Alla vigilia del processo di rinnovamento che interesserà l’intero sistema universitario italiano, ecco i ‘buoni propositi ’ dell’Ateneo peloritano
Autoriforma: sarà questo il leitmotiv delle istituzioni universitarie per il presente e per l’immediato futuro.
Ne sono fermamente convinti i vertici dell’Ateneo peloritano, vale a dire il rettore Franco Tomasello (nella foto), il Senato accademico ed il Consiglio di amministrazione, che nella seduta del 17 maggio scorso hanno approvato un documento denominato “Il progetto di autoriforma: un disegno ancora aperto – La verifica sullo stato di attuazione”.
Tre pagine che portano la firma di Tomasello e si concludono con l’impegno del Rettorato a mettere in atto le quattro misure ritenute essenziali al fine di restituire all’Università un ruolo centrale non solo per quel che riguarda la formazione dei futuri professionisti ma anche per ciò che concerne la crescita culturale e spirituale dell’ “uomo in quanto persona”.
Un ‘vademecum’ da seguire e tenere ben a mente, che prevede nello specifico: “il perfezionamento del disegno di riforma e del piano di sviluppo dell’Ateneo; la condivisione del progetto attraverso un confronto che veda la partecipazione democratica della comunità accademica mediante iniziative aperte ai contributi della stessa; la sintesi dei contributi ricevuti, l’ approvazione definitiva del progetto da parte degli organi di governo e la formulazione di un crono- programma degli obiettivi da conseguire; e, infine, il monitoraggio dell’attuazione del progetto attraverso un Osservatorio costituito da Componenti del Senato Accademico, del Cda, del Collegio dei direttori dei Dipartimenti, da Prorettori o delegati, nel numero massimo di 12 unità”.
Il percorso di autoriforma, avviato dall’’Università nel novembre 2008, persegue finalità ben precise, ribadite dal rettore Tomasello in ogni occasione pubblica di incontro e messe nero su bianco nel documento approvato dai due organi di governo. Tra gli obiettivi da raggiungere, al primo posto spicca il “ primato del merito ”: solo così sarà possibile conferire valenza concreta ed effettiva al concetto di meritocrazia. L’Ateneo peloritano punterà poi, alla “valutazione della qualità della didattica e della ricerca scientifica” ed ancora alla “centralità e benessere dello studente” e al “diritto allo studio come stella polare delle misure da adottare”.
Nel lungo e travagliato percorso di autoriforma, l’Ateneo non potrà non tenere conto delle esigenze di bilancio ed è per questo che “vincolerà la spesa alla portata dei risultati attesi”. Ci dovrà poi essere spazio per “la programmazione rigorosa e valutazione obiettiva dei prodotti; l’ ampliamento della partecipazione democratica alle scelte; l’efficienza dell’amministrazione come dimensione morale della capacità di risposta all’utenza; l’economia di gestione e l’ alta produttività individuale e collettiva”.
Insomma, un progetto di rinnovamento ambizioso – la cui solidità potrà essere verificata e valutata solo strada facendo – che ha le sue fondamenta nel Manifesto adottato all’unanimità dal Senato accademico e dal Consiglio d’amministrazione il 3 novembre 2008.
Il manifesto non a caso intitolato “La scelta dell’autoriforma” illustra quelle che l’Università definisce “linee guida vincolanti per le deliberazioni degli Organi di Governo dell’Ateneo di Messina”.
“ Il manifesto – si legge testualmente nel documento – intende esaltare principi di trasparenza nelle procedure gestionali. Pone come linea programmatica un contenimento significativo delle spese relative agli assegni fissi del personale, oltre che una contrazione degli oneri per utenze e contratti. Utilizza le economie per allocare risorse alle premialità del merito di studenti e ricercatori, al reclutamento di ricercatori, all’innalzamento della qualità didattica e del tasso di studenti e laureati in corso con corrispondente riduzione del tasso di fuori corso e di abbandoni. I servizi agli studenti sono considerati obiettivi primari. Ricerca ed internazionalizzazione fanno leva sulle aree di eccellenza. In queste iniziative, si procede seguendo i principi di responsabilità gestionale e valutazione dei risultati”.
“L’Università di Messina – continua il documento- ritiene irrinunciabile continuare ad interpretare il ruolo sociale che le appartiene in un’area ad economia oggettivamente debole, confermandosi istituzione pubblica, autonoma, libera ed indipendente”.
I buoni propositi da parte dell’Ateno messinese, dunque, non mancano. Solo il tempo dirà se si tratta di proclami vuoti ed inconsistenti o di traguardi fissati e realmente raggiunti.
