L’assemblea di Ateneo tuona: «Il ddl Gelmini va modificato»

L’assemblea di Ateneo tuona: «Il ddl Gelmini va modificato»

L’assemblea di Ateneo tuona: «Il ddl Gelmini va modificato»

giovedì 17 Dicembre 2009 - 16:42

Appello ai parlamentari nazionali dei sindacati: «Mancano fondi per la ricerca e per il potenziamento del capitale umano. Discriminati gli atenei del Sud»

Il ddl Gelmini sulle nuove norme “in materia di organizzazione delle Università” è stato al centro di un’assemblea di Ateneo indetta dai sindacati CIPUR – Confsal, CNU, CSA della CISAL, CISL-Universita, FIRU, APU, CNRU, FLC-CGIL, SNALS-CISAPUNI, UILPAURA. Assemblea dalla quale è stato “partorito” un documento con il quale si chiede di modificare il ddl stesso, stanziando più fondi per la ricerca e per il potenziamento del capitale umano (in allegato il documento integrale in formato pdf).

Il primo difetto del ddl, secondo i sindacati, è che «non recepisce le istanze più importanti che il mondo dell’Università e le organizzazioni sindacali hanno fatto pervenire ai partiti politici ed al Parlamento. Le soluzioni proposte non consentiranno il rilancio dell’Università pubblica come istituzione strategica per il progresso culturale, sociale ed economico del Paese, soprattutto per la mancanza di adeguati investimenti in ricerca e capitale umano». Questi i punti particolarmente critici individuati dall’Assemblea: «l’Università pubblica non viene più indicata come -sede primaria della ricerca-; l’autonomia e la democrazia del Sistema universitario vengono svuotate concentrando in poche mani (il Rettore ed il Consiglio di Amministrazione) il potere di gestione degli Atenei ed assoggettando il MIUR al Ministero dell’Economia; i previsti meccanismi concorsuali potrebbero addirittura accentuare il localismo, senza eliminare i casi di nepotismo e senza premiare il merito; i problemi del precariato vengono aggravati con l’aggiunta del “ricercatore a tempo determinato” alle attuali innumerevoli figure precarie (si sarebbe dovuto procedere alla loro totale sostituzione con un’unica figura pre-ruolo); l’ assenza di qualsiasi riferimento al destino degli attuali ricercatori di ruolo; l’assenza di qualsiasi riferimento alla rappresentanza e al destino del personale tecnico-amministrativo; la nuova figura del -direttore generale- rischia di sovrapporsi a quella del rettore; le indicazioni sul diritto allo studio risultano alquanto generiche».

In generale manca «una prospettiva per gli attuali ricercatori e per il patrimonio umano di “ricercatori e docenti precari”». Secondo l’Assemblea «è indispensabile chiudere il sistema dei contratti di docenza affidati all’esterno, riservando piccole quote ad imprenditori, manager privati e pubblici di alto livello, cioè ad esperti esterni che portino la loro esperienza professionale all’interno degli atenei. Si tratta, in definitiva, di utilizzare al meglio tutte le risorse umane eccellenti di cui disponiamo». Inoltre viene stigmatizzato «come iniquo un metodo di valutazione degli atenei che penalizza il Sud del paese. Infatti i criteri di valutazione sulla base dei quali viene ripartito il Fondo di Funzionamento Ordinario da parte del MIUR sembrano “preventivamente” calibrati su i punti di forza degli atenei degli centro-nord. Così come subiscono gravi discriminazioni gli atenei che, con lodevole impegno, hanno realizzato policlinici universitari, destinando nel tempo ingenti risorse personali e materiali per il loro funzionamento»

L’Assemblea del personale, infine, si appella ai deputati nazionali, al rettore e alle stesse organizzazioni sindacali: «Si chiede alle forze politiche nazionali ed ai parlamentari un impegno forte nella difesa della Università di Messina; al Magnifico Rettore di continuare nella CRUI a sostenere con impegno ed in raccordo con le altre Università meridionali i diritti-doveri di ricerca ed alta formazione a servizio della comunità nazionale che nel tempo esse hanno conquistato. L’Assemblea dà mandato alle OO.SS. presenti di portare all’incontro unitario del 15 gennaio 2010 il presente documento, sottolineando l’esigenza che il Parlamento modifichi il ddL, anche con auspicabili larghe intese, destinando adeguate risorse straordinarie alla ricerca ed al potenziamento del capitale umano».

S.C.

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