"Una vita a cottimo", Giusi Arimatea presenta il suo secondo romanzo

“Una vita a cottimo”, Giusi Arimatea presenta il suo secondo romanzo

Redazione

“Una vita a cottimo”, Giusi Arimatea presenta il suo secondo romanzo

venerdì 10 Maggio 2024 - 08:20

L'autrice messinese lo presenta alla libreria Mondadori

MESSINA – Giusi Arimatea è un’insegnante e giornalista messinese che scrive per il teatro ed è al secondo romanzo. Venerdì 10 maggio, alle 18, in occasione della Notte del Libro e delle Biblioteche, al Mondadori Bookstore – Ciofalo libreria di via Consolato del mare 35 a Messina, presenta “Una vita a cottimo” (Pungitopo editrice, 2024). Dialogherà con l’autrice Eliade Maria Grasso. Le letture saranno a cura dell’attore Mauro Failla.

Il romanzo trae spunto dall’omonimo spettacolo teatrale prodotto dal Clan degli Attori nel 2023 con Failla e la regia di Giovanni Maria Currò.

La storia di Vincenzo, cottimista nel sud in un mondo disumanizzato

Ecco come viene presentato il romanzo: “Una vita a cottimo è il racconto in prima persona di Vincenzo Sottile, cottimista del Sud che, nel chiaro intento di custodirne la memoria, prova a ricomporre un ordito di storia familiare, e a riappropriarsene.
Sullo sfondo, la grande storia che entra dal piccolo schermo, dalle edicole dei giornalai in quegli anni senza internet dentro ai quali il mondo ancora non correva. Sono episodi rappresentativi di un’epoca
filtrati dagli occhi del protagonista: curiosi, permeabili, lucidi.
Quello compiuto dall’io narrante, attraverso rapide evocazioni di un passato che denuda, orienta, assolve, è un viaggio nei sentimenti, nei legami che hanno delineato il suo percorso esistenziale. Il sospeso emotivo che l’individuo si porta dentro, tra il dramma e la poesia, l’amore e i vuoti, la speranza e il dolore, le paure e le più insospettabili variazioni del vivere”.

“Una metafora nel segno della società del profitto”

“Il lavoro a cottimo – dichiara Giusi Arimatea – è la metafora, romantica se vogliamo, di un mondo votato alla produzione, all’utile, alla disumanizzazione. Un mondo che troppo spesso rinuncia alla vita nel forsennato e illogico intento di renderla produttiva. Mi piaceva l’idea di rintracciare i germi di questo nuovo regime che è la società del profitto, rimarcandone ove possibile l’insensatezza, e farlo chiudendo l’obiettivo su una singola esistenza, emblematica ancorché trascurabile.
Credo fermamente nell’eroismo della gente comune, quella che in silenzio affronta gli ostacoli ogni giorno, quella che resiste, quella che spera. Lì dimora molta di quella poesia che la letteratura ha il privilegio di poter trattenere”.


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