Policlinico. Donne ‘in attesa’ …. di una visita, un’ecografia o un controllo per il proprio bebè: l’ ‘ordinaria’ disorganizzazione del Reparto di Ginecologia

Policlinico. Donne ‘in attesa’ …. di una visita, un’ecografia o un controllo per il proprio bebè: l’ ‘ordinaria’ disorganizzazione del Reparto di Ginecologia

Policlinico. Donne ‘in attesa’ …. di una visita, un’ecografia o un controllo per il proprio bebè: l’ ‘ordinaria’ disorganizzazione del Reparto di Ginecologia

giovedì 10 Giugno 2010 - 10:04

La testimonianza -denuncia di una nostra lettrice. Raccontate la vostra esperienza a Tempostretto utilizzando lo spazio dei commenti

Quella che vi raccontiamo è la storia di Angela, una giovane donna che ha deciso di effettuare al reparto di Ginecologia del Policlinico di Messina una serie di esami di routine generalmente consigliati alle donne che si aggirano sulla trentina: visita ginecologica, pap test e colposcopia. A renderci partecipe della sua esperienza è la stessa protagonista, che ci ha contattati telefonicamente per evidenziare e denunciare alcune anomalie e disservizi riscontrati in un reparto importante come quello appunto di ginecologia.

Su consiglio di una mia amica – ci spiega – mi sono recata al Policlinico di buon’ora in modo da anticipare il più possibile la visita, che viene effettuata secondo l’ordine d’arrivo. Giunta sul posto alle 7,50 l’ufficio accettazione era ancora chiuso, un cartello appeso fuori dalla porta informa che l’orario di apertura al pubblico è prevista dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 11, ed in sala d’aspetto sedevano soltanto una signora di circa 60 anni e due giovani donne gravide, emozionate per la loro prima ecografia, che avrebbe svelato il sesso del bambino portato in grembo”.

Rincuorata dalle poche presenze – continua Angela – mi sono munita, come al supermercato, del numerino attestante il mio turno e sono corsa al Padiglione F, dove sono ubicati gli sportelli adibiti al pagamento del ticket. Anche qui ho staccato il mio numerino e dopo qualche minuto di attesa e circa 30 euro, la richiesta regolarmente timbrata da un assonnato e svogliato dipendente (che non si è accorto si aver scritto male il mio nome) è diventata il ‘pass’ che mi avrebbe consentito di sottopormi alla visita ginecologica ed agli altri esami clinici prescritti dal medico di base”.

Assolto al mio ‘dovere’ – racconta ancora Angela – sono uscita dal padiglione F e sono velocemente tornata al Padiglione A, dove nel frattempo la sala di attesa si era riempita a dismisura. Ad affollare la saletta non solo donne in attesa della visita ginecologia e di un’ecografia ma anche una decina di passeggini con dentro piccoli pargoli, nella maggior parte dei casi accompagnati da entrambi i genitori, anche loro in attesa di una visita. Il reparto di ginecologia, infatti – ci spiega Angela – che è concentrato in mezza ala del II piano del Padiglione A in quanto l’altra ala è stata chiusa per consentire lavori di ristrutturazione mai iniziati – ingloba anche la Neonatologia-.

Vedere tanti bebè tutti insieme – commenta la nostra lettrice– trasmette gioia ed allegria, ma ammassare in pochi metri quadrati donne incinte, neonati e rispettivi genitori, donne di tutte le fasce d’età genera confusione e disorganizzazione: la coda all’ufficio di accettazione (finalmente aperto) i gemiti dei bambini, le infermiere con block notes in mano per appuntare i nomi delle pazienti in attesa costrette ad un ‘dribbling’ tra le carrozzine, medici imbufaliti per la carenza di personale, nuove ed ignare pazienti in cerca ‘disperata’ di informazioni che pochi hanno il tempo di dare, impegnati come sono a scappare da una stanza se non addirittura da un piano all’altro. Per un attimo, dice sconfortata Angela- mi è sembrato di essere in una stazione ferroviaria più che in un ospedale”.

Dopo più di tre ore di attesa – prosegue la nostra lettrice- è finalmente arrivato il turno. Una volta dentro l’angusta e spoglia stanza in cui vengono effettuate le viste ambulatoriali ginecologiche, ho letto negli occhi della dottoressa la stessa amarezza che avevo provato io sino a quel momento assistendo all’assoluta mancanza di organizzazione ma soprattutto di attenzione nei confronti dei pazienti, l’ultimo anello di un sistema sanitario che taglia, razionalizza e bistratta coloro i quali necessitano di assistenza. Mi è bastato accennare all’esperienza vissuta in quella lunga mattinata trascorsa nella sala d’aspetto per scatenare le ire del medico che mi avrebbe visitato da lì a poco e che non ha esitato a definirsi arrabbiata (per usare un eufemismo!) per il modo in cui è stato strutturato o meglio distrutto il Reparto di ginecologia. Dalla carenza di strumenti a quella di personale, dall’inadeguatezza strutturale al pressappochismo gestionale”.

Ad assisterla – continua Angela – solo giovani studenti dei corsi infermieristici, per di più al loro primo ‘giorno di scuola. Nessun infermiere specializzato, quindi, ma solo due giovanissimi alle prime armi, ovviamente impossibilitati a fornire il supporto necessario all’attività del medico”.

Insomma – conclude Angela- terminata la visita ed uscita da quel Reparto, mi sono chiesta se non fosse stato meglio prenotare una visita privata.Ma poi si interroga e ci interroga : –Avere un sistema sanitario nazionale pubblico ha ancora un valore? Non voglio arrendermi – dice – a vedere calpestato il mio diritto ad un’assistenza sanitaria degna e dignitosa, ma voglio combattere affinché quel diritto venga tutelato”.

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