i messinesi VERI continueranno lo stesso, una cosa è certa: NON SI TORNA PIU’ INDIETRO!!!

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