Policlinico. Donna alla 40esima settimana di gestazione denuncia: “Devo fare il tracciato ogni 3 giorni ma mi hanno fatto apettare una settimana, invitandomi a rivolgermi al Pronto soccorso in caso di necessità”

Policlinico. Donna alla 40esima settimana di gestazione denuncia: “Devo fare il tracciato ogni 3 giorni ma mi hanno fatto apettare una settimana, invitandomi a rivolgermi al Pronto soccorso in caso di necessità”

Policlinico. Donna alla 40esima settimana di gestazione denuncia: “Devo fare il tracciato ogni 3 giorni ma mi hanno fatto apettare una settimana, invitandomi a rivolgermi al Pronto soccorso in caso di necessità”

mercoledì 23 Giugno 2010 - 10:27

Sotto accusa ancora il Reparto di Ginecologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria G.Martino, sempre più terra di nessuno, dove i pazenti sono un numero e i diritti un optional. E oggi pomeriggio il direttore generale Pecoraro farà il punto sullo stato di salute del Policlinico

La storia che vi raccontiamo è accaduta proprio stamattina e ha come come protagonista Loredana, una donna di 38 anni che a breve metterà alla luce il suo terzo figlio. Accompagnata dalla primogenita di 16 anni, Loredana si è presentata al II piano del Padiglione A – dove viene ospitato il reparto di Ginecologia oltre che quello di Neonatologia – per sottoporsi ad una cardiotografia, termine scientifico con il quale si indica quello che comunemente viene chiamato tracciato e che serve a monitorare la situazione nelle ultime settimane di gestazione. E Loredana è davvero alla fase finale della sua gravidanza,essendo già entrata alla quarantesima settimana. La sua condizione impone un monitoraggio frequente, che secondo prassi andrebbe ripetuto ogni 3 giorni. Come ci racconta la stessa protagonista, l’ultimo tracciato le era stato effettuato mercoledì scorso ed in quell’occasione i medici addetti al servizio, dopo varie disquisizioni telefoniche su turni, ferie, agenda colma di appuntamenti, quasi facendole una concessione l’avevano rinviata a stamattina, cioè a ben sette giorni di distanza. Quando Loredana aveva fatto notare al professionista di turno che il lasso di tempo tra un esame e l’altro era eccessivamente lungo, si era sentita rispondere: “Signora, prima non è possibile. In caso di necessità si rivolga al Pronto soccorso ginecologico, dove le daranno tutta l’assistenza di cui ha bisogno”.

Perplessa per la risposta ricevuta, Loredana se n’era tornata a casa, pregando che in quei 7 giorni nulla accadesse. Fortunatamente nulla è accaduto, ma stamattina quando col suo pancione pronto ad ‘esplodere’ si è presentata all’appuntamento, ha dovuto subire un’altra umiliazione. Perchè è umiliati che ci si sente quando “siamo costretti ad elemosinare quello che in teoria sarebbe un nostro diritto”.

Arrivata alle 9 in punto dinnanzi alla stanza in cui viene svolto il servizio di cardiotografia, la porta era chiusa e da fuori si udiva solo il trillo del telefono, che non smetteva di suonare. Loredana ha quindi provato a chiedere notizie alle infermiere che si aggiravano indaffarate nei corridoi del Reparto, ma nessuno sa, nessuno vuole sapere e soprattutto nessuno vuole parlare. Le uniche a mostrare interesse e preoccupazione per Loredana sono state due donne medico ‘di passaggio’, che hanno innanzitutto voluto ascoltare quanto aveva da dire Loredana – e questa è già una rarità- e si sono poi anche offerte di sollecitare i responsabili, non prima però di essersi sfogate: “Questo Reparto fa acqua da tutte le parti. Tre anni fa ci avevano assicurato che ci saremmo trasferiti in una struttura agibile e a norma ed invece siamo ancora qui. I disservizi, poi, sono all’ordine del giorno. Vorremmo poter dire moltro altro, ma questo ci viene impedito”.

Considerazioni gravissime, che approfondiremo. Ma torniamo per il momento a Loredana e alla sua storia. La sua mattinata si è conclusa così : alle 10, cioè con un’ora di ritardo – nel corso della quale Loredana ha aspettato in piedi per paura di perdere il proprio turno – si è presentato il medico in servizio, andato a fare il proprio dovere solo perchè, pare, “cazziato” da piani alti.

Questo è il Policlinico. Questa è la sanità pubblica a Messina. Oggi pomeriggio il direttore generale del Policlinico, Giuseppe Pecoraro, farà il punto sullo stato di salute dell’azienda ospedaliera. Che, alla luce delle ultime denunce arrivate alla nostra redazione (vedi articoli correlati), pare quantomeno febbricitante…

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