Tagli ai ricercatori. I ricorsi al Tar e i risarcimenti potrebbero costare caro all’Università. Associazioni e sindacati invocano una -saggia- retromarcia

Tagli ai ricercatori. I ricorsi al Tar e i risarcimenti potrebbero costare caro all’Università. Associazioni e sindacati invocano una -saggia- retromarcia

Tagli ai ricercatori. I ricorsi al Tar e i risarcimenti potrebbero costare caro all’Università. Associazioni e sindacati invocano una -saggia- retromarcia

mercoledì 24 Febbraio 2010 - 12:25

Due diverse sentenze, una del Tar Lazio e l’altra del Cga, hanno dato ragione ai ricercatori. Un motivo in più per chiedere all’amministrazione dell’Ateneo messinese di ravvedersi

La contrapposizione è netta: da un lato ci sono i ricercatori con 40 anni di contributi, che vogliono poter decidere se andare in pensione o restare in servizio; dall’altra Rettore, Senato accademico e Consiglio d’amministrazione che hanno già avviato le procedure per mandare a casa, entro il 1 Luglio, più di 50 ricercatori.

In mezzo i sostenitori dell’una o dell’altra fazione.

E in questa guerra, combattuta in maniera risoluta da entrambe le parti, si registra oggi un nuovo intervento unitario da parte di Firu, Andu, Cgil, Cisl, Uil, Snals, Cisal.

In documento, associazioni e sindacati tornano a ribadire “l’inapplicabilità della legge Brunetta” – a cui si è ispirata l’amministrazione dell’Università per effettuare nel prossimo triennio centinaia di tagli – prendendo spunto da due diverse sentenze.

La prima è quella del TAR-Lazio, che si è pronunciato in fase cautelare (ordinanze 973 e 974) per due ricercatori dell’ateneo salernitano, decretando la sospensiva dei provvedimenti di collocamento anticipato a riposo; la seconda è quella del Cga che con sentenza n° 156 del 10 febbraio 2010 ha riconosciuto la piena equiparazione dei medici universitari al personale ospedaliero.

Entrambi i pronunciamenti dimostrano “senza alcuna forzatura – si legge nel documento – che coloro che invitavano alla prudenza nell’ applicazione della rottamazione, avevano ben chiaro e presente l’interesse pubblico dell’Università di Messina. Interesse pubblico che – scrivono ancora associazioni e sindacati – si evidenzia nel sottrarre l’Università al pesante rischio di contabilizzare i budgets derivanti dalla rottamazione operata degli Organi Accademici. In questo caso, infatti, al danno conseguente al mancato risparmio si aggiungerebbe quello dei risarcimenti per i danni patrimoniali conseguenti”.

Dopo aver prospettato i rischi in cui incorre l’Ateneo, le organizzazioni sindacali e le associazioni “ben consapevoli dei pesantissimi tagli ministeriali alle finanze dell’Università e dalla drammatica necessità di rientrare entro il 90% del FFO, ripropongono al Rettore un incontro per discutere idee e proposte per risolvere la attuale crisi”. Chiedono inoltre ai vertici dell’Università di interrompere la procedura incriminata; di convocare Senato Accademico e Consiglio d’Amministrazione, proponendo la modifica delle delibere che hanno disposto i tagli ai ricercatori “tenendo presente anche di estendere il mantenimento in servizio al restante personale che sia in possesso di elevata professionalità non facilmente sostituibile”.

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